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Retribuzione feriale: indennità incluse nel calcolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2677/2024, ha stabilito che la retribuzione feriale deve includere tutte le indennità intrinsecamente connesse alle mansioni svolte dal lavoratore, come quelle di condotta e di riserva per i macchinisti. Conformandosi al diritto dell’Unione Europea, la Corte ha affermato che una paga ridotta durante le ferie potrebbe dissuadere il lavoratore dal goderne. Ha inoltre rigettato l’eccezione di prescrizione, confermando che il termine per i crediti di lavoro non decorre in costanza di rapporto a causa della ridotta stabilità introdotta dalle riforme del 2012.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione feriale: Le indennità accessorie vanno sempre calcolate

La Corte di Cassazione, con una recente e significativa ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: la retribuzione feriale deve garantire al lavoratore le stesse condizioni economiche di cui gode durante l’attività lavorativa. Questo significa che tutte le indennità connesse alla mansione devono essere incluse nel calcolo. La decisione, in linea con l’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha importanti implicazioni per datori di lavoro e dipendenti, specialmente in settori con retribuzioni composte da molte voci variabili.

I Fatti di Causa: La Controversia sulla Paga in Ferie

Il caso ha origine dal ricorso di alcuni macchinisti di un’importante società di trasporti. I lavoratori lamentavano l’esclusione, dal calcolo della retribuzione percepita durante le ferie, di alcune indennità specifiche e continuative legate alla loro professione: l’indennità di condotta, quella di riserva e quella di assenza dalla residenza. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda al pagamento delle differenze retributive.

L’azienda ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali:
1. La presunta non applicabilità diretta dell’interpretazione della Corte di Giustizia UE al diritto interno.
2. La violazione delle norme sulla contrattazione collettiva, che nel caso specifico escludeva tali voci dal calcolo.
3. L’assenza di un reale “effetto dissuasivo” al godimento delle ferie, dato che la riduzione della paga non era così drastica.
4. L’avvenuta prescrizione dei crediti, sostenendo che il termine dovesse decorrere in costanza di rapporto di lavoro.

L’Analisi della Corte e la corretta retribuzione feriale

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei gradi precedenti. L’analisi dei giudici si è concentrata su tre pilastri fondamentali, rafforzando un orientamento ormai consolidato.

L’Impatto Vincolante del Diritto Europeo: Il Concetto di Retribuzione

Il cuore della decisione risiede nell’adesione al concetto europeo di retribuzione. La Corte di Cassazione ha sottolineato come la nozione di retribuzione feriale, derivante dalla Direttiva 2003/88/CE, sia fortemente influenzata dall’interpretazione della Corte di Giustizia dell’UE. L’obiettivo è garantire che il lavoratore, durante le ferie, si trovi in una situazione economica “paragonabile” a quella dei periodi di lavoro. Qualsiasi diminuzione significativa potrebbe infatti costituire un incentivo a non godere del riposo, minando così il diritto irrinunciabile alle ferie. Di conseguenza, ogni importo pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status professionale del lavoratore deve essere incluso.

Il Ruolo della Contrattazione Collettiva

La Corte ha chiarito che né la legge nazionale né la contrattazione collettiva possono derogare a questo principio. I giudici nazionali hanno l’obbligo di fornire un'”interpretazione conforme” del diritto interno rispetto a quello europeo. Pertanto, una clausola di un contratto collettivo che escluda dal calcolo della paga feriale delle indennità strutturalmente legate alla mansione (come quelle di condotta e riserva per un macchinista) è da considerarsi nulla per la parte in cui viola tale principio superiore.

La Questione della Prescrizione in Costanza di Rapporto

Infine, la Corte ha rigettato anche il motivo relativo alla prescrizione. Richiamando un proprio precedente (Cass. n. 26246/2022), ha affermato che a seguito delle riforme del mercato del lavoro (Legge n. 92/2012 e D.Lgs. n. 23/2015), il regime di stabilità del posto di lavoro è venuto meno. Questa assenza di stabilità reale fa riemergere il cosiddetto metus, ovvero il timore del lavoratore di essere licenziato qualora avanzi pretese economiche. Per questo motivo, la prescrizione quinquennale dei crediti di lavoro non decorre durante il rapporto, ma rimane sospesa fino alla sua cessazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di tutelare il diritto alle ferie come un principio fondamentale della salute e sicurezza dei lavoratori, sancito a livello europeo. L’argomentazione centrale è che la finalità del riposo annuale verrebbe vanificata se il lavoratore dovesse subire una perdita economica tale da essere dissuaso dal fruirne. La Corte ha specificato che la valutazione sull’effetto dissuasivo non deve essere fatta a posteriori, ma ex ante, considerando la potenziale incidenza negativa dell’esclusione di voci retributive costanti e significative. Le indennità di condotta, riserva e assenza dalla residenza non sono state considerate semplici rimborsi spese, ma veri e propri corrispettivi per le modalità specifiche di esecuzione della prestazione lavorativa e per lo status professionale dei macchinisti, e come tali parte integrante della retribuzione ordinaria.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di estrema importanza pratica. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di rivedere attentamente le modalità di calcolo della retribuzione durante le ferie, assicurandosi di includere tutte le componenti retributive che non abbiano natura meramente occasionale o di rimborso spese, anche se un contratto collettivo disponesse diversamente. Per i lavoratori, si rafforza la tutela del diritto a un riposo pienamente retribuito e la possibilità di rivendicare eventuali differenze retributive non corrisposte, con la sicurezza che il termine di prescrizione inizierà a decorrere solo dalla fine del rapporto di lavoro.

Le indennità accessorie, come quelle di condotta o di riserva, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione durante le ferie deve comprendere qualsiasi importo pecuniario che si ponga in rapporto di collegamento all’esecuzione delle mansioni e che sia correlato allo status personale e professionale del lavoratore, per non creare un effetto dissuasivo al godimento delle ferie stesse.

Un contratto collettivo può escludere queste indennità dal calcolo della paga feriale?
No. La normativa nazionale e la contrattazione collettiva devono essere interpretate in modo conforme al diritto dell’Unione Europea. Una clausola contrattuale che escluda dalla retribuzione feriale compensi intrinsecamente legati alla mansione è in contrasto con i principi europei e, pertanto, non è applicabile.

Il termine di prescrizione per i crediti di lavoro decorre anche se il rapporto di lavoro è ancora in corso?
No. A seguito delle modifiche legislative che hanno ridotto la stabilità del posto di lavoro (legge n. 92 del 2012), la Corte ha stabilito che il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. Questo perché il timore del licenziamento (metus) potrebbe impedire al lavoratore di far valere i propri diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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