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Retribuzione feriale: quali indennità includere?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le indennità variabili ma continuative, come quelle di trasferta e percorrenza, poiché sono intrinsecamente legate alle mansioni. La decisione, basata sulla normativa europea, mira a evitare che una diminuzione dello stipendio durante le ferie disincentivi i lavoratori dal godere del loro diritto al riposo.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Feriale: La Cassazione Conferma l’Inclusione delle Indennità Variabili

Il calcolo della retribuzione feriale rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sul diritto irrinunciabile al riposo del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: lo stipendio percepito durante le ferie deve essere sostanzialmente identico a quello ricevuto durante i periodi di lavoro, per non disincentivare il godimento delle vacanze. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Alcuni dipendenti di una società di trasporti si erano rivolti al Tribunale per ottenere il ricalcolo della retribuzione percepita durante le ferie. Essi sostenevano che dal calcolo fossero state illegittimamente escluse diverse indennità accessorie, quali quelle di trasferta, diaria ridotta, percorrenza e altre voci legate a specifiche modalità della prestazione lavorativa. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società a pagare le differenze retributive maturate.

La società datrice di lavoro ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che tali indennità, essendo di natura variabile e non fissa, non dovessero rientrare nella base di calcolo della paga feriale, basandosi sulla nozione di “retribuzione normale” prevista dalla contrattazione collettiva.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno stabilito che tutte le indennità riconosciute ai lavoratori, sebbene erogate in misura variabile, rientrano a pieno titolo nella nozione di “retribuzione ordinaria” da corrispondere durante le ferie. La Corte ha chiarito che il criterio determinante non è la fissità dell’importo, ma il collegamento intrinseco tra l’indennità e le mansioni svolte dal lavoratore.

L’impatto del diritto europeo sulla retribuzione feriale

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione della normativa europea, in particolare della Direttiva 2003/88/CE, e nella giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Secondo tale orientamento, la finalità del diritto alle ferie retribuite è duplice:
1. Consentire al lavoratore di riposarsi.
2. Garantire un periodo di svago e distensione.

Perché questo diritto sia effettivo, è necessario che il lavoratore si trovi in una situazione economica, durante le ferie, paragonabile a quella dei periodi di lavoro. Una diminuzione significativa della retribuzione potrebbe infatti costituire un “effetto dissuasivo”, inducendo il lavoratore a rinunciare al proprio riposo per non subire una perdita economica. Di conseguenza, qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento con l’esecuzione delle mansioni deve essere incluso nella retribuzione feriale.

L’onere della prova e la plausibilità della decisione

La Cassazione ha inoltre respinto le argomentazioni della società relative all’onere della prova e all’errata interpretazione delle norme contrattuali. I giudici hanno ritenuto che i lavoratori avessero correttamente adempiuto al loro onere producendo i prospetti paga, che dimostravano la percezione costante delle indennità in questione. L’interpretazione delle norme collettive fornita dalla Corte d’Appello è stata giudicata plausibile e in linea con la finalità della direttiva europea, ovvero assicurare un compenso che non costituisca un deterrente all’esercizio del diritto al riposo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio, di derivazione europea, secondo cui la retribuzione durante le ferie deve essere tale da non scoraggiare il lavoratore dall’esercitare il suo diritto al riposo. Qualsiasi voce retributiva intrinsecamente connessa alle mansioni svolte e allo status professionale, anche se variabile, fa parte della retribuzione “ordinaria” e deve essere inclusa nel calcolo. L’esclusione di tali indennità creerebbe un pregiudizio economico tale da vanificare la finalità stessa del diritto alle ferie. La Corte ha quindi affermato che l’interpretazione delle norme interne e collettive deve essere conforme a questo principio superiore, rigettando tutti i motivi di ricorso dell’azienda.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma con forza un principio di civiltà giuridica: il diritto al riposo non può essere compromesso da logiche puramente economiche. La retribuzione feriale deve comprendere tutte le componenti che, in via ordinaria, contribuiscono a formare lo stipendio del lavoratore, incluse le indennità variabili ma continuative. Questa decisione consolida la tutela dei lavoratori, garantendo che il periodo di ferie sia un momento di effettivo recupero psico-fisico, senza la preoccupazione di una decurtazione dello stipendio.

Quali elementi devono essere inclusi nel calcolo della retribuzione feriale?
Devono essere inclusi tutti gli importi pecuniari che hanno un collegamento intrinseco con l’esecuzione delle mansioni e con lo status personale e professionale del lavoratore. Questo comprende anche indennità variabili come quelle di trasferta, diaria o percorrenza, se percepite ordinariamente.

Perché la retribuzione durante le ferie non può essere significativamente inferiore a quella ordinaria?
Perché una diminuzione della retribuzione potrebbe avere un “effetto dissuasivo”, inducendo il lavoratore a non godere del proprio diritto al riposo per evitare una perdita economica. Ciò contrasterebbe con la finalità della normativa europea, che mira a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

La circostanza che un lavoratore abbia comunque goduto delle ferie esclude il suo diritto a un ricalcolo della retribuzione?
No. Secondo la Corte, il fatto di aver fruito delle ferie attiene al primo aspetto del diritto (il riposo), ma non soddisfa il secondo aspetto (la retribuzione). Il lavoratore ha comunque diritto a percepire una paga corretta e completa, anche se non è stato dissuaso dal prendere le ferie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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