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Retribuzione dirigente medico per sostituzione: la guida

Un dirigente medico ha richiesto differenze retributive per aver svolto per anni le funzioni di un superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la normativa speciale per la dirigenza sanitaria prevale su quella generale. Al dirigente spetta unicamente l’indennità sostitutiva prevista dal contratto collettivo, e non la piena retribuzione superiore, a causa del principio del ‘ruolo unico’ e dell’omnicomprensività dello stipendio. La decisione chiarisce definitivamente la corretta retribuzione del dirigente medico in caso di sostituzione.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Dirigente Medico: Niente Stipendio Superiore per la Sostituzione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su una questione cruciale per il personale del Servizio Sanitario Nazionale: la retribuzione del dirigente medico in caso di sostituzione di un superiore. La sentenza analizza il caso di un medico che, dopo aver ricoperto per anni un incarico direttivo superiore, ha richiesto il pagamento delle differenze retributive, vedendosi però negare tale diritto. La decisione consolida un principio fondamentale: nel pubblico impiego sanitario, le regole speciali del contratto collettivo prevalgono sulla normativa generale.

I Fatti del Caso: Una Lunga Sostituzione

Un dirigente medico ha svolto ininterrottamente, dal 2010 al 2018, le funzioni di Direttore Responsabile di un’Unità Operativa Complessa, un ruolo gerarchicamente superiore al suo inquadramento. Ritenendo di aver diritto al trattamento economico corrispondente a tale incarico, ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria Locale per ottenere il pagamento di oltre 250.000 euro a titolo di differenze retributive.

Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. Il medico ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che le sue mansioni avrebbero dovuto essere compensate secondo il principio di proporzionalità della retribuzione alla quantità e qualità del lavoro svolto, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione e dall’articolo 2103 del codice civile.

La Questione Giuridica: Corretta Retribuzione del Dirigente Medico o Indennità?

Il cuore della controversia risiedeva nel conflitto tra due approcci normativi:

1. La regola generale (art. 2103 c.c.): Prevede che il lavoratore adibito a mansioni superiori abbia diritto al trattamento economico corrispondente per tutto il periodo di svolgimento.
2. La regola speciale per la dirigenza sanitaria: Il contratto collettivo di settore (CCNL) e normative specifiche (D.Lgs. 502/1992) stabiliscono che la dirigenza medica è inquadrata in un “ruolo unico”. La sostituzione, pertanto, non configura lo svolgimento di “mansioni superiori” ma una normale dinamica interna al ruolo, compensata da una specifica “indennità sostitutiva”.

Il ricorrente chiedeva l’applicazione della prima regola, mentre l’Azienda Sanitaria e le corti di merito hanno dato prevalenza alla seconda.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando l’orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Le motivazioni della decisione sono chiare e si basano su alcuni pilastri giuridici fondamentali.

Innanzitutto, la Corte ha ribadito che la dirigenza sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale è collocata in un ruolo unico a livello unico. Questo significa che la sostituzione di un dirigente con un altro, anche se con un incarico di maggiore complessità, avviene all’interno della stessa qualifica dirigenziale. Di conseguenza, non si può parlare di svolgimento di mansioni superiori ai sensi dell’art. 2103 c.c., la cui applicazione è esplicitamente esclusa dalla normativa di settore (art. 15-ter del D.Lgs. 502/1992).

In secondo luogo, la materia è espressamente disciplinata dall’articolo 18 del CCNL di settore. Tale articolo prevede che, in caso di sostituzione protratta oltre un certo periodo, al dirigente spetti una specifica indennità sostitutiva, ma non la piena retribuzione del dirigente sostituito. Questa norma speciale prevale su quella generale.

La Corte ha inoltre sottolineato il principio di onnicomprensività della retribuzione dirigenziale. Lo stipendio del dirigente è concepito per remunerare tutte le funzioni e gli incarichi che gli possono essere conferiti. L’unica eccezione è proprio l’indennità sostitutiva, che rappresenta l’unico compenso extra previsto per tale eventualità. Anche il fatto che la sostituzione si sia protratta per un periodo molto lungo, ben oltre i termini previsti dal CCNL, non cambia la natura del diritto. Quel termine ha una funzione sollecitatoria per l’amministrazione, affinché copra il posto vacante, ma il suo superamento non trasforma il diritto all’indennità in un diritto alla retribuzione superiore.

Infine, è stata respinta anche la domanda basata sull’ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.), poiché l’ordinamento prevede già un rimedio specifico per ristorare la prestazione svolta, ovvero la già citata indennità sostitutiva.

Conclusioni

La sentenza della Cassazione chiarisce in modo definitivo che la retribuzione del dirigente medico che sostituisce un superiore è regolata esclusivamente dalle norme speciali del contratto collettivo. Il dirigente ha diritto solo all’indennità sostitutiva e non può pretendere lo stipendio pieno corrispondente all’incarico superiore, neanche se la sostituzione dura per anni. Questa decisione fornisce certezza giuridica sia per i dirigenti sanitari che per le amministrazioni pubbliche, definendo i confini dei diritti economici legati a tali incarichi e riaffermando la specialità del regime del pubblico impiego contrattualizzato rispetto a quello privato.

Un dirigente medico che sostituisce un superiore ha diritto alla stessa retribuzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non ha diritto alla piena retribuzione del superiore, ma solo alla specifica “indennità sostitutiva” prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL).

Perché non si applica l’articolo 2103 del codice civile sulle mansioni superiori?
Non si applica perché la dirigenza sanitaria è inquadrata in un ruolo e livello unico. La sostituzione avviene all’interno di questo unico ruolo e non è considerata svolgimento di “mansioni superiori”, essendo disciplinata da norme speciali (D.Lgs. 502/1992 e CCNL) che prevalgono sulla regola generale.

Cosa succede se la sostituzione dura più a lungo dei termini previsti dal contratto (es. 6 o 12 mesi)?
Anche se la sostituzione si protrae oltre i termini previsti, il dirigente sostituto non acquisisce il diritto alla retribuzione superiore. Il superamento del termine è una questione che riguarda la corretta gestione amministrativa, ma non modifica la natura del compenso dovuto, che resta l’indennità sostitutiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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