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Retribuzione feriale: indennità incluse? La Cassazione

Una società di trasporti ha contestato l’inclusione di alcune indennità (guida, riserva, assenza da residenza) nella retribuzione feriale dei suoi macchinisti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, in linea con il diritto dell’Unione Europea, la retribuzione durante le ferie deve comprendere tutte le componenti retributive intrinsecamente legate alla mansione, per evitare di scoraggiare il lavoratore dal fruire del riposo. La Corte ha inoltre confermato che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla fine del rapporto a causa della ridotta stabilità introdotta dalle recenti riforme.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Feriale: La Cassazione Conferma l’Inclusione delle Indennità Accessorie

Con la recente ordinanza n. 2674/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto del lavoro: la corretta composizione della retribuzione feriale. La decisione ribadisce un principio fondamentale di derivazione europea: lo stipendio percepito durante le ferie deve essere tale da non scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo. Questo significa che devono essere incluse tutte quelle voci retributive intrinsecamente connesse alla mansione svolta.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Paga Durante le Ferie

Il caso ha visto contrapposti alcuni lavoratori, con la qualifica di macchinisti, a una nota azienda di trasporti. I dipendenti chiedevano che nel calcolo della retribuzione corrisposta durante le ferie venissero inclusi anche i compensi percepiti a titolo di indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, ma la società ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che tali voci, secondo il contratto collettivo aziendale, non dovessero essere computate.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Retribuzione Feriale

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando le decisioni dei giudici di merito. I motivi della decisione si fondano su due pilastri principali: l’interpretazione del diritto del lavoro in conformità ai principi dell’Unione Europea e la corretta applicazione delle norme sulla prescrizione dei crediti di lavoro.

L’Interpretazione Conforme al Diritto Europeo

Il cuore della questione riguarda la nozione di “retribuzione” ai sensi dell’art. 7 della Direttiva 2003/88/CE. La Corte di Cassazione, richiamando la consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), ha affermato che la retribuzione feriale deve essere ‘paragonabile’ a quella ordinaria. L’obiettivo è evitare che una diminuzione significativa dello stipendio possa avere un effetto dissuasivo, inducendo il lavoratore a rinunciare alle ferie per non subire una perdita economica. Di conseguenza, qualsiasi compenso pecuniario che sia intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni e allo status personale e professionale del lavoratore deve essere incluso. Nel caso specifico, le indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza sono state considerate strettamente legate alla tipicità della professione di macchinista e, pertanto, devono far parte della base di calcolo della paga feriale. La Corte ha chiarito che una disposizione di un contratto collettivo in contrasto con tale principio deve essere disapplicata.

La Questione della Prescrizione dei Crediti di Lavoro

Un altro motivo di ricorso riguardava la prescrizione dei crediti retributivi. L’azienda sosteneva che il termine di prescrizione dovesse decorrere in costanza di rapporto di lavoro. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, confermando un orientamento ormai consolidato. A seguito delle modifiche introdotte dalla Legge n. 92/2012 (cd. Riforma Fornero), il regime di stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato è stato indebolito. Questo, secondo la Corte, fa riemergere quel ‘metus’ (timore) del lavoratore di essere licenziato qualora agisca in giudizio per far valere i propri diritti. Per tale ragione, la decorrenza della prescrizione per i crediti di lavoro rimane sospesa fino al momento della cessazione del rapporto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano sul primato del diritto dell’Unione Europea e sulla necessità di garantire l’effettività del diritto alle ferie, sancito anche dall’art. 36 della Costituzione. I giudici hanno sottolineato come l’interpretazione fornita dalla CGUE sia vincolante per il giudice nazionale, il quale ha l’obbligo di interpretare la normativa interna in modo conforme al diritto europeo. La valutazione non deve basarsi su un’analisi ex post per vedere se il lavoratore abbia effettivamente fruito delle ferie, ma su una valutazione ex ante della ‘potenzialità dissuasiva’ della riduzione della retribuzione. Se la paga durante le ferie è inferiore a quella percepita durante i periodi di lavoro, si crea un incentivo a non riposare, il che è contrario allo scopo della normativa, che è la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore. Per quanto riguarda la prescrizione, la motivazione risiede nella tutela del contraente debole del rapporto di lavoro, la cui libertà di agire in giudizio non deve essere compressa dal timore di perdere il posto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per tutti i lavoratori dipendenti. Le aziende devono prestare la massima attenzione nel calcolare la retribuzione feriale, includendo non solo la paga base ma tutte le indennità accessorie che sono corrisposte con regolarità e sono collegate alle mansioni svolte. Le clausole dei contratti collettivi che prevedono diversamente rischiano di essere nulle per contrasto con norme imperative di derivazione europea. Inoltre, la decisione sulla prescrizione ricorda che i crediti di lavoro possono essere richiesti anche a distanza di anni, purché entro il termine di prescrizione che inizia a decorrere solo dalla fine del rapporto.

Le indennità accessorie, come quella di condotta per i macchinisti, devono essere incluse nella retribuzione durante le ferie?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, in conformità con il diritto dell’Unione Europea, la retribuzione durante le ferie deve includere qualsiasi importo pecuniario intrinsecamente collegato all’esecuzione delle mansioni, come le indennità di condotta, di riserva e di assenza dalla residenza, per non scoraggiare il lavoratore dal godere del proprio diritto al riposo.

Un contratto collettivo può escludere queste indennità dal calcolo della retribuzione feriale?
No. Una disposizione di un contratto collettivo che escluda dal calcolo della retribuzione feriale componenti retributive intrinsecamente legate alla mansione è in contrasto con i principi del diritto dell’Unione Europea e, pertanto, deve essere disapplicata dal giudice nazionale.

Da quando decorre la prescrizione per i crediti di lavoro dopo le riforme del 2012?
La prescrizione dei crediti di lavoro (come le differenze retributive) non decorre durante il rapporto di lavoro, ma solo dal momento della sua cessazione. Questo perché le riforme legislative, avendo attenuato la stabilità del posto di lavoro, hanno reintrodotto il timore del lavoratore di subire ritorsioni se agisce per far valere i propri diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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