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Rendita vitalizia: quando si prescrive il diritto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 13229/2024, affronta la complessa questione della prescrizione del diritto del lavoratore alla costituzione di una rendita vitalizia in caso di contributi omessi dal datore di lavoro. A causa di un persistente contrasto giurisprudenziale sul momento da cui far decorrere il termine di prescrizione, la Sezione Lavoro ha deciso di rimettere la questione alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo, sospendendo la decisione sul caso specifico.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Rendita vitalizia per contributi omessi: la Cassazione rimette la questione della prescrizione alle Sezioni Unite

L’omesso versamento dei contributi previdenziali da parte del datore di lavoro è un incubo per molti lavoratori, che rischiano di vedere ridotta o annullata la propria pensione futura. Uno strumento di tutela fondamentale è la rendita vitalizia, prevista dall’art. 13 della legge n. 1338/1962, che permette di ‘sanare’ i buchi contributivi. Ma cosa accade se passano molti anni? Il diritto a questa tutela si prescrive? Con l’ordinanza interlocutoria n. 13229 del 14 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha deciso di non decidere, rimettendo la spinosa questione alle Sezioni Unite a causa di un profondo e annoso contrasto giurisprudenziale.

I fatti del caso

Un lavoratore si era visto negare una parte della pensione a causa di contributi non versati dal suo ex datore di lavoro, una cooperativa ormai in liquidazione, per un periodo lavorativo risalente agli anni ’50 e ’60. Il lavoratore aveva quindi agito in giudizio per essere autorizzato a costituire, a proprie spese, la rendita vitalizia sostitutiva. La Corte d’Appello aveva accolto la sua domanda, ritenendo che il termine di prescrizione per esercitare tale diritto decorresse non dall’omissione contributiva, ma dal momento in cui il lavoratore avesse avuto conoscenza dell’impossibilità del datore di lavoro di provvedere. L’ente previdenziale ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo una diversa decorrenza della prescrizione.

La questione della prescrizione della rendita vitalizia

Il cuore del problema risiede nell’individuare se e quando si prescrive il diritto del lavoratore a costituire la rendita vitalizia. Nel corso degli anni, la giurisprudenza della Cassazione ha offerto soluzioni diametralmente opposte:

1. Tesi dell’imprescrittibilità: Un primo orientamento, più risalente, considerava la facoltà di costituire la rendita come un diritto non soggetto a prescrizione, volto a sanare una posizione assicurativa senza limiti di tempo.
2. Tesi della prescrizione decennale (con decorrenza variabile): Un secondo e più consolidato orientamento ritiene il diritto soggetto alla prescrizione ordinaria di dieci anni. Il vero punto di scontro, però, è il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio. Le ipotesi principali sono:
* Dalla prescrizione dei contributi: Il termine decorre dal momento in cui l’ente previdenziale non può più richiedere i contributi al datore di lavoro.
* Dalla conoscenza dell’impossibilità del datore: Come sostenuto dalla Corte d’Appello nel caso di specie, il termine decorre da quando il lavoratore viene a sapere che il datore non può pagare.
* Dal verificarsi del danno: Una terza via, suggerita nell’ordinanza in esame, fa decorrere la prescrizione dal momento in cui si concretizza il danno per il lavoratore, cioè quando l’ente previdenziale, al momento della richiesta di pensione, nega la prestazione a causa del ‘buco’ contributivo.

Le motivazioni della Corte

La Sezione Lavoro, nell’ordinanza di rimessione, ha evidenziato come la questione sia di “massima di particolare importanza” e come il contrasto giurisprudenziale sia profondo e non ancora risolto. La Corte ha ripercorso l’evoluzione dei vari orientamenti, sottolineando la necessità di un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite.

La norma sulla rendita vitalizia è nata per proteggere il lavoratore dal rischio di un danno pensionistico definitivo, specialmente in casi di omissioni contributive molto remote nel tempo. La Corte osserva che ancorare la prescrizione alla data in cui si prescrivono i contributi potrebbe vanificare questa tutela, poiché il lavoratore potrebbe non essere ancora a conoscenza del problema. D’altra parte, lasciare il diritto imprescrittibile o legarlo a un evento soggettivo come la ‘conoscenza’ del lavoratore potrebbe ledere il principio di certezza del diritto.

Per questi motivi, la Corte ha ritenuto indispensabile rimettere la causa al suo massimo organo nomofilattico, affinché venga stabilito un principio di diritto chiaro e uniforme, capace di bilanciare la tutela del lavoratore con le esigenze di stabilità del sistema giuridico.

Le conclusioni e le implicazioni future

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione non ha risolto il caso, ma ha compiuto un passo decisivo verso la sua soluzione. La decisione che verrà presa dalle Sezioni Unite avrà un impatto enorme su innumerevoli lavoratori che si trovano o si troveranno in situazioni analoghe. Verrà finalmente stabilito, in modo definitivo, entro quali limiti di tempo un lavoratore può agire per sanare la propria posizione previdenziale compromessa dall’inadempimento del datore di lavoro.

La futura sentenza delle Sezioni Unite definirà il corretto equilibrio tra il diritto del lavoratore a una giusta pensione e il principio di certezza dei rapporti giuridici, ponendo fine a decenni di incertezza interpretativa su un tema cruciale del diritto del lavoro e della previdenza sociale.

Qual è la questione giuridica principale affrontata dall’ordinanza?
L’ordinanza affronta il problema di determinare se e da quando decorra il termine di prescrizione per il diritto del lavoratore a costituire la rendita vitalizia prevista dall’art. 13 della legge n. 1338/1962, in caso di omissione contributiva da parte del datore di lavoro.

Perché la Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva?
La Corte non ha deciso nel merito perché ha riscontrato un persistente e profondo contrasto nella sua stessa giurisprudenza riguardo alla prescrizione di tale diritto. Per garantire una interpretazione uniforme della legge su una questione di massima importanza, ha ritenuto necessario rimettere la causa alle Sezioni Unite.

Cosa accadrà adesso?
La causa sarà esaminata e decisa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. La loro sentenza stabilirà un principio di diritto vincolante che risolverà il contrasto giurisprudenziale e fornirà una regola chiara sulla prescrizione del diritto alla rendita vitalizia, influenzando tutti i futuri casi simili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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