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Retribuzione feriale: indennità incluse nelle ferie

Un lavoratore del settore trasporti ha contestato la riduzione del suo stipendio durante le ferie a causa dell’esclusione di alcune indennità. La Corte di Cassazione, in linea con il diritto dell’Unione Europea, ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le voci retributive intrinsecamente connesse alle mansioni svolte, come l’indennità per l’assenza dalla residenza e quella di utilizzazione professionale. La Corte ha chiarito che una paga ridotta durante le ferie potrebbe scoraggiare il lavoratore dal goderne, violando il suo diritto a un riposo effettivo e pienamente retribuito. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello, che aveva dato ragione all’azienda, è stata annullata.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: La Cassazione tutela il diritto alle ferie pagate integralmente

La questione della retribuzione feriale è un tema centrale nel diritto del lavoro, poiché tocca direttamente il diritto fondamentale del lavoratore a un periodo di riposo effettivo senza subire penalizzazioni economiche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale, derivato dal diritto europeo: lo stipendio percepito durante le ferie deve essere sostanzialmente identico a quello dei periodi lavorativi, includendo anche le indennità accessorie legate alla mansione. Questa decisione rafforza la tutela dei lavoratori, impedendo che una riduzione dello stipendio possa scoraggiarli dal godere del meritato riposo.

I Fatti del Caso: La Controversia di un Lavoratore del Settore Trasporti

Il caso esaminato riguarda un lavoratore con mansioni di macchinista di una grande azienda di trasporti. Egli aveva citato in giudizio il proprio datore di lavoro sostenendo che, durante i periodi di ferie, la sua retribuzione era inferiore a quella normalmente percepita. La differenza era dovuta alla mancata corresponsione di alcune indennità, tra cui l’indennità di ‘utilizzazione giornaliera professionale’ (corrisposta in misura ridotta), l’indennità di riserva/disponibilità e quella per l’assenza dalla residenza. Il lavoratore chiedeva che tali voci, essendo continuative e intrinsecamente connesse alla sua prestazione lavorativa, fossero incluse nel calcolo della paga feriale.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la sua richiesta, ma la Corte d’Appello aveva riformato la decisione. Secondo i giudici d’appello, la riduzione economica era modesta e non tale da avere un ‘effetto dissuasivo’ sulla fruizione delle ferie. Inoltre, avevano qualificato alcune di queste voci come di natura ‘indennitaria’ e non retributiva.

La Retribuzione feriale secondo la Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e riaffermando i principi consolidati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) in materia. La decisione si fonda sull’interpretazione dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE, che garantisce il diritto a ferie annuali retribuite.

Il Principio di Paragonabilità e Non Dissuasività

Il punto cardine della motivazione è il ‘principio di non dissuasività’. La retribuzione durante le ferie deve essere tale da non scoraggiare il lavoratore dall’esercitare il proprio diritto al riposo. Una diminuzione significativa dello stipendio, anche se limitata al solo periodo feriale, potrebbe indurre il lavoratore a rinunciare alle ferie per non subire una perdita economica. Per questo motivo, la situazione economica del lavoratore in ferie deve essere paragonabile a quella dei periodi di lavoro.

La Corte Suprema ha criticato l’approccio della Corte d’Appello, che aveva valutato l’incidenza percentuale delle indennità sulla retribuzione annuale. Secondo la Cassazione, la valutazione va fatta sulla retribuzione mensile, poiché è su questa base che il lavoratore e la sua famiglia pianificano le proprie finanze. Anche una riduzione apparentemente piccola può quindi risultare deterrente.

L’Inclusione delle Indennità Specifiche

La Corte ha specificato che qualsiasi importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e correlato allo status personale e professionale del lavoratore deve essere computato nella retribuzione feriale. Nel caso specifico, sia l’indennità per assenza dalla residenza (che compensa il disagio di non avere una sede fissa) sia la parte variabile dell’indennità di utilizzazione professionale sono state ritenute strettamente funzionali alle mansioni tipiche del macchinista e quindi parte della retribuzione ordinaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’obbligo per il giudice nazionale di interpretare il diritto interno in modo conforme alle direttive europee e alla giurisprudenza della CGUE. Le sentenze della Corte di Giustizia UE hanno efficacia vincolante e diretta, e stabiliscono chiaramente che la retribuzione feriale non può essere inferiore alla ‘retribuzione ordinaria’.
Il concetto di ‘retribuzione ordinaria’ include tutti gli elementi che compensano il lavoratore per l’esecuzione dei suoi compiti. Escludere tali voci creerebbe una disparità economica ingiustificata, minando l’obiettivo della direttiva europea: garantire un riposo effettivo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Conclusioni: Implicazioni per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di rivedere attentamente le modalità di calcolo della paga durante le ferie, assicurandosi di includere tutte le indennità accessorie che hanno carattere di continuità e sono legate alla specifica mansione del dipendente. Ignorare questo principio espone le aziende a contenziosi e a condanne al pagamento di differenze retributive.
Per i lavoratori, questa decisione rappresenta una garanzia ulteriore del loro diritto a un riposo pienamente retribuito, confermando che le ferie non devono comportare un sacrificio economico. È un’affermazione netta del principio secondo cui il riposo non è un lusso, ma un diritto da tutelare in modo sostanziale.

Quali elementi devono essere inclusi nella retribuzione durante le ferie?
Devono essere inclusi tutti gli importi pecuniari che hanno un collegamento intrinseco con l’esecuzione delle mansioni e sono correlati allo status personale e professionale del lavoratore. Ciò comprende indennità continuative come quelle per l’assenza dalla residenza o per l’utilizzo professionale, in quanto parte della retribuzione ordinaria.

Una piccola riduzione dello stipendio durante le ferie è considerata legittima?
No. Secondo la Corte di Cassazione, qualsiasi diminuzione della retribuzione rispetto a quella ordinaria può avere un ‘effetto dissuasivo’, scoraggiando il lavoratore dal prendere le ferie. Pertanto, la retribuzione deve essere sostanzialmente equiparabile a quella percepita durante i periodi di lavoro.

Il diritto dell’Unione Europea è direttamente applicabile in questi casi?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che le sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che interpretano le direttive comunitarie (come quella sulle ferie), hanno efficacia vincolante e diretta negli ordinamenti nazionali. I giudici italiani sono tenuti a conformarsi a tale interpretazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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