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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

In una causa per risarcimento danni di guerra, il Ministero dell’Economia, intervenuto volontariamente, sollevava un’eccezione di incompetenza territoriale. Il Tribunale la rigettava con un’ordinanza. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il successivo regolamento di competenza proposto dal Ministero, chiarendo che l’ordinanza impugnata non era una decisione definitiva sulla competenza, bensì un’ordinanza di ‘accantonamento’. La Corte ha sottolineato che, per essere impugnabile, una decisione sulla competenza deve essere preceduta dall’invito alle parti a precisare le conclusioni, formalità mancata nel caso di specie.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento di Competenza: La Forma del Provvedimento è Decisiva

Nel complesso mondo della procedura civile, la forma dei provvedimenti gioca un ruolo cruciale nel determinare i rimedi esperibili dalle parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile un regolamento di competenza a causa di un vizio formale nella decisione del giudice di primo grado. L’analisi di questo caso offre spunti preziosi per comprendere la differenza tra una decisione definitiva e un mero provvedimento interlocutorio.

I Fatti del Caso: Una Causa per Danni di Guerra e l’Intervento dello Stato

Due fratelli avevano citato in giudizio la Repubblica Federale di Germania dinanzi al Tribunale di Avezzano per ottenere il risarcimento dei danni subiti dal loro padre, catturato e deportato dalle forze tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. La richiesta di risarcimento era stata avanzata jure hereditario, ovvero come eredi del diritto del padre.

Nel corso del giudizio, interveniva volontariamente il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Sulla base di una recente normativa, il Ministero sosteneva di essere l’unico soggetto legittimato passivo per tali richieste di risarcimento, escludendo la responsabilità diretta dello Stato tedesco. Di conseguenza, l’Amministrazione finanziaria eccepiva l’incompetenza territoriale del Tribunale di Avezzano, indicando come foro competente quello di L’Aquila, in applicazione delle regole del cosiddetto “foro erariale”.

La Decisione del Tribunale e l’Istanza alla Cassazione

Il Tribunale di Avezzano, con un’ordinanza, rigettava l’eccezione di incompetenza. La motivazione si basava sul principio secondo cui il foro erariale non si applicherebbe quando la Pubblica Amministrazione interviene volontariamente nel processo, anziché essere citata in giudizio sin dall’inizio.

Ritenendo errata tale decisione, il Ministero delle finanze proponeva un’istanza di regolamento di competenza alla Corte di Cassazione, chiedendo di affermare la competenza del Tribunale de L’Aquila. Sorprendentemente, anche gli attori originari aderivano a tale istanza, concordando sullo spostamento della causa.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile?

Nonostante l’accordo tra le parti, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito della questione di competenza, ma in un aspetto puramente procedurale: la natura del provvedimento impugnato. La Suprema Corte ha chiarito che un provvedimento può essere impugnato con il regolamento di competenza solo se costituisce una decisione definitiva sulla questione. Nel caso specifico, l’ordinanza del Tribunale di Avezzano non aveva tale natura.

Il punto chiave, spiega la Corte, è che un giudice, per emettere una decisione definitiva sulla competenza, deve prima invitare le parti a “precisare le conclusioni”. Questo passaggio formale segna la transizione dalla fase istruttoria a quella decisoria. Poiché il giudice di Avezzano aveva rigettato l’eccezione senza questa formalità, il suo provvedimento non poteva essere considerato una decisione, ma una cosiddetta “ordinanza di accantonamento”. Con tale atto, il giudice sceglie di risolvere la questione di competenza unitamente al merito, senza definire subito il punto. Ai fini dell’impugnabilità, ciò che conta è la forma del provvedimento adottato, non l’intenzione del magistrato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Litiganti

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la necessità di un’attenta analisi formale dei provvedimenti giudiziari prima di scegliere lo strumento di impugnazione. Impugnare un’ordinanza interlocutoria con un mezzo previsto per le decisioni definitive, come il regolamento di competenza, porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente spreco di tempo e risorse. Questo caso insegna che l’affidamento delle parti deve essere tutelato attraverso il rispetto delle forme processuali, che garantiscono certezza su quando e come un provvedimento possa essere contestato.

Quando un’ordinanza che rigetta un’eccezione di incompetenza può essere impugnata con regolamento di competenza?
Solo quando assume la forma di una decisione definitiva sulla competenza. Per essere tale, il giudice deve aver preventivamente invitato le parti a precisare le loro conclusioni, segnando così il passaggio dalla fase istruttoria a quella decisoria.

Cos’è un’ordinanza di “accantonamento” in materia di competenza?
È un provvedimento con cui il giudice, pur pronunciandosi su un’eccezione di incompetenza, sceglie di non definirla immediatamente e in via definitiva, ma di risolverla unitamente al merito della causa. Tale provvedimento non è impugnabile con regolamento di competenza.

Ai fini dell’impugnazione di un provvedimento sulla competenza, conta più l’intenzione del giudice o la forma dell’atto?
Secondo la Corte di Cassazione, la forma del provvedimento è decisiva. Anche se il giudice avesse avuto l’intenzione di decidere in modo definitivo, se non adotta le forme prescritte dalla legge (come l’invito a precisare le conclusioni), il suo provvedimento non è qualificabile come decisione e non può essere impugnato come tale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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