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Responsabilità solidale appalti: il caso dei reparti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26881/2024, ha stabilito che la responsabilità solidale per i crediti dei lavoratori, tipica dei contratti d’appalto, può essere applicata anche a contratti atipici, come la gestione di un reparto all’interno di un supermercato. Il caso riguardava due lavoratrici di una pescheria gestita da una società terza all’interno di un punto vendita della grande distribuzione. La Corte ha chiarito che, al di là della qualificazione formale del contratto, è necessario verificare se l’operazione configuri un decentramento produttivo che crei un rischio per i lavoratori. La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Responsabilità solidale appalti: la Cassazione si pronuncia sui contratti atipici

La tutela dei lavoratori in caso di esternalizzazione di servizi è un tema centrale nel diritto del lavoro. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato la questione della responsabilità solidale appalti in un contesto particolare: quello dei contratti atipici, sempre più diffusi nella grande distribuzione. La decisione chiarisce che la garanzia per i crediti retributivi dei dipendenti non si ferma alla qualificazione formale del contratto, ma deve guardare alla sostanza dell’operazione economica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla vicenda di due lavoratrici impiegate come commesse nel reparto pescheria all’interno di due supermercati appartenenti a una nota catena della grande distribuzione. Formalmente, le lavoratrici erano dipendenti di una società terza, che aveva preso in gestione i reparti. A seguito del fallimento di quest’ultima, le dipendenti avevano citato in giudizio la società proprietaria dei supermercati, chiedendo il pagamento delle differenze retributive non corrisposte, invocando la responsabilità solidale appalti prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003.

Inizialmente, il Tribunale aveva parzialmente accolto le loro richieste. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, respingendo le domande. Secondo i giudici di secondo grado, il rapporto tra le due società non era qualificabile come appalto, bensì come un contratto atipico (non specificamente regolato dalla legge), simile a una concessione di servizi, a cui non si poteva applicare la norma sulla responsabilità solidale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Le lavoratrici hanno impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto il loro ricorso. La Suprema Corte ha ritenuto errato il ragionamento dei giudici di merito, giudicandolo non in linea con l’evoluzione normativa e giurisprudenziale in materia di tutela del lavoro nei processi di esternalizzazione.

Il punto centrale della decisione è che la tutela prevista dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003 non è limitata al solo contratto di appalto tipico. La sua ratio, ovvero la necessità di proteggere il lavoratore, impone di estenderne l’applicazione a tutte quelle operazioni contrattuali che, pur avendo un nome diverso, realizzano un meccanismo di decentramento produttivo. In questi casi, si verifica una dissociazione tra chi è formalmente il datore di lavoro e chi, di fatto, utilizza la prestazione lavorativa.

L’applicazione della responsabilità solidale appalti a contratti misti

La Corte ha specificato che, per stabilire se applicare la garanzia della responsabilità solidale appalti, non ci si deve fermare al nomen iuris (il nome formale) del contratto. È invece necessario un’analisi concreta dell’operazione economica per verificare se sussista un decentramento produttivo e una situazione di dipendenza economica di un’impresa rispetto all’altra. Il giudice deve valutare chi, tra le parti, sopporta il maggior rischio d’impresa e chi trae i maggiori vantaggi dall’accordo.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio, già espresso dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 254/2017), secondo cui la tutela del lavoratore impiegato in attività esternalizzate non può essere esclusa solo perché il contratto non è formalmente un appalto. Evitare che i meccanismi di decentramento produttivo vadano a danno dei lavoratori è un obiettivo di rilevanza costituzionale. La Corte ha quindi enunciato il seguente principio di diritto: anche in un contratto atipico, a causa mista, come quello diffuso nella grande distribuzione in cui si cede la gestione di un reparto, il giudice deve verificare se l’operazione economica concreta nasconda un’ipotesi di decentramento e dissociazione tra titolarità del rapporto di lavoro e utilizzazione della prestazione. Se tale dissociazione esiste, si giustifica l’applicazione della responsabilità solidale appalti.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata cassata e la causa rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio indicato. La nuova valutazione dovrà analizzare nel dettaglio gli accordi contrattuali (come il pagamento di un canone, l’obbligo di acquisto esclusivo delle merci, il rispetto degli orari del supermercato) per determinare chi tra le due società avesse il controllo effettivo dell’attività e traesse il maggior beneficio, esponendo l’altra a un rischio d’impresa superiore. Questa decisione rappresenta un importante rafforzamento delle tutele per i lavoratori impiegati in catene produttive complesse e frammentate.

La responsabilità solidale prevista per gli appalti si applica anche a contratti diversi, come la gestione di un reparto in un supermercato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la tutela della responsabilità solidale non si limita al contratto di appalto tipico, ma può estendersi anche a contratti atipici o a causa mista, qualora questi realizzino un meccanismo di decentramento produttivo e una dissociazione tra chi è formalmente datore di lavoro e chi utilizza la prestazione.

Quali elementi deve valutare un giudice per decidere se applicare la responsabilità solidale in un contratto atipico?
Il giudice deve analizzare l’interesse economico concreto dell’operazione, verificando chi, tra le parti, ha sopportato il maggior rischio di impresa e chi ha tratto più vantaggi. Deve inoltre accertare l’eventuale sussistenza di una ‘dipendenza economica’ tra le imprese, che si manifesta quando una di esse non ha valide alternative economiche sul mercato.

Cosa ha stabilito la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva escluso la responsabilità solidale della società committente. Ha rinviato la causa a un nuovo giudice affinché valuti, sulla base degli elementi concreti del contratto, se l’operazione di gestione del reparto pescheria costituisse un’ipotesi di decentramento produttivo tale da giustificare l’applicazione analogica della responsabilità solidale prevista per gli appalti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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