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Retribuzione ferie: incluse le indennità variabili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2427/2024, ha stabilito che nella retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, come quelle per attività di condotta oraria o di riserva. La Corte ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando le decisioni dei giudici di merito. La motivazione si basa sul diritto dell’Unione Europea, che mira a garantire un riposo effettivo al lavoratore, evitando che una diminuzione sensibile dello stipendio durante le vacanze possa avere un effetto dissuasivo. Inoltre, è stato chiarito che la prescrizione dei crediti retributivi decorre solo dalla cessazione del rapporto di lavoro, a seguito delle modifiche legislative che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione ferie: incluse le indennità variabili, lo conferma la Cassazione

Con l’ordinanza n. 2427 del 25 gennaio 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il diritto del lavoro: la corretta composizione della retribuzione ferie. La Suprema Corte ha stabilito che tutte le indennità collegate alla prestazione lavorativa, anche se di natura variabile, devono essere incluse nel calcolo della paga durante le vacanze, per non scoraggiare il lavoratore dal godere del suo diritto al riposo. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dal ricorso di un gruppo di macchinisti dipendenti di una nota società di trasporti. I lavoratori chiedevano che nel calcolo della retribuzione dovuta durante il periodo di ferie fossero inclusi anche alcuni compensi variabili, specificamente:

* L’incentivo per l’attività di condotta oraria.
* L’indennità per l’attività di riserva.
* I compensi legati all’assenza dalla residenza.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, riconoscendo il loro diritto. La società datrice di lavoro, tuttavia, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che tali voci, previste dalla contrattazione aziendale, dovessero essere escluse dalla paga feriale.

L’Analisi della Corte e la corretta retribuzione ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, basando la sua decisione sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare sull’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE. I giudici hanno ribadito un principio consolidato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la retribuzione corrisposta durante le ferie deve essere sostanzialmente equiparabile a quella percepita durante i periodi di lavoro.

Il motivo è semplice ma fondamentale: una diminuzione significativa dello stipendio durante le vacanze potrebbe avere un effetto dissuasivo, inducendo il lavoratore a rinunciare al proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica. Questo contrasterebbe con la finalità della direttiva, che è quella di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori garantendo un effettivo periodo di recupero psicofisico.

Di conseguenza, la nozione di “retribuzione” da considerare ai fini del calcolo della paga feriale è onnicomprensiva e deve includere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore. La Corte ha quindi ritenuto che le indennità richieste dai macchinisti, essendo corrisposte in modo continuativo e legate alla loro specifica mansione, non potessero essere escluse.

La Questione della Prescrizione

Un altro motivo di ricorso della società riguardava la prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che i diritti dei lavoratori fossero ormai estinti per il decorso del tempo. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla società.

La Corte ha richiamato il suo orientamento secondo cui, a seguito delle modifiche all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori introdotte dalla Legge n. 92/2012 (e successive), il regime di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato è stato indebolito. In assenza di una piena tutela reintegratoria in caso di licenziamento illegittimo, il lavoratore si trova in una condizione di “timore” nei confronti del datore di lavoro che potrebbe impedirgli di far valere i propri diritti. Per questa ragione, il termine di prescrizione per i crediti di lavoro non decorre durante il rapporto, ma solo dalla sua cessazione.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri. Il primo è la prevalenza del diritto dell’Unione Europea, che impone una nozione ampia di retribuzione per garantire l’effettività del diritto alle ferie. Qualsiasi compenso che non sia eccezionale o puramente occasionale, ma che sia collegato all’attività lavorativa ordinaria, deve essere computato nella paga feriale per evitare che il lavoratore sia economicamente penalizzato quando esercita il suo diritto al riposo. Il secondo pilastro riguarda la prescrizione: la ridotta stabilità occupazionale post-2012 giustifica la sospensione del decorso della prescrizione in costanza di rapporto, proteggendo il lavoratore da possibili ritorsioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 2427/2024 rafforza in modo significativo la tutela dei lavoratori. In pratica, stabilisce che i datori di lavoro devono calcolare la retribuzione ferie includendo non solo la paga base, ma anche tutte quelle indennità variabili che costituiscono una parte non irrisoria e continuativa dello stipendio normale. Questa sentenza rappresenta un importante monito per le aziende a conformarsi ai principi europei e offre ai lavoratori una maggiore certezza sui loro diritti retributivi e sulla possibilità di farli valere anche a distanza di tempo, senza temere la prescrizione finché il rapporto di lavoro è in essere.

Le indennità variabili, come quelle per la condotta o la riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, i compensi variabili che sono collegati all’esecuzione delle mansioni e percepiti in modo continuativo devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione feriale.

Perché la Corte ritiene che escludere queste indennità sia contrario al diritto europeo?
Perché una diminuzione sensibile della retribuzione durante le ferie può avere un “effetto dissuasivo”, inducendo il lavoratore a non godere del suo diritto al riposo per evitare una perdita economica. Questo contrasta con la finalità della Direttiva 2003/88/CE, che è tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Da quando decorre la prescrizione per i crediti di lavoro maturati in costanza di rapporto?
A seguito delle modifiche legislative che hanno indebolito la stabilità del posto di lavoro (come la Legge n. 92/2012), la Corte ha stabilito che il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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