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Retribuzione feriale: le indennità variabili contano

Una società di trasporti ha impugnato una decisione che la obbligava a includere diverse indennità variabili nella retribuzione feriale dei suoi dipendenti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il concetto di retribuzione feriale, in linea con il diritto dell’Unione Europea, deve comprendere tutti gli emolumenti intrinsecamente legati alle mansioni svolte, per evitare di scoraggiare economicamente i lavoratori dal godere del loro diritto al riposo annuale.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Feriale: La Cassazione Conferma l’Inclusione delle Indennità Variabili

Il calcolo della retribuzione feriale rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente su un diritto irrinunciabile del lavoratore: il riposo annuale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale, di derivazione europea: la paga durante le ferie deve essere tale da non scoraggiare il lavoratore dal prendersi una pausa. Ciò significa che anche le indennità accessorie e variabili, se collegate alla normale attività lavorativa, devono essere incluse nel calcolo.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla controversia tra una nota azienda di trasporti e alcuni suoi dipendenti. Questi ultimi avevano richiesto al Tribunale il ricalcolo della retribuzione percepita durante i periodi di ferie, sostenendo che diverse indennità (come quelle per trasferta, diaria ridotta, duplici mansioni e altre voci) venissero erroneamente escluse dal computo.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori. I giudici di merito avevano stabilito che tali indennità, pur essendo di natura variabile, erano percepite in modo ordinario e continuativo e, pertanto, dovevano essere considerate parte della “retribuzione ordinaria” da garantire anche durante il periodo feriale. L’azienda, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Nozione di Retribuzione Feriale

La società ricorrente ha basato il suo ricorso su diversi motivi, lamentando la violazione di norme nazionali e comunitarie. In sintesi, sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nell’interpretare la nozione di retribuzione da corrispondere durante le ferie, includendovi voci che la contrattazione collettiva non prevedeva. Secondo l’azienda, queste indennità non rientravano nella “retribuzione normale”, ma compensavano specifiche penosità del lavoro svolto, non presenti durante il riposo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno consolidato un orientamento giurisprudenziale ormai chiaro e allineato ai principi del diritto dell’Unione Europea.

L’Interpretazione della Normativa Europea

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 7 della Direttiva 2003/88/CE, come chiarito dalle numerose sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il principio cardine è che il lavoratore, durante le ferie, deve trovarsi in una situazione economica sostanzialmente equiparabile a quella dei periodi di lavoro. Una diminuzione significativa della retribuzione potrebbe infatti rappresentare un incentivo a non godere del proprio diritto al riposo, con conseguenze negative per la salute e la sicurezza.

Di conseguenza, la retribuzione feriale deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni previste dal contratto di lavoro e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore.

La Valutazione del Giudice di Merito

La Corte ha specificato che spetta al giudice di merito accertare in concreto quali indennità abbiano questa natura. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente verificato che le indennità in questione, sebbene variabili, erano erogate con continuità e rappresentavano un compenso per attività ordinariamente previste dal contratto. L’esclusione di tali voci avrebbe comportato una sensibile riduzione dello stipendio durante le ferie, integrando proprio quell’effetto dissuasivo che la normativa europea intende evitare.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di garantire l’effettività del diritto alle ferie, un principio sancito sia dalla Costituzione italiana che dal diritto dell’Unione Europea. La finalità non è solo garantire un periodo di riposo, ma assicurare che questo riposo sia goduto senza subire un pregiudizio economico. Qualsiasi interpretazione della normativa, inclusa quella dei contratti collettivi, che porti a una paga per le ferie inferiore a quella ordinaria è contraria a tale finalità. La Corte ha quindi affermato che la nozione europea di “retribuzione ordinaria” prevale su eventuali disposizioni contrattuali nazionali o collettive che prevedano un calcolo meno favorevole per il lavoratore.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza la tutela del diritto alle ferie. Viene stabilito in modo inequivocabile che il calcolo della retribuzione feriale non può limitarsi alla sola paga base, ma deve includere tutte quelle voci retributive accessorie e variabili che costituiscono parte integrante del compenso normalmente percepito dal lavoratore. Le aziende sono quindi chiamate a una valutazione attenta della struttura retributiva, per assicurare che il trattamento economico durante le ferie sia pienamente conforme ai principi inderogabili del diritto nazionale ed europeo, evitando così potenziali contenziosi.

Le indennità variabili e accessorie (es. trasferta, mansioni specifiche) devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore deve essere incluso nella retribuzione feriale.

Perché è importante includere queste indennità nella paga delle ferie?
Perché escluderle creerebbe una diminuzione della retribuzione durante il periodo di riposo, che potrebbe dissuadere il lavoratore dall’esercitare il suo diritto alle ferie. Questo contrasterebbe con gli obiettivi della normativa europea sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.

La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è vincolante per i giudici italiani in questa materia?
Sì. Le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE, che interpretano il diritto dell’Unione (come la Direttiva 2003/88/CE), hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente sull’ordinamento nazionale, come confermato dalla stessa Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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