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Retribuzione ferie: calcolo e indennità variabili

Con l’ordinanza n. 5198/2024, la Corte di Cassazione ha confermato che nel calcolo della retribuzione ferie devono essere incluse anche le indennità variabili, ma erogate in modo continuativo e collegate alla mansione. Escluderle, infatti, creerebbe un disincentivo economico per il lavoratore a godere delle ferie, violando così il diritto europeo. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti contro i suoi dipendenti, allineandosi alla consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Ferie: Anche le Indennità Variabili Vanno Calcolate

La corretta determinazione della retribuzione ferie è un tema cruciale nel diritto del lavoro, fonte di numerose controversie. Con la recente ordinanza n. 5198/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per ribadire un principio fondamentale di derivazione europea: durante le ferie, il lavoratore ha diritto a una retribuzione ‘comparabile’ a quella ordinaria, che deve includere tutte le indennità connesse allo svolgimento delle mansioni, anche se di natura variabile. Vediamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Paga Durante le Ferie

Il caso ha origine dal ricorso di un gruppo di macchinisti di un’importante società di trasporti ferroviari. I lavoratori lamentavano che l’azienda, nel calcolare la loro retribuzione durante i periodi di ferie, escludesse alcuni compensi variabili erogati con continuità, come gli incentivi per l’attività di condotta oraria e l’attività di riserva.

Secondo l’azienda, tale esclusione era legittima in quanto prevista da un accordo collettivo aziendale. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, sostenendo che una significativa riduzione della paga durante le ferie potesse dissuadere i dipendenti dal godere del loro diritto al riposo, ponendosi in contrasto con la normativa europea.

La Decisione della Corte: La Nozione Europea di Retribuzione Ferie

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti. Il cuore della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, come specificato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

Il Principio della “Retribuzione Comparabile”

La CGUE ha stabilito da tempo che la retribuzione corrisposta durante le ferie deve porre il lavoratore in una situazione, dal punto di vista economico, ‘sostanzialmente equiparabile’ a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi prassi che comporti una sensibile diminuzione della paga durante le ferie è idonea a creare un ‘effetto dissuasivo’ che disincentiva il lavoratore dall’esercitare il suo diritto al riposo, un diritto fondamentale per la tutela della sua salute e sicurezza.

Di conseguenza, nella base di calcolo della retribuzione feriale deve essere incluso qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo ‘status’ personale e professionale del lavoratore. Questo include non solo la paga base, ma anche le indennità accessorie che vengono erogate con una certa regolarità e continuità.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha articolato la sua decisione su diversi punti cardine. In primo luogo, ha riaffermato che le sentenze della CGUE che interpretano il diritto dell’Unione Europea hanno efficacia vincolante per i giudici nazionali. Pertanto, la nozione europea di ‘retribuzione’ prevale su eventuali disposizioni contrarie presenti nella normativa o nella contrattazione collettiva nazionale.

I giudici hanno poi verificato che le indennità richieste dai lavoratori (per attività di scorta e di riserva) erano effettivamente connesse alla prestazione lavorativa ordinaria, tipiche della mansione di macchinista e corrisposte in modo continuativo. La loro esclusione dal computo della paga feriale causava una ‘sensibile diminuzione’ del trattamento economico, idonea a dissuadere i lavoratori dal prendere le ferie.

Infine, la Corte ha respinto anche il motivo di ricorso relativo alla prescrizione. Ha chiarito che, a seguito delle modifiche al regime di stabilità del rapporto di lavoro introdotte dalla Legge n. 92/2012 e dal D.Lgs. 23/2015, il termine di prescrizione dei crediti di lavoro non decorre più in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione, data la minore tutela del lavoratore contro il licenziamento.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Le conclusioni pratiche sono chiare:

1. Per i Datori di Lavoro: È necessario rivedere le modalità di calcolo della retribuzione per il periodo di ferie, assicurandosi di includere tutte le componenti retributive accessorie che, pur essendo variabili, sono erogate con continuità e sono intrinsecamente legate alle mansioni svolte. Gli accordi collettivi che prevedono diversamente non possono essere applicati se si pongono in contrasto con il diritto dell’UE.

2. Per i Lavoratori: Viene rafforzato il diritto a percepire durante le ferie una retribuzione piena e onnicomprensiva. I lavoratori che hanno subito una decurtazione della paga per l’esclusione di indennità accessorie possono avere diritto a richiederne il pagamento, tenendo conto che la prescrizione inizia a decorrere solo dalla fine del rapporto di lavoro.

Quali voci devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Secondo la Corte, nel calcolo devono essere inclusi tutti gli importi pecuniari che si pongono in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni e che sono correlati allo status personale e professionale del lavoratore, comprese le indennità accessorie e variabili erogate con continuità.

Perché un contratto collettivo aziendale non può escludere certe indennità dalla retribuzione per le ferie?
Perché il diritto a una retribuzione feriale ‘comparabile’ a quella ordinaria discende direttamente dalla Direttiva europea 2003/88/CE, che è una fonte normativa sovraordinata. Una disposizione contrattuale in contrasto con tale principio è inapplicabile, poiché l’obiettivo è evitare che il lavoratore sia finanziariamente dissuaso dal godere delle ferie.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti retributivi come questi?
La Corte ha stabilito che, a seguito delle riforme che hanno modificato il regime di stabilità del posto di lavoro (legge n. 92/2012 e successive), il termine di prescrizione per i crediti di lavoro decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro e non durante il suo svolgimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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