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Responsabilità sanitaria: caduta e onere della prova

Il Tribunale di Brescia ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dagli eredi di un’anziana deceduta dopo una caduta in una struttura socio-sanitaria. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte degli attori, sia di una specifica condotta colposa del personale, sia del nesso di causalità diretto tra la caduta e il successivo decesso. La sentenza sottolinea l’importanza dell’onere probatorio in materia di responsabilità sanitaria.

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Pubblicato il 17 dicembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Responsabilità Sanitaria: Quando la Caduta in Struttura non è Colpa della Struttura

L’assistenza a persone anziane in strutture socio-sanitarie è un tema delicato, che spesso finisce nelle aule di tribunale. Un caso recente affrontato dal Tribunale di Brescia offre spunti fondamentali sulla responsabilità sanitaria, chiarendo i confini dell’obbligo di protezione e l’importanza della prova. La vicenda riguarda la tragica caduta di un’ospite ultranovantenne, il suo successivo decesso e la richiesta di risarcimento da parte delle figlie.

I Fatti del Caso: Una Tragica Caduta

Una donna anziana, ospite di un centro diurno, cadeva riportando la frattura del femore. Secondo la ricostruzione delle figlie, la madre sarebbe stata spinta da un altro paziente. Dopo un intervento chirurgico dall’esito positivo, la donna veniva trasferita in una casa di riposo per la riabilitazione, dove però decedeva improvvisamente circa due settimane dopo. Le figlie, ritenendo la struttura responsabile dell’incidente e, di conseguenza, del decesso, decidevano di agire in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni.

La Posizione delle Parti: Accusa di Negligenza vs. Evento Imprevedibile

Le attrici sostenevano che la caduta fosse dovuta a un comportamento colposo del personale sanitario, che non avrebbe garantito un’adeguata sorveglianza. Chiedevano quindi il risarcimento sia per la perdita del rapporto parentale (iure proprio) sia per il danno sofferto dalla madre prima della morte (iure hereditatis).

La struttura convenuta si difendeva contestando ogni addebito. Negava il comportamento colposo del proprio personale e, soprattutto, il nesso causale tra la caduta e il successivo decesso, chiedendo il rigetto della domanda. Veniva inoltre chiamata in causa la compagnia assicurativa della struttura.

La Valutazione del Tribunale sulla Responsabilità Sanitaria

Il Tribunale ha rigettato la domanda, basando la sua decisione su due pilastri fondamentali: la mancanza di prova sulla colpa della struttura e l’assenza di un nesso di causalità certo tra l’incidente e la morte.

L’Onere della Prova a Carico di Chi Agisce

Il giudice ha chiarito che, sia in un’azione contrattuale che extracontrattuale, spetta a chi agisce (in questo caso le figlie) non solo provare il danno, ma prima ancora allegare in modo specifico i fatti che costituiscono l’inadempimento o il comportamento colposo. Le attrici si erano limitate a invocare una generica negligenza del personale, senza specificare quali comportamenti fossero stati omessi o quali azioni alternative e doverose avrebbero potuto evitare l’evento.

La tesi della “spinta” da parte di un altro ospite, inoltre, è stata smentita dalle testimonianze del personale presente al momento del fatto. La dinamica della caduta è quindi rimasta incerta.

L’Assenza di un Comportamento Colposo

Dall’istruttoria è emerso che il giorno della caduta tutto si era svolto secondo le normali procedure. La paziente era parzialmente autonoma e il personale le consentiva, sotto sorveglianza, di muoversi autonomamente, come sempre accaduto. Il Tribunale ha concluso che la caduta è stata un evento imprevedibile e non imputabile a un comportamento colposo del personale sanitario.

Il Nesso di Causalità: La Prova Mancante

Anche superando lo scoglio della colpa, la domanda sarebbe stata comunque respinta per la mancata dimostrazione del nesso causale tra la caduta e il decesso. Le attrici avevano prodotto una relazione medica che ipotizzava come “probabile” causa della morte un “rigore trombotico ischemico”, ma tale relazione era stata redatta due mesi dopo il decesso, senza alcun esame autoptico e basandosi su una ricostruzione a distanza.

Il Tribunale ha sottolineato come l’autopsia fosse l’unico esame in grado di stabilire con esattezza le cause della morte. In sua assenza, non era possibile escludere che il decesso fosse stato causato da una patologia pregressa che era degenerata, indipendentemente dalla caduta. Pertanto, non è stato provato con la necessaria certezza processuale che la caduta sia stata la causa determinante della morte.

Le motivazioni

Le motivazioni della sentenza si concentrano sull’applicazione rigorosa dei principi sull’onere della prova. Il giudice ha stabilito che non è sufficiente che un evento dannoso avvenga all’interno di una struttura sanitaria per far scattare automaticamente la sua responsabilità. La parte che accusa deve fornire elementi concreti e specifici che dimostrino una mancanza da parte della struttura. In questo caso, le attrici non hanno chiarito quale norma di diligenza, prudenza o perizia sarebbe stata violata dal personale. Inoltre, la mancanza di una prova certa sul legame causa-effetto tra caduta e decesso si è rivelata decisiva. Le ipotesi, per quanto plausibili, non possono sostituire la certezza processuale richiesta per affermare una responsabilità giuridica.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale in materia di responsabilità sanitaria: chi chiede un risarcimento deve essere in grado di costruire un’accusa fondata su fatti specifici e prove concrete. Una generica lamentela di scarsa sorveglianza non è sufficiente. Allo stesso modo, il nesso di causalità tra l’evento (la caduta) e il danno finale (il decesso) deve essere dimostrato in modo rigoroso, non potendosi basare su mere supposizioni. Per i familiari, questo significa che è fondamentale acquisire ogni elemento utile a ricostruire l’accaduto nell’immediatezza dei fatti, mentre per le strutture sanitarie emerge l’importanza di una documentazione accurata e del rispetto scrupoloso delle procedure operative.

In un caso di responsabilità sanitaria, è sufficiente lamentare una generica negligenza del personale?
No, la sentenza chiarisce che la parte attrice ha l’onere di allegare in modo specifico, prima ancora che di provare, i profili di responsabilità e il comportamento alternativo che il personale avrebbe dovuto tenere per evitare il danno.

La caduta di un paziente anziano in una struttura sanitaria comporta automaticamente la responsabilità della struttura stessa?
No. Se la struttura dimostra di aver seguito le normali procedure, di aver supervisionato adeguatamente il paziente in base al suo grado di autonomia e la caduta risulta un evento imprevedibile, la responsabilità può essere esclusa.

Come si dimostra il nesso di causalità tra una caduta e il successivo decesso del paziente?
La prova deve essere rigorosa. Una relazione medica basata su ipotesi e redatta a distanza di tempo, in assenza di un esame autoptico, è stata ritenuta insufficiente dal Tribunale per stabilire con la necessaria certezza processuale che la caduta sia stata la causa determinante della morte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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