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Retribuzione feriale: quali indennità includere?

Una società di trasporti è stata condannata a includere diverse indennità (trasferta, diaria, percorrenza) nel calcolo della retribuzione feriale dei suoi dipendenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando il principio, derivante dal diritto europeo, secondo cui la paga durante le ferie deve essere complessiva e non deve dissuadere il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: quali voci includere in busta paga?

La corretta determinazione della retribuzione feriale è un tema cruciale nel diritto del lavoro, che bilancia il diritto irrinunciabile del lavoratore al riposo con la necessità di garantirgli una stabilità economica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale, di derivazione europea: la paga durante le ferie non può essere inferiore a quella ordinaria, altrimenti si creerebbe un disincentivo a godere del riposo. Analizziamo il caso per comprendere la portata di questa decisione.

I Fatti del Caso

Alcuni lavoratori di una società di trasporti si sono rivolti al giudice per ottenere il ricalcolo della loro retribuzione durante le ferie per il periodo dal 2010 al 2014. Essi sostenevano che l’azienda avesse omesso di includere nel calcolo alcune indennità percepite abitualmente, come quelle di trasferta, diaria ridotta, percorrenza, duplici mansioni e altre voci specifiche legate alla loro attività.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione ai lavoratori, condannando la società al pagamento delle differenze retributive. I giudici di merito hanno stabilito che, ad eccezione del lavoro straordinario e dell’indennità di produttività giornaliera, tutte le altre indennità erano intrinsecamente connesse alle mansioni svolte e dovevano quindi rientrare nel calcolo della paga feriale.

I Motivi del Ricorso dell’Azienda

L’azienda ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, presentando sette motivi di ricorso. In sintesi, la società sosteneva che:
1. La sentenza avesse erroneamente applicato le norme italiane ed europee (in particolare la Direttiva 2003/88/CE), includendo le indennità solo per evitare un presunto ‘effetto dissuasivo’ senza considerare che le ferie sono un diritto costituzionalmente garantito e irrinunciabile in Italia.
2. I lavoratori non avessero provato che la mancata inclusione di tali indennità li avesse effettivamente scoraggiati dal prendere le ferie.
3. La decisione violasse gli accordi collettivi, sia aziendali che nazionali, i quali disciplinavano in modo specifico la struttura della retribuzione e le voci da includere nel calcolo feriale.
4. Nel nostro ordinamento non esisterebbe un principio generale di ‘onnicomprensività’ della retribuzione, la cui disciplina è affidata all’autonomia collettiva.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Retribuzione Feriale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le sentenze dei gradi precedenti. I giudici hanno basato la loro decisione su un’interpretazione consolidata, fortemente influenzata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che la nozione di retribuzione feriale deve essere interpretata alla luce della finalità della Direttiva 2003/88/CE. L’obiettivo è assicurare che il lavoratore, durante le ferie, si trovi in una situazione economica ‘sostanzialmente equiparabile’ a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi diminuzione significativa della paga potrebbe, infatti, dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto al riposo, compromettendo la tutela della sua salute e sicurezza.

Di conseguenza, la retribuzione dovuta per il periodo di ferie deve includere ‘qualsiasi importo pecuniario che si pone in rapporto di collegamento all’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore’.

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente verificato:
* La potenzialità dissuasiva dell’esclusione di tali voci economiche.
* La pertinenza di tali indennità rispetto alle mansioni specifiche dei lavoratori.
* La continuità e l’incidenza non residuale di tali erogazioni sul trattamento economico mensile.

Infine, la Cassazione ha sottolineato che l’interpretazione delle norme europee fornita dalla CGUE ha efficacia vincolante e prevalente sull’ordinamento nazionale. Pertanto, qualsiasi disposizione della contrattazione collettiva che si ponga in contrasto con la finalità della direttiva (cioè assicurare un compenso che non sia un deterrente al godimento delle ferie) non può essere applicata.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Il principio affermato è chiaro: la retribuzione feriale non è solo la paga base, ma un compenso complessivo che deve riflettere la retribuzione media percepita durante i periodi di lavoro. Le aziende devono quindi prestare la massima attenzione a includere nel calcolo tutte quelle indennità che, pur non facendo parte della paga base, sono corrisposte in modo continuativo e sono strettamente legate alle mansioni svolte dal dipendente. Escluderle significa non solo violare una norma, ma anche creare un potenziale disincentivo al godimento di un diritto fondamentale come le ferie.

Quali tipi di indennità devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Secondo la sentenza, devono essere incluse tutte le indennità che hanno un collegamento con l’esecuzione delle mansioni e con lo status personale e professionale del lavoratore. La Corte ha confermato l’inclusione di voci come indennità di trasferta, diaria ridotta, percorrenza, duplici mansioni e altre, escludendo solo quelle per lavoro straordinario e produttività giornaliera, in quanto non abituali.

Perché la Corte di Cassazione dà tanta importanza alla normativa europea (Direttiva 2003/88/CE) in materia di ferie?
La Corte dà importanza alla normativa europea perché le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE, che interpretano tali direttive, hanno efficacia vincolante e prevalente nell’ordinamento italiano. L’obiettivo della direttiva è garantire che il lavoratore non sia economicamente svantaggiato durante le ferie, per evitare che sia dissuaso dal goderne, compromettendo così la tutela della sua salute e sicurezza.

È sufficiente che un’indennità sia esclusa dalla contrattazione collettiva per non includerla nella retribuzione feriale?
No, non è sufficiente. La Corte ha stabilito che l’autonomia collettiva non può derogare ai principi stabiliti dalla normativa europea. Se un accordo collettivo esclude dal calcolo delle ferie delle voci retributive che sono intrinsecamente legate alla prestazione lavorativa, tale accordo è in contrasto con la finalità della direttiva e non può essere applicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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