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Retribuzione feriale: le indennità vanno incluse

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di trasporti, confermando che le indennità variabili corrisposte ai macchinisti (condotta, riserva, assenza dalla residenza) devono essere incluse nel calcolo della retribuzione feriale. La decisione si fonda sull’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, che mira a non disincentivare il godimento delle ferie. Inoltre, la Corte ha ribadito che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre solo dalla fine del rapporto, data la ridotta stabilità post-riforma del 2012.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: la Cassazione include le indennità variabili

Il calcolo della retribuzione feriale rappresenta un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché incide direttamente sul diritto irrinunciabile del lavoratore a un periodo di riposo retribuito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 2682/2024, ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo che le indennità accessorie strettamente connesse alla mansione devono essere incluse nel computo della paga durante le ferie. Questa decisione, in linea con i principi del diritto europeo, rafforza la tutela dei lavoratori, evitando che una diminuzione dello stipendio possa disincentivare il godimento delle ferie.

Il Contesto del Caso: La Controversia sulla Paga in Ferie

Il caso ha origine dal ricorso di alcuni macchinisti di un’importante società di trasporti. I lavoratori lamentavano la mancata inclusione, nella base di calcolo della loro retribuzione feriale, di alcune indennità variabili ma continuative, quali l’indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai dipendenti, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive. L’azienda ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che tali voci, secondo il contratto collettivo aziendale, non dovessero rientrare nella paga durante le ferie.

I Motivi del Ricorso e l’Impatto del Diritto Europeo

L’azienda ricorrente ha basato la sua difesa su quattro motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che l’interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla Direttiva 2003/88/CE non fosse automaticamente vincolante per l’ordinamento italiano.
2. Ruolo della contrattazione collettiva: Riteneva che la definizione di retribuzione durante le ferie dovesse essere rimessa alla contrattazione collettiva, la quale escludeva esplicitamente le indennità in questione.
3. Assenza di effetto dissuasivo: Argomentava che la riduzione della retribuzione non era così significativa da dissuadere i lavoratori dal fruire delle ferie.
4. Prescrizione: Affermava che il diritto dei lavoratori si fosse prescritto, poiché il termine quinquennale avrebbe dovuto decorrere in costanza di rapporto di lavoro.

La Decisione della Corte sulla Retribuzione Feriale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza. I giudici hanno affermato che la nozione di “retribuzione” contenuta nell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, come interpretata dalla Corte di Giustizia UE, ha un’efficacia vincolante. Questa nozione europea comprende qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore. L’obiettivo è garantire al lavoratore in ferie una condizione economica paragonabile a quella goduta durante i periodi di lavoro, per evitare qualsiasi disincentivo finanziario al riposo.

La Questione della Prescrizione in Costanza di Rapporto

Anche sul quarto motivo, relativo alla prescrizione, la Corte ha dato torto all’azienda. Richiamando un proprio precedente consolidato (Cass. n. 26246/2022), ha ribadito che, a seguito delle modifiche introdotte dalla Legge n. 92/2012, il regime di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è più tale da escludere il cosiddetto metus, ovvero il timore del dipendente di subire ritorsioni in caso di azioni legali contro il datore di lavoro. Di conseguenza, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi non decorre durante il rapporto, ma solo dalla sua cessazione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno efficacia vincolante, diretta e prevalente nell’ordinamento nazionale. Il giudice interno è tenuto a un’interpretazione conforme al diritto europeo. L’eliminazione di voci retributive continuative e strettamente legate alla professionalità del macchinista (come l’indennità di condotta) costituisce una potenziale remora al godimento delle ferie, in contrasto con la finalità della direttiva. La Corte ha ritenuto che queste indennità non fossero semplici rimborsi spese, ma veri e propri corrispettivi per le modalità specifiche della prestazione lavorativa, e come tali parte integrante della retribuzione ordinaria da garantire anche durante il riposo annuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza 2682/2024 rafforza il principio di onnicomprensività della retribuzione feriale, allineando la giurisprudenza nazionale a quella europea. La decisione implica che le clausole dei contratti collettivi che escludono dal calcolo delle ferie elementi retributivi fissi e continuativi, intrinsecamente legati alla mansione, sono da considerarsi nulle per contrasto con norme imperative. Per i datori di lavoro, ciò significa la necessità di una revisione attenta delle modalità di calcolo della paga in ferie, mentre per i lavoratori rappresenta una maggiore garanzia del loro diritto a un riposo pienamente retribuito.

Le indennità variabili legate alla mansione devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore, come le indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza per i macchinisti, deve essere incluso nella retribuzione corrisposta durante le ferie.

Un contratto collettivo può escludere queste indennità dal calcolo della retribuzione feriale?
No. Una clausola del contratto collettivo che esclude tali indennità è da considerarsi nulla perché in contrasto con il diritto dell’Unione Europea, il cui scopo è garantire che il lavoratore non sia finanziariamente disincentivato dal godere del proprio diritto al riposo annuale.

Il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre durante il rapporto di lavoro?
No. Secondo la Corte, a seguito delle riforme legislative del 2012 (Legge n. 92), il regime di stabilità del lavoro non è più abbastanza forte da eliminare il timore del licenziamento (‘metus’) nel lavoratore. Pertanto, la prescrizione dei crediti di lavoro inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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