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Retribuzione dirigente scolastico estero: la Cassazione

Una dirigente scolastica in servizio all’estero ha richiesto il pagamento della componente variabile della sua retribuzione di posizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la retribuzione del dirigente scolastico estero è regolata da una norma speciale del CCNL che esclude esplicitamente tale componente. Secondo i giudici, questa norma prevale su quelle generali e costituisce una deroga legittima alla legislazione primaria, la quale permette alla contrattazione collettiva di disporre diversamente su specifici assegni.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione dirigente scolastico estero: la Cassazione chiarisce i limiti della parte variabile

La questione della retribuzione del dirigente scolastico estero è stata recentemente oggetto di una importante pronuncia della Corte di Cassazione. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno stabilito che, fino alle recenti modifiche contrattuali, al personale dirigenziale in servizio fuori dal territorio nazionale spettava unicamente la parte fissa della retribuzione di posizione, escludendo quella variabile. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il caso: la richiesta della parte variabile dello stipendio

Una dirigente scolastica in servizio presso la rappresentanza diplomatica italiana a Montevideo ha avviato un’azione legale contro il Ministero dell’Istruzione. La sua richiesta era volta a ottenere il riconoscimento del diritto a percepire la parte variabile della retribuzione di posizione per il periodo compreso tra aprile 2016 e ottobre 2022.

Le decisioni di merito: un contrasto interpretativo

Il percorso giudiziario ha visto esiti opposti nei primi due gradi di giudizio:
1. Tribunale di Roma: Inizialmente, il Tribunale aveva accolto la domanda della dirigente, riconoscendole il diritto alla componente variabile dello stipendio.
2. Corte d’Appello di Roma: Successivamente, la Corte d’Appello, su ricorso del Ministero, ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la parte variabile era legata a parametri specifici (come tipologia di istituto e contesto socio-economico) definiti dalla contrattazione regionale, elementi non applicabili a un incarico all’estero. Inoltre, la Corte ha identificato nell’art. 48 del CCNL una norma speciale che limitava esplicitamente il compenso alla sola parte fissa.

La disciplina della retribuzione dirigente scolastico estero secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla questione, ha rigettato il ricorso della dirigente, confermando la sentenza d’appello. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa delle fonti normative, distinguendo tra disciplina generale e speciale.

Secondo la Suprema Corte, l’articolo 48, comma 4, del CCNL 11.4.2006 costituisce una disciplina speciale appositamente creata per i dirigenti scolastici all’estero. Questa norma prevede espressamente che “per quanto riguarda la retribuzione di posizione questa è corrisposta in misura pari alla parte fissa”.

Questa disposizione, per la sua specificità, prevale sulle norme generali che regolano la retribuzione del personale “fuori ruolo”, le quali prevedono sia la parte fissa che quella variabile. La Cassazione ha chiarito che non vi è contrasto con le leggi primarie (come il d.lgs. 297/1994), poiché queste stesse leggi consentono alla contrattazione collettiva di derogare alla regola generale, attraverso l’inciso “tranne che per tali assegni sia diversamente disposto”.

Il nuovo CCNL e le prospettive future

I giudici hanno anche preso atto dell’esistenza di un nuovo CCNL, sottoscritto il 7 agosto 2024, che ha modificato questa regola. La nuova disciplina prevede che il dirigente assegnato all’estero mantenga la retribuzione di posizione goduta prima del trasferimento. Tuttavia, questa norma, qualificata come ius superveniens, non ha efficacia retroattiva e non può quindi applicarsi al periodo oggetto della causa in esame.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla gerarchia delle fonti e sul principio di specialità. I giudici hanno sottolineato che il trattamento economico dei dipendenti pubblici privatizzati è demandato primariamente alla contrattazione collettiva. Le leggi che garantiscono al personale all’estero “stipendio e assegni di carattere fisso e continuativo” contengono una clausola di salvaguardia che permette alla contrattazione di introdurre disposizioni diverse.

L’art. 48 del CCNL è proprio una di queste disposizioni derogatorie. Esso crea un regime specifico per la retribuzione del dirigente scolastico estero, distinguendola da quella dei dirigenti in Italia. La Corte ha ritenuto che questa differenziazione fosse legittima, data l’eterogeneità delle situazioni e l’impossibilità di applicare all’estero i criteri territoriali previsti per la determinazione della parte variabile (complessità dell’istituto, contesto socio-economico, ecc.). Pertanto, la scelta del contratto collettivo di limitare il compenso alla sola parte fissa è stata considerata una valida espressione dell’autonomia negoziale delle parti sociali, non in contrasto con norme imperative di legge.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato il principio secondo cui, in base alla disciplina contrattuale vigente fino al 2024, ai dirigenti scolastici in servizio all’estero non spettava la componente variabile della retribuzione di posizione. La pronuncia consolida l’orientamento per cui una norma contrattuale speciale prevale su quella generale. Sebbene un nuovo contratto collettivo abbia innovato la materia per il futuro, la decisione chiarisce definitivamente il quadro normativo per il passato, rigettando le pretese economiche relative ai periodi antecedenti alla nuova disciplina.

A un dirigente scolastico in servizio all’estero spetta la parte variabile della retribuzione di posizione?
No, secondo la Corte di Cassazione e in base alla disciplina del CCNL del 2006, ai dirigenti scolastici all’estero spettava unicamente la parte fissa della retribuzione di posizione. La parte variabile era esclusa da una specifica norma contrattuale.

Perché la contrattazione collettiva (CCNL) può limitare la retribuzione prevista dalla legge per il personale all’estero?
Perché le stesse leggi primarie (art. 658 d.lgs. 297/1994 e art. 29 d.lgs. 64/2017) che tutelano la retribuzione del personale all’estero contengono una clausola che permette alla contrattazione collettiva di stabilire regole diverse (“tranne che per tali assegni sia diversamente disposto”). L’art. 48 del CCNL è considerato una legittima applicazione di questa facoltà di deroga.

Il nuovo CCNL del 2024 che riconosce la retribuzione di posizione intera ha effetto retroattivo?
No. La Corte ha specificato che la nuova disciplina introdotta dal CCNL del 7 agosto 2024, pur migliorativa, costituisce un’innovazione normativa (ius superveniens) e non ha efficacia retroattiva. Pertanto, non si applica ai periodi precedenti alla sua entrata in vigore, come quello oggetto della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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