LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Retribuzione anzianità pubblico impiego: la Cassazione

Una dipendente pubblica aveva ottenuto in appello il ricalcolo della retribuzione individuale di anzianità (RIA). La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, accogliendo il ricorso dell’ente regionale. Il principio affermato è che per la retribuzione anzianità pubblico impiego nel comparto Regioni ed Enti Locali, il D.P.R. 333/1990 non prevedeva scatti aggiuntivi per il biennio 1989-1990, a differenza di altri comparti, consolidando l’incremento sulla base del servizio maturato fino al 31 dicembre 1988.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Retribuzione Anzianità Pubblico Impiego: No a Scatti Aggiuntivi per gli Enti Locali nel 1989-90

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di retribuzione anzianità pubblico impiego, specificando i criteri di calcolo per il personale del comparto Regioni ed Enti Locali. La Suprema Corte ha stabilito che, per il biennio 1989-1990, non era previsto alcun scatto aggiuntivo della Retribuzione Individuale di Anzianità (RIA), ribaltando la decisione di merito che aveva dato ragione a una dipendente.

Il Percorso Giudiziario del Caso

La vicenda ha origine dalla domanda di una dipendente pubblica che chiedeva il ricalcolo della propria RIA, tenendo conto dell’anzianità di servizio pregressa. Dopo un primo rigetto da parte del Tribunale, la Corte d’Appello aveva parzialmente accolto le sue richieste, condannando l’Amministrazione Regionale al pagamento di una somma a titolo di differenze retributive. La Corte territoriale aveva ritenuto che il servizio pre-ruolo dovesse essere integralmente riconosciuto, determinando un ricalcolo dell’anzianità anche per il periodo successivo all’assunzione in ruolo.

Contro questa decisione, l’Ente regionale ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle normative contrattuali specifiche del proprio comparto.

La questione della Retribuzione Anzianità Pubblico Impiego per gli Enti Locali

Il cuore della controversia risiedeva nella corretta individuazione della normativa applicabile. La Corte d’Appello aveva implicitamente applicato un meccanismo di progressione economica che, secondo l’Ente ricorrente, era proprio di un altro comparto della Pubblica Amministrazione, quello dei Ministeri (disciplinato dal d.P.R. n. 44/1990).

L’Amministrazione ha invece sostenuto che la disciplina corretta per il comparto Regioni ed Enti Locali per il triennio 1988-1990 fosse contenuta esclusivamente nel d.P.R. n. 333/1990. Questa normativa, a differenza di accordi precedenti, non conteneva clausole di salvaguardia che garantissero ulteriori incrementi, ma fissava un assetto retributivo definito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto in toto le argomentazioni dell’Ente regionale, giudicandole fondate. Richiamando un proprio precedente (ordinanza n. 5513/2025), ha ribadito un principio cruciale: la disciplina della maggiorazione della RIA prevista per il personale dei Ministeri non è estensibile al personale del comparto Regioni ed Enti Locali. Ogni comparto ha una sua autonoma e distinta disciplina contrattuale.

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 44 del d.P.R. n. 333/1990. Questa norma, applicabile al caso di specie, disponeva un incremento della RIA a decorrere dal 1° gennaio 1989, ma basato esclusivamente sul servizio prestato fino al 31 dicembre 1988. Questo incremento era da considerarsi definitivo e ultimo per quel periodo contrattuale. La Corte ha quindi chiarito in modo inequivocabile che: “Dunque, nessuno scatto RIA era previsto per il periodo 1° gennaio 1989-31 dicembre 1990”.

La Corte d’Appello, riconoscendo importi legati a quel biennio, ha commesso un errore di diritto, applicando una normativa non pertinente alla fattispecie.

Le Conclusioni

La Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Napoli in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi strettamente al principio di diritto enunciato: per il personale degli Enti Locali, il contratto collettivo per il periodo 1988-1990 non prevedeva alcun diritto a scatti di anzianità per gli anni 1989 e 1990. Questa ordinanza rafforza il principio della separazione e autonomia dei comparti di contrattazione nel pubblico impiego, sottolineando come le regole retributive non possano essere trasferite da un settore all’altro, a meno che non sia espressamente previsto dalla legge o dai contratti stessi.

Per il personale del comparto Regioni ed Enti Locali è previsto un incremento della Retribuzione Individuale di Anzianità (RIA) per il biennio 1989-1990?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il d.P.R. n. 333/1990, che disciplinava quel periodo, prevedeva un incremento definitivo basato sul servizio maturato fino al 31 dicembre 1988, ma non ulteriori scatti per il biennio successivo.

Le norme sulla RIA previste per il personale dei Ministeri si applicano anche a quello delle Regioni?
No. La Corte ha stabilito che i diversi comparti della Pubblica Amministrazione hanno discipline contrattuali distinte. Pertanto, le norme previste dal d.P.R. n. 44/1990 per i Ministeri non sono estensibili al personale del comparto Regioni ed Enti Locali, regolato dal d.P.R. n. 333/1990 per il periodo in questione.

Qual è stato l’esito finale della controversia in Cassazione?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Regionale, ha annullato (“cassato”) la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa a quest’ultima per una nuova decisione, che dovrà attenersi al principio secondo cui nessuno scatto RIA era dovuto per il periodo 1989-1990.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati