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Retribuzione feriale: le indennità vanno incluse?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11760/2024, ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le indennità collegate all’esecuzione delle mansioni lavorative. La decisione, in linea con la giurisprudenza europea, mira a evitare un “effetto dissuasivo” che potrebbe scoraggiare i lavoratori dal godere delle ferie. Il ricorso di una società di trasporti, che voleva escludere dal calcolo voci come trasferta e diaria, è stato respinto, confermando che la retribuzione durante le vacanze deve essere paragonabile a quella percepita durante i periodi di lavoro.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: anche le indennità variabili contano

Il calcolo della retribuzione feriale è un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente su un diritto fondamentale del lavoratore: quello al riposo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 11760/2024, ha ribadito un principio fondamentale di derivazione europea: lo stipendio percepito in ferie non deve essere inferiore a quello ordinario, per evitare di scoraggiare il lavoratore dal prendersi una pausa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dalla richiesta di alcuni dipendenti di una società di trasporti di ricalcolare la propria retribuzione per i periodi di ferie goduti tra il 2010 e il 2014. Secondo i lavoratori, l’azienda aveva erroneamente escluso dal calcolo una serie di indennità percepite abitualmente, come quelle di trasferta, diaria ridotta, percorrenza, e altre voci legate a specifiche mansioni (guida di mezzi autosnodati, doppi turni, ecc.).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando la società a pagare le differenze retributive. La motivazione di fondo era che tali indennità, sebbene variabili, erano strettamente collegate all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale, e la loro esclusione avrebbe comportato una sensibile diminuzione dello stipendio durante le ferie. La società, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla retribuzione feriale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze precedenti. Gli Ermellini hanno stabilito che, ai fini del calcolo della retribuzione feriale, devono essere incluse tutte le voci retributive che compensano specifiche penosità del lavoro e sono collegate all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore.

La Corte ha sottolineato come questo approccio sia imposto dalla normativa europea (Direttiva 2003/88/CE) e dalla costante interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’obiettivo è garantire che il lavoratore, durante il periodo di riposo, si trovi in una situazione economica paragonabile a quella dei periodi di lavoro.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nel principio dell'”effetto dissuasivo”. La Corte di Giustizia Europea ha più volte affermato che una diminuzione significativa della retribuzione durante le ferie potrebbe indurre il lavoratore a rinunciare al proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica. Questo sarebbe in contrasto con la finalità della direttiva, che è quella di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori attraverso un riposo effettivo.

Di conseguenza, la nozione di “retribuzione” da utilizzare per il periodo feriale è più ampia di quella prevista da alcuni contratti collettivi e deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che presenti un nesso intrinseco con le mansioni svolte. Non rileva il fatto che tali compensi siano erogati in misura variabile; ciò che conta è che siano collegati alla prestazione lavorativa ordinaria.

La Cassazione ha chiarito che il giudice di merito ha correttamente verificato la natura di tali indennità, concludendo che esse rientravano a pieno titolo nella nozione di “retribuzione ordinaria” da corrispondere durante le ferie. Il fatto che i lavoratori avessero comunque goduto delle ferie non elimina il potenziale effetto dissuasivo di una retribuzione decurtata. La tutela del diritto non riguarda solo la fruizione materiale del riposo, ma anche la sua piena compensazione economica.

Conclusioni

L’ordinanza n. 11760/2024 della Corte di Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale di massima importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori. Il principio è chiaro: le ferie non devono rappresentare un sacrificio economico. I datori di lavoro sono tenuti a calcolare la retribuzione feriale includendo non solo la paga base, ma anche tutte quelle indennità accessorie che, pur essendo variabili, sono corrisposte con regolarità e sono intrinsecamente legate alle mansioni svolte. Questa decisione rafforza la garanzia di un riposo effettivo e pienamente retribuito, in linea con i principi fondamentali del diritto del lavoro italiano ed europeo.

Le indennità variabili, come quella di trasferta o per mansioni specifiche, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, tutte le indennità che sono collegate all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore devono essere incluse nella retribuzione feriale, anche se erogate in misura variabile.

Perché è importante che la retribuzione durante le ferie sia simile a quella dei periodi di lavoro?
Per evitare il cosiddetto “effetto dissuasivo”. Una significativa diminuzione dello stipendio durante le ferie potrebbe scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica, contravvenendo così ai principi di tutela della salute e sicurezza previsti dalla normativa europea.

Il datore di lavoro può escludere queste indennità sulla base di un accordo collettivo?
No, la nozione europea di retribuzione feriale, volta a garantire l’effetto utile del diritto alle ferie, prevale sulle disposizioni della contrattazione collettiva che prevedono una retribuzione “normale” o differente, qualora questa risulti meno favorevole per il lavoratore e possa creare un effetto dissuasivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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