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Regolamento di competenza: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un regolamento di competenza sollevato d’ufficio da un Tribunale delle Acque Pubbliche. La controversia, nata per contributi consortili su acque meteoriche, era stata erroneamente trasferita dal giudice ordinario a quello specializzato. La Suprema Corte chiarisce che il secondo giudice non può sollevare conflitto se ritiene che la competenza non sia per materia, ma vada determinata secondo i criteri ordinari di valore o territorio, rendendo così definitiva la decisione del primo giudice, seppur errata.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Regolamento di competenza: i limiti alla sua proposizione d’ufficio

Il regolamento di competenza è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento processuale, pensato per risolvere i conflitti tra giudici su chi debba decidere una determinata causa. Tuttavia, la sua applicazione non è illimitata. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i precisi paletti che ne delimitano l’ammissibilità, specialmente quando sollevato d’ufficio dal secondo giudice investito della controversia. Analizziamo una decisione che chiarisce quando la dichiarazione di incompetenza, seppur errata, diventa vincolante.

I Fatti del Caso: Una Controversia sui Contributi Consortili

La vicenda trae origine dall’opposizione promossa da un Comune contro un’ingiunzione di pagamento emessa da una società concessionaria per la riscossione di contributi consortili. L’importo, superiore a 360.000 euro, era richiesto a titolo di contributi per lo scarico di acque meteoriche nei canali di un consorzio di bonifica per un periodo di quasi dieci anni.

Il Tribunale ordinario, inizialmente adito dal Comune, dichiarava la propria incompetenza funzionale. Secondo il primo giudice, la controversia rientrava nella competenza per materia del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche (TRAP), in quanto relativa a canoni per l’uso di beni del demanio idrico.

Il Conflitto di Competenza tra Tribunale Ordinario e Specializzato

La causa veniva quindi riassunta dinanzi al TRAP. Quest’ultimo, tuttavia, non si riteneva competente e sollevava d’ufficio un regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Il TRAP sosteneva che il Tribunale ordinario avesse errato, poiché la controversia non riguardava acque pubbliche. Le acque piovane, convogliate in fognature, non possiedono infatti il requisito fondamentale dell’attitudine ad usi di pubblico interesse generale, necessario per qualificarle come pubbliche ai sensi della normativa di settore. Di conseguenza, secondo il TRAP, la competenza non era quella specializzata per materia, ma andava determinata secondo i criteri ordinari.

La Decisione della Cassazione sul regolamento di competenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza di regolamento di competenza inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, espresso in particolare dalle Sezioni Unite, che pone limiti precisi alla possibilità per il secondo giudice (il cosiddetto giudice ad quem) di sollevare un conflitto.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il regolamento di competenza d’ufficio, ai sensi dell’art. 45 c.p.c., è ammissibile solo se si crea un conflitto negativo tra giudici entrambi potenzialmente competenti per materia o per territorio inderogabile. Lo scopo della norma è evitare che una causa, che la legge riserva a un giudice specializzato, venga decisa da un giudice ordinario, e viceversa.

Tuttavia, questo meccanismo non può essere attivato quando il secondo giudice, nel negare la propria competenza per materia, conclude che la controversia debba essere regolata solo in base a criteri di competenza derogabili, come il valore o il territorio. In questo scenario, non esiste alcun giudice dotato di competenza funzionale inderogabile.

Nel caso specifico, il TRAP ha correttamente argomentato la propria carenza di competenza ratione materiae (la pars destruens), ma non ha individuato un altro giudice (né il primo, né un terzo) che fosse inderogabilmente competente per materia (la pars construens). Di conseguenza, la competenza resta regolata dai criteri ordinari. Poiché la legge non consente un regolamento d’ufficio per questioni di valore o territorio derogabile, la richiesta del TRAP è stata dichiarata inammissibile.

Le conclusioni

La pronuncia della Cassazione ha un’implicazione pratica di grande rilievo: la dichiarazione di incompetenza del primo giudice, anche se basata su una valutazione errata, diventa incontestabile e vincolante per il secondo giudice se quest’ultimo non può a sua volta individuare una diversa competenza per materia o per territorio inderogabile. La causa, dunque, deve proseguire davanti al giudice ad quem, ovvero il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche, che è stato investito della questione a seguito della riassunzione. Si cristallizza così una competenza che, sebbene originata da un errore, non può più essere messa in discussione attraverso lo strumento del regolamento d’ufficio.

Quando un giudice può sollevare d’ufficio un regolamento di competenza?
Un giudice può sollevare d’ufficio un regolamento di competenza, ai sensi dell’art. 45 c.p.c., solo quando ritiene di essere incompetente per ragioni di materia o di territorio inderogabile e sussiste un conflitto negativo con il giudice che gli ha trasmesso la causa.

Perché in questo caso specifico la richiesta è stata dichiarata inammissibile?
La richiesta è stata dichiarata inammissibile perché il secondo giudice (il Tribunale delle Acque Pubbliche), pur negando la propria competenza per materia, ha di fatto ricondotto la questione ai criteri ordinari di competenza (valore o territorio). Poiché non ha individuato un’altra competenza inderogabile in capo a un altro giudice, non poteva sollevare il conflitto d’ufficio.

Qual è la conseguenza dell’inammissibilità del regolamento di competenza?
La conseguenza è che la decisione del primo giudice, sebbene errata, diventa definitiva e vincolante. Pertanto, la causa deve essere trattata e decisa dal secondo giudice (quello ad quem), al quale era stata originariamente riassunta, che in questo caso è il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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