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Retribuzione feriale: indennità variabili incluse

Un dipendente di un’azienda di trasporti ha contestato l’esclusione di alcune indennità variabili dal calcolo della sua retribuzione durante le ferie. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che la retribuzione feriale deve comprendere tutte le voci retributive intrinsecamente connesse alla prestazione lavorativa. Questa decisione, basata sul diritto dell’Unione Europea, mira a evitare che una diminuzione dello stipendio possa scoraggiare i lavoratori dal fruire del loro diritto al riposo annuale, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: anche le indennità variabili vanno incluse in busta paga

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un tema cruciale per milioni di lavoratori: la composizione della retribuzione feriale. La questione centrale è se le indennità accessorie e variabili, strettamente legate alle modalità di svolgimento del lavoro, debbano essere considerate nel calcolo dello stipendio durante le vacanze. La risposta della Corte, in linea con i principi del diritto europeo, è stata un chiaro sì, ribadendo che il diritto al riposo non deve essere penalizzato economicamente.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Compenso Feriale

Un macchinista di una nota impresa di trasporti ferroviari ha citato in giudizio la propria azienda. Il motivo? Durante i periodi di ferie, la sua busta paga era più leggera. Dal calcolo venivano escluse due importanti voci: l’indennità di ‘utilizzazione giornaliera professionale’ e il ‘compenso per assenza dalla residenza’. Entrambe sono indennità percepite abitualmente per compensare, rispettivamente, la specifica prestazione lavorativa e il disagio di lavorare senza una sede fissa e in continuo movimento.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo legittima l’esclusione sulla base della contrattazione collettiva e giudicando non abbastanza significativa la decurtazione economica per avere un reale effetto dissuasivo. Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le ragioni del lavoratore, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici hanno stabilito che le voci retributive contestate, essendo intrinsecamente connesse all’esecuzione delle mansioni tipiche del lavoratore, devono essere incluse nel computo della retribuzione durante le ferie.

Le Motivazioni della Sentenza: Il Principio Europeo sulla Retribuzione Feriale

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del diritto dell’Unione Europea, in particolare della Direttiva 2003/88/CE. La giurisprudenza della Corte di Giustizia UE ha più volte chiarito un principio fondamentale: durante le ferie, il lavoratore deve trovarsi in una situazione economica ‘paragonabile’ a quella dei periodi di lavoro.

Il motivo è semplice: una diminuzione sensibile dello stipendio potrebbe indurre il lavoratore a rinunciare al proprio diritto al riposo per non subire una perdita economica. Questo ‘effetto dissuasivo’ è contrario all’obiettivo della direttiva, che è quello di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori garantendo un effettivo periodo di riposo.

La Cassazione ha specificato che qualsiasi importo pecuniario che si pone in rapporto di collegamento funzionale con l’esecuzione delle mansioni e che è correlato allo status personale e professionale del lavoratore rientra nella nozione di ‘retribuzione ordinaria’ da garantire anche in ferie. L’indennità per assenza dalla residenza e la parte variabile dell’indennità di utilizzazione professionale rientrano pienamente in questa categoria, poiché compensano disagi e modalità intrinseche della prestazione lavorativa del macchinista.

Infine, la Corte ha respinto l’argomento della Corte d’Appello secondo cui l’impatto economico era trascurabile. L’effetto dissuasivo, spiegano i giudici, non va valutato su base annua, ma sull’impatto che la riduzione ha sulla retribuzione mensile, quella che il lavoratore utilizza per le esigenze di vita ordinarie sue e della sua famiglia.

Conclusioni: Cosa Cambia per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale a tutela del diritto alle ferie. Le conclusioni pratiche sono significative:

1. Per i lavoratori: Si rafforza il diritto a percepire una retribuzione ‘piena’ durante le ferie, comprensiva di tutte le indennità accessorie che non abbiano natura di mero rimborso spese occasionale. Chi si vede decurtare lo stipendio in ferie a causa dell’esclusione di tali voci può agire per ottenere il ricalcolo e le differenze retributive.
2. Per le aziende: È necessario adeguare le politiche retributive e i sistemi di calcolo del compenso feriale. Le clausole dei contratti collettivi che escludono tali voci rischiano di essere dichiarate nulle per contrasto con norme di rango superiore. Una corretta applicazione del principio di onnicomprensività della retribuzione feriale è l’unica via per evitare contenziosi.

Le indennità variabili, come quella per l’assenza dalla residenza, devono essere incluse nel calcolo della retribuzione durante le ferie?
Sì. La Corte di Cassazione, in linea con il diritto europeo, ha stabilito che qualsiasi importo pecuniario intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore deve essere incluso nella retribuzione feriale.

Perché la retribuzione durante le ferie deve essere paragonabile a quella dei periodi di lavoro?
Per evitare un ‘effetto dissuasivo’. Se un lavoratore subisce una significativa diminuzione dello stipendio durante le ferie, potrebbe essere indotto a non goderne per non perdere un guadagno, contravvenendo così al diritto fondamentale al riposo sancito dall’Unione Europea per la tutela della salute e sicurezza.

Un contratto collettivo può escludere queste voci dalla retribuzione feriale?
No. Se le clausole di un contratto collettivo si pongono in contrasto con le norme di derivazione europea, come quelle sul diritto alle ferie retribuite, tali clausole possono essere considerate nulle. Il diritto europeo prevale per garantire che la retribuzione feriale sia sempre paragonabile a quella ordinaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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