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Retribuzione feriale: le voci variabili incluse

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2680/2024, ha stabilito che nella retribuzione feriale devono essere incluse anche le indennità variabili, come quelle di condotta e riserva, se intrinsecamente collegate alle mansioni svolte. Rigettato il ricorso di una società di trasporti che, applicando il contratto aziendale, le escludeva. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre solo dalla fine del rapporto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Feriale: Anche le Indennità Variabili Vanno Calcolate

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un’importante chiarificazione sul calcolo della retribuzione feriale, stabilendo che anche le componenti variabili dello stipendio, se direttamente collegate alle mansioni, devono essere incluse. Questa decisione consolida un principio di derivazione europea volto a garantire che il lavoratore non sia economicamente penalizzato quando esercita il suo irrinunciabile diritto alle ferie.

I Fatti del Caso

La controversia vedeva contrapposti alcuni dipendenti di una società di trasporti, con la qualifica di macchinisti, e la stessa azienda. I lavoratori chiedevano che nel calcolo della loro retribuzione durante le ferie venissero conteggiate anche alcune indennità specifiche: l’indennità di condotta, quella di riserva e quella per l’assenza dalla residenza.

La società datrice di lavoro si opponeva, sostenendo che tali voci, essendo di natura variabile e non fissa, erano escluse dalla base di calcolo secondo le previsioni del contratto collettivo aziendale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, portando l’azienda a presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito. I giudici hanno ribadito la necessità di interpretare la normativa nazionale in conformità con il diritto dell’Unione Europea, in particolare con la Direttiva 2003/88/CE, che disciplina l’orario di lavoro e il diritto alle ferie retribuite.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni solide e coerenti con l’orientamento consolidato della giurisprudenza sia nazionale che europea.

Il Principio Europeo sulla Retribuzione Feriale

Il fulcro della motivazione risiede nel concetto di “retribuzione” elaborato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Lo scopo del diritto alle ferie retribuite non è solo garantire un periodo di riposo, ma anche assicurare che il lavoratore, durante tale periodo, si trovi in una situazione economica paragonabile a quella in cui si trova quando lavora.

Una diminuzione sensibile della retribuzione durante le ferie potrebbe, infatti, rappresentare un incentivo a non goderne, vanificando la finalità stessa del diritto. Per questo motivo, la retribuzione feriale deve includere qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento intrinseco con l’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

L’Inclusione delle Voci Variabili nella Retribuzione Feriale

Applicando questo principio, la Corte ha ritenuto corretto l’operato dei giudici di merito che avevano incluso nel calcolo le indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza. Queste, infatti, non sono state considerate compensi occasionali o straordinari, ma elementi retributivi strettamente e intrinsecamente connessi alla specifica mansione di macchinista. L’esclusione di tali voci avrebbe comportato una diminuzione della retribuzione tale da poter dissuadere i lavoratori dall’esercitare il loro diritto alle ferie.

La Decorrenza della Prescrizione

Un altro punto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione dei crediti di lavoro. La società sosteneva che il diritto dei lavoratori a richiedere le differenze retributive fosse prescritto, in quanto il termine avrebbe dovuto decorrere in costanza di rapporto di lavoro.

La Cassazione ha respinto anche questo motivo, confermando il suo più recente orientamento. A seguito delle modifiche legislative introdotte dal 2012 (Legge Fornero) e successivamente dal Jobs Act (2015), il regime di stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato è venuto meno. La mancanza di una tutela pienamente reintegratoria in caso di licenziamento illegittimo genera nel lavoratore uno stato di soggezione e timore (il cosiddetto metus) che non gli permette di agire liberamente per far valere i propri diritti. Di conseguenza, il termine di prescrizione per i crediti retributivi inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rafforza due principi cardine del diritto del lavoro:

1. Una nozione ampia di retribuzione feriale: I datori di lavoro devono prestare attenzione a includere nel calcolo della paga per le ferie tutte le voci retributive continuative e intrinsecamente legate alle mansioni, anche se di natura variabile. Un contratto collettivo non può derogare a questo principio di derivazione europea.
2. La sospensione della prescrizione: Finché il rapporto di lavoro è in corso, la prescrizione dei crediti retributivi non decorre, a causa della ridotta stabilità del posto di lavoro introdotta dalle recenti riforme. I lavoratori possono quindi agire per il recupero dei loro crediti anche a distanza di anni, purché entro i termini di legge decorrenti dalla fine del rapporto.

Le indennità variabili, come quella di condotta o di riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che devono essere incluse se presentano un nesso intrinseco con le mansioni svolte dal lavoratore, in linea con l’interpretazione del diritto dell’Unione Europea che mira a non penalizzare economicamente chi usufruisce delle ferie.

Un contratto collettivo aziendale può escludere queste voci variabili dal calcolo della retribuzione feriale?
No, la normativa di derivazione europea e la sua interpretazione prevalgono sulla contrattazione collettiva. Pertanto, una disposizione contrattuale che escluda dal calcolo della retribuzione feriale delle componenti intrinsecamente legate alla mansione è da considerarsi nulla.

La prescrizione dei crediti di lavoro decorre mentre il rapporto di lavoro è in corso?
No, secondo l’orientamento confermato dalla Corte, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (dal 2012 in poi), il regime di stabilità del rapporto non è più tale da garantire al lavoratore la tranquillità necessaria per far valere i propri diritti. Di conseguenza, il termine di prescrizione inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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