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Regolamento spese processuali: l’obbligo del giudice

La Corte di Cassazione chiarisce che, in caso di riforma anche parziale di una sentenza, il giudice d’appello ha il dovere di provvedere d’ufficio a un nuovo regolamento spese processuali, comprese quelle di CTU. Tale obbligo sussiste anche in assenza di uno specifico motivo di appello sulla ripartizione dei costi, poiché la decisione sulle spese è una conseguenza diretta dell’esito complessivo della lite, secondo il principio dell’effetto espansivo della riforma.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento Spese Processuali: La Riforma della Sentenza Impone una Nuova Valutazione

Quando una sentenza viene modificata in appello, cosa succede alle spese legali e di consulenza tecnica (CTU) stabilite in primo grado? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale: la riforma della decisione di merito, anche se parziale, impone al giudice d’appello di procedere a un nuovo regolamento spese processuali. Questo dovere sussiste d’ufficio, cioè anche se la parte non ha presentato uno specifico motivo di appello su questo punto.

Il Contesto del Ricorso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce da una vicenda in cui la Corte d’Appello, pur accogliendo parzialmente le ragioni degli appellanti e riformando la sentenza di primo grado, aveva ritenuto di non poter modificare la statuizione sulle spese di CTU. La motivazione? Gli appellanti non avevano sollevato una censura specifica contro quel capo della decisione. Di conseguenza, pur risultando parzialmente vittoriosi nel merito, si trovavano ancora a dover sostenere integralmente i costi della consulenza tecnica disposta nel primo giudizio. Ritenendo errata questa conclusione, i cittadini hanno proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la riforma nel merito avrebbe dovuto automaticamente comportare una nuova valutazione di tutti gli oneri processuali.

La Decisione della Cassazione sul regolamento spese processuali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto. I giudici di legittimità hanno chiarito che il giudice che riforma la sentenza di primo grado ha il potere e il dovere di provvedere a un nuovo regolamento spese processuali complessivo, basato sull’esito finale della lite.

L’Effetto Espansivo della Riforma

Il principio cardine su cui si fonda la decisione è l’articolo 336 del Codice di Procedura Civile, che disciplina l'”effetto espansivo dell’impugnazione”. Secondo tale norma, la riforma di una parte della sentenza si estende anche alle parti dipendenti da quella riformata. La condanna alle spese è una statuizione accessoria e dipendente dall’esito del merito. Di conseguenza, se il merito viene modificato, anche la decisione sulle spese deve essere riconsiderata per adeguarla alla nuova situazione.

Unitarietà e Globalità della Soccombenza

La Cassazione ha inoltre ribadito che il criterio per l’individuazione della parte soccombente (cioè quella che perde la causa) deve essere unitario e globale. Non si valuta la soccombenza grado per grado, ma si guarda all’esito complessivo dell’intera controversia. Il giudice d’appello, una volta riformata la decisione, deve individuare chi, alla luce del nuovo verdetto, risulta essere la parte parzialmente soccombente e quella parzialmente vincitrice, e ripartire le spese di conseguenza.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha specificato che le spese di consulenza tecnica d’ufficio (CTU) non sono un’entità autonoma, ma rientrano a pieno titolo nelle spese processuali regolate dagli articoli 91 e 92 del codice di procedura civile. Pertanto, esse seguono la stessa sorte di tutte le altre spese della lite. L’assunto della Corte d’Appello, secondo cui sarebbe stato necessario uno specifico motivo di impugnazione per modificare la ripartizione delle spese di CTU, è stato giudicato errato. La riforma della sentenza di primo grado aveva travolto tutte le statuizioni in essa contenute, inclusa quella sulle spese. Di conseguenza, il giudice d’appello avrebbe dovuto procedere d’ufficio a una nuova e complessiva regolamentazione dei costi, in aderenza al principio della soccombenza determinato dall’esito finale del giudizio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione rafforza la tutela della parte che ottiene una riforma favorevole in appello. In pratica, se si vince, anche solo parzialmente, l’appello, non è necessario aver impugnato specificamente la condanna alle spese di primo grado. Sarà il giudice d’appello a dover ricalcolare e ripartire tutti i costi, inclusi quelli per le consulenze tecniche, in base al nuovo equilibrio stabilito dalla sua sentenza. Questo principio garantisce coerenza tra la decisione sul merito e le sue conseguenze economiche, evitando che una parte, pur vittoriosa, si trovi a pagare spese che non le competono più.

Se una sentenza di primo grado viene parzialmente modificata in appello, cosa succede alle spese di CTU già liquidate?
Secondo la Corte, il giudice d’appello deve riconsiderare e ripartire d’ufficio anche le spese di CTU, poiché esse fanno parte del complessivo regolamento delle spese processuali che deve essere adeguato al nuovo esito della lite.

È necessario presentare un motivo di appello specifico sulla ripartizione delle spese per ottenerne la modifica in caso di riforma della sentenza?
No, la Cassazione ha stabilito che non è necessario un motivo specifico. La riforma anche parziale della sentenza di merito obbliga il giudice d’appello a provvedere d’ufficio a un nuovo regolamento di tutte le spese, in base al principio dell’effetto espansivo dell’impugnazione.

Qual è il criterio che guida la ripartizione delle spese processuali in caso di riforma della sentenza?
Il criterio è quello della soccombenza, valutata sull’esito complessivo e globale della lite. Il giudice deve determinare chi è la parte vincitrice e chi è la parte soccombente alla fine dell’intero percorso giudiziario e ripartire le spese di conseguenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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