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Recesso contratto progetto: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del recesso da un contratto a progetto per il periodo in cui la prestazione lavorativa è stata sospesa prima che la causa giustificativa (cessazione di un finanziamento pubblico) fosse formalmente deliberata. La motivazione del recesso non può avere efficacia retroattiva, pertanto la sospensione anticipata costituisce un inadempimento contrattuale che dà diritto al risarcimento del danno.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Recesso Contratto a Progetto: la Causa Deve Esistere al Momento della Sospensione

Il recesso da un contratto a progetto, o la sospensione del rapporto di lavoro, richiede una causa giustificativa valida, attuale e formalizzata. Non è possibile interrompere una prestazione lavorativa basandosi su un evento futuro, anche se ritenuto certo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 1209 del 2024, chiarendo che la causa di risoluzione non può avere efficacia retroattiva per sanare un’interruzione del rapporto avvenuta in precedenza.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un’azienda pubblica territoriale per l’edilizia residenziale che aveva stipulato diversi contratti a progetto con alcuni lavoratori. L’azienda aveva sospeso di fatto le prestazioni lavorative e successivamente comunicato il recesso anticipato, motivandolo con la cessazione dei finanziamenti regionali necessari per sostenere il progetto.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva già accertato un’incongruenza temporale: la sospensione del rapporto era avvenuta in un periodo (dal 10 agosto 2015 al 9 agosto 2016) antecedente alla data in cui la Giunta Regionale aveva formalmente deliberato la cessazione dei finanziamenti. Di conseguenza, i giudici di merito avevano condannato l’azienda al risarcimento dei danni per l’illegittima interruzione del rapporto in quel lasso di tempo, ritenendo che la sospensione non fosse sorretta da alcuna valida giustificazione.

La Decisione della Cassazione sul recesso contratto a progetto

L’azienda ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di aver correttamente interpretato le clausole contrattuali e che la cessazione dei finanziamenti costituisse un’impossibilità sopravvenuta per factum principis. Ha inoltre lamentato una motivazione contraddittoria da parte della Corte d’Appello.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione di merito. Gli Ermellini hanno stabilito che l’interpretazione del contratto fornita dalla Corte d’Appello era pienamente logica e plausibile, e come tale non sindacabile in sede di legittimità. Il punto cruciale, secondo la Cassazione, è che la semplice previsione di una futura cessazione dei fondi non legittimava la sospensione del rapporto di lavoro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su un principio fondamentale: la causa che giustifica la risoluzione o la sospensione di un contratto deve esistere ed essere giuridicamente efficace nel momento in cui la sospensione stessa ha luogo.

Nel caso specifico, la delibera regionale che ha sancito la fine dei finanziamenti è stata emanata solo al termine del periodo di sospensione contestato. Pertanto, tale delibera non poteva essere usata retroattivamente per giustificare un’interruzione del rapporto già avvenuta. La sospensione, in quel periodo, era di fatto priva di qualsiasi copertura giuridica o contrattuale, configurandosi come un inadempimento da parte del datore di lavoro.

La Cassazione ha ribadito che, in tema di interpretazione contrattuale, il ricorso in sede di legittimità non può limitarsi a proporre una lettura delle clausole diversa e più favorevole al ricorrente. È necessario dimostrare che l’interpretazione del giudice di merito sia viziata da un errore di diritto o da un’illogicità manifesta, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito per i datori di lavoro: ogni decisione che incide su un rapporto contrattuale, come la sospensione o il recesso, deve fondarsi su presupposti certi, attuali e formalmente validi al momento in cui viene presa. Non è possibile agire d’anticipo sulla base di eventi futuri, anche se altamente probabili. Per i lavoratori, la decisione riafferma il diritto a non subire interruzioni illegittime della prestazione e a ottenere il giusto risarcimento qualora ciò avvenga. La tempistica degli atti formali è, dunque, un elemento cruciale per determinare la legittimità delle azioni intraprese dalle parti contrattuali.

È possibile sospendere un contratto di lavoro in previsione di una futura causa di risoluzione, come la cessazione di un finanziamento?
No. La sentenza chiarisce che la causa giustificativa della sospensione o del recesso deve essere attuale e formalmente esistente nel momento in cui la decisione viene attuata. Una causa futura non può giustificare una sospensione attuale.

Una delibera che cessa un finanziamento può avere effetto retroattivo per giustificare un recesso comunicato in precedenza?
No. La Corte ha stabilito che la delibera produce i suoi effetti solo dal momento della sua emanazione e non può essere usata per sanare retroattivamente una sospensione del rapporto di lavoro avvenuta prima della sua adozione.

In un ricorso in Cassazione, è sufficiente proporre un’interpretazione del contratto diversa da quella del giudice di merito per ottenere una riforma della sentenza?
No, non è sufficiente. Il ricorrente deve dimostrare che l’interpretazione del giudice di merito viola specifiche regole legali di interpretazione o è basata su argomentazioni illogiche o insufficienti. La semplice contrapposizione di un’interpretazione alternativa non costituisce un valido motivo di ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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