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Retribuzione convenzionale: legittima per i dipendenti

Un dipendente pubblico in servizio all’estero ha contestato l’uso di una retribuzione convenzionale, inferiore a quella reale, per il calcolo dei contributi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la piena legittimità della normativa speciale che prevede tale metodo di calcolo, in quanto la condizione dei lavoratori all’estero è ritenuta non paragonabile a quella di chi opera in Italia.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione convenzionale all’estero: la Cassazione conferma la sua legittimità

La questione della base imponibile per il calcolo dei contributi dei dipendenti pubblici che lavorano all’estero è da tempo oggetto di dibattito. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 26911/2024, ribadisce un principio consolidato: l’utilizzo di una retribuzione convenzionale, anche se inferiore a quella effettiva, è pienamente legittimo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

La vicenda processuale

Un dipendente del Ministero degli Affari Esteri, impiegato presso un Istituto Italiano di Cultura a Belgrado, ha avviato una causa per ottenere che i suoi contributi previdenziali fossero calcolati sulla sua retribuzione reale e non su quella convenzionale, significativamente più bassa (nel suo caso, oltre il 50% in meno). Dopo un lungo iter giudiziario, che ha visto alternarsi decisioni favorevoli e contrarie nei vari gradi di giudizio, la Corte d’Appello di Roma ha infine dato ragione al Ministero, ritenendo corretta l’applicazione della normativa speciale.

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la normativa sulla retribuzione convenzionale fosse stata erroneamente interpretata e sollevando dubbi sulla sua costituzionalità per disparità di trattamento rispetto ai lavoratori in Italia.

La questione giuridica: Legge speciale contro legge generale

Il cuore della controversia risiede nel conflitto tra due tipi di normative:
1. La normativa speciale: Il d.P.R. n. 18/1967 e il successivo d.lgs. n. 103/2000 stabiliscono specificamente per il personale a contratto all’estero che i contributi siano calcolati su una base convenzionale, fissata con decreto interministeriale.
2. La normativa generale: La Legge n. 153/1969 e la Legge n. 389/1989 prevedono, come regola generale per la maggior parte dei lavoratori, che la base imponibile per i contributi debba corrispondere alla retribuzione effettiva.

Il ricorrente chiedeva l’applicazione della norma generale, ritenendo quella speciale implicitamente superata o comunque incostituzionale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, allineandosi pienamente alla sua giurisprudenza precedente e a quella della Corte Costituzionale. Le motivazioni si fondano su alcuni punti cardine.

In primo luogo, la Corte ha ribadito il principio secondo cui la legge speciale prevale su quella generale (lex specialis derogat legi generali). La normativa che istituisce la retribuzione convenzionale per i dipendenti all’estero è una disciplina specifica, creata appositamente per regolare una situazione particolare, e non può considerarsi abrogata dalle leggi generali successive, che anzi hanno spesso confermato la validità delle discipline convenzionali per determinate categorie.

In secondo luogo, i giudici hanno respinto i dubbi di incostituzionalità. Il confronto proposto dal ricorrente con i lavoratori che operano in Italia è stato ritenuto improprio. Le due situazioni sono considerate intrinsecamente eterogenee e non paragonabili. I lavoratori all’estero godono di un trattamento giuridico ed economico complessivamente diverso, che giustifica una scelta discrezionale del legislatore di adottare un sistema contributivo differente.

Infine, la Corte ha ricordato che nell’ordinamento italiano non esiste un principio di necessaria e totale corrispondenza tra retribuzione, contributi versati e pensione futura. Ciò che conta è che il trattamento previdenziale finale sia adeguato a soddisfare le esigenze di vita del lavoratore, e il sistema di calcolo basato sulla retribuzione convenzionale non è stato ritenuto, di per sé, lesivo di questa garanzia.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un orientamento giuridico chiaro: il sistema della retribuzione convenzionale per i dipendenti pubblici italiani all’estero è un meccanismo valido e legittimo. La specificità del rapporto di lavoro svolto fuori dai confini nazionali giustifica una disciplina previdenziale differenziata, che non viola il principio di uguaglianza. Questa decisione fornisce certezza giuridica alle amministrazioni e definisce in modo netto il quadro normativo per i lavoratori coinvolti, che non possono pretendere l’applicazione della normativa generale prevista per chi presta servizio in Italia.

È legittimo calcolare i contributi previdenziali di un dipendente pubblico all’estero su una retribuzione convenzionale inferiore a quella effettiva?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è legittimo. Esiste una normativa speciale per il personale assunto a contratto dagli uffici all’estero che prevale sulla disciplina generale e prevede proprio l’uso di una retribuzione convenzionale.

Questa differenza di trattamento viola il principio di uguaglianza rispetto ai lavoratori in Italia?
No. Secondo la Corte, le situazioni dei lavoratori in servizio all’estero e di quelli che operano nel territorio nazionale non sono omogenee. Questa diversità giustifica una disciplina differenziata e la scelta discrezionale del legislatore di usare una retribuzione convenzionale.

La legge che prevede la retribuzione convenzionale è stata abrogata dalle norme successive sulla contribuzione?
No. La Corte ha chiarito che la disciplina sulla retribuzione convenzionale ha carattere speciale e non è stata implicitamente abrogata dalla normativa generale successiva. Anzi, è stata confermata da ulteriori interventi legislativi specifici per la materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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