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Quota B pensione spettacolo: il limite massimo vale

La Corte di Cassazione ha stabilito che per il calcolo della quota B pensione spettacolo, destinata ai lavoratori del settore, si deve ancora applicare il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dal d.P.R. n. 1420 del 1971. La Corte ha chiarito che le riforme successive, in particolare il d.lgs. n. 182 del 1997, non hanno abrogato tale tetto. La decisione riforma la sentenza d’appello che aveva escluso l’applicazione del massimale, accogliendo il ricorso dell’Istituto Previdenziale e rinviando la causa per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Quota B Pensione Spettacolo: la Cassazione Conferma la Validità del Tetto Retributivo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato il suo orientamento sul calcolo della quota B pensione spettacolo, un tema di grande interesse per i lavoratori del settore. La Suprema Corte ha affermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, introdotto dal d.P.R. n. 1420 del 1971, è ancora pienamente applicabile, anche dopo le riforme legislative successive. Questa decisione chiarisce un punto cruciale, con importanti implicazioni per la determinazione degli importi pensionistici.

I Fatti del Caso: Una Controversia sul Calcolo della Pensione

La vicenda trae origine dalla domanda di un lavoratore del settore dello spettacolo, titolare di una pensione con decorrenza dal 2006 e di un successivo supplemento dal 2011. Il lavoratore contestava il metodo di calcolo applicato dall’Istituto Previdenziale per la cosiddetta “quota B” della sua pensione, ovvero la parte corrispondente all’anzianità contributiva maturata a partire dal 1° gennaio 1993.

In particolare, il contendere riguardava l’applicazione del massimale di retribuzione giornaliera pensionabile stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971. La Corte d’Appello di Roma, in riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione al lavoratore, sostenendo che tale limite fosse stato superato e implicitamente abrogato dal decreto legislativo n. 182 del 1997, che aveva profondamente innovato il metodo di calcolo. Di conseguenza, l’Istituto Previdenziale ha presentato ricorso per cassazione contro tale sentenza.

La Disciplina della quota B pensione spettacolo secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Istituto, ribaltando la decisione dei giudici d’appello. Il principio di diritto enunciato è netto: nella determinazione della quota B pensione spettacolo per i lavoratori iscritti al fondo prima del 31 dicembre 1995, le retribuzioni giornaliere che superano il limite fissato dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971 non devono essere considerate.

I giudici di legittimità hanno chiarito che questo limite non è stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità, dalla normativa successiva, in particolare dall’art. 4 del d.lgs. n. 182 del 1997. La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile è considerata coessenziale a un sistema previdenziale che, per i lavoratori dello spettacolo, è storicamente più favorevole rispetto a quello generale in termini di requisiti di accesso e entità delle prestazioni.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione letterale e sistematica delle norme, analizzandone l’evoluzione nel tempo. L’argomentazione centrale è che, in assenza di un’abrogazione esplicita, una norma precedente sopravvive se non vi è una palese incompatibilità con quella successiva. In questo caso, il limite del 1971 e le innovazioni del 1997 possono coesistere.

Il tetto retributivo, secondo la Cassazione, contribuisce a bilanciare i diversi interessi di rilievo costituzionale, garantendo la sostenibilità di un regime pensionistico speciale e vantaggioso. La Corte ha sottolineato come questo orientamento sia ormai costante e consolidato, citando numerose sentenze precedenti che vanno nella stessa direzione. La Corte d’Appello, discostandosi da questo principio, è incorsa in un errore di diritto, affermando che la “quota B” non fosse più assoggettata al massimale storico. Di conseguenza, la sua sentenza è stata cassata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un punto fermo nella giurisprudenza sul calcolo delle pensioni per i lavoratori dello spettacolo. La principale implicazione pratica è che, per la determinazione della “quota B”, le retribuzioni percepite oltre il massimale stabilito dalla legge del 1971 non avranno effetto sull’importo della pensione. Questo fornisce certezza giuridica agli operatori del settore e all’Istituto Previdenziale, confermando la piena vigenza di una norma chiave del sistema pensionistico speciale. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà ora riesaminare il caso attenendosi scrupolosamente al principio di diritto stabilito dalla Cassazione.

Per calcolare la quota B della pensione dei lavoratori dello spettacolo, si applica ancora il limite massimo di retribuzione giornaliera del 1971?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971 è tuttora valido e deve essere applicato.

La riforma del 1997 ha annullato il limite di retribuzione previsto dalla normativa precedente?
No. Secondo la Suprema Corte, il d.lgs. n. 182 del 1997 non ha abrogato, né espressamente né per incompatibilità, il limite massimo di retribuzione. Pertanto, entrambe le discipline coesistono.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione per la causa in esame?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Istituto Previdenziale, annullando la sentenza della Corte d’Appello. La causa è stata rinviata alla stessa Corte d’Appello, che dovrà decidere nuovamente la questione applicando il principio secondo cui il limite di retribuzione è ancora in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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