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Querela di falso: interesse ad agire e spese legali

Un automobilista presenta una querela di falso contro i verbali di un test alcolemico. Successivamente, a seguito della risoluzione del procedimento penale collegato, dichiara di non avere più interesse alla causa. Il Tribunale dichiara l’improcedibilità della domanda ma, applicando il principio della soccombenza astratta, condanna l’attore al pagamento delle spese legali, ritenendo la sua azione originaria infondata per mancanza di prove sufficienti a superare la fede privilegiata degli atti pubblici.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di Falso: Cosa Succede se l’Interesse al Processo Viene Meno?

Avviare una querela di falso è un passo legale significativo, intrapreso per contestare la veridicità di documenti ufficiali come i verbali delle forze dell’ordine. Ma cosa accade se, nel corso del procedimento, la parte che ha sollevato la contestazione perde interesse a portarla avanti? Una recente sentenza del Tribunale di Venezia chiarisce come viene gestita una simile situazione, soprattutto per quanto riguarda la decisione sulle spese legali.

I Fatti del Caso: La Sfida all’Etilometro

Un automobilista citava in giudizio l’Amministrazione statale, proponendo una querela di falso contro una serie di documenti redatti dalla Polizia Stradale. Tra questi, l’annotazione di servizio, il verbale di contestazione e il verbale di accertamenti urgenti relativi a un controllo con etilometro. Secondo l’attore, tali documenti riportavano fatti non veritieri, in particolare riguardo al suo presunto comportamento ostruzionistico durante le prove, sostenendo un malfunzionamento dell’apparecchiatura. L’obiettivo era privare di efficacia probatoria tali atti, considerati dotati di “fede privilegiata”.

L’Amministrazione convenuta si difendeva sostenendo la piena legittimità degli atti e il corretto funzionamento dell’etilometro, producendo documentazione come il libretto metrologico dell’apparecchio e i dati estratti dall’archivio delle prove effettuate quella notte, che mostravano i ripetuti tentativi falliti da parte dell’automobilista.

La Svolta Processuale e la Perdita di Interesse

La situazione cambiava radicalmente quando, parallelamente al giudizio civile, il procedimento penale scaturito dagli stessi fatti si concludeva positivamente per l’imputato. Quest’ultimo, infatti, aveva ottenuto la sospensione del processo con messa alla prova, un istituto che, in caso di esito positivo, estingue il reato.

A questo punto, venendo meno l’esigenza di difendersi in sede penale, l’attore manifestava in sede civile il suo disinteresse a proseguire con la querela di falso, chiedendo al Tribunale di dichiarare la cessazione della materia del contendere, con compensazione delle spese di lite.

La Decisione del Tribunale sulla querela di falso

Il Tribunale ha accolto la richiesta di porre fine al giudizio, ma non come richiesto dall’attore. Ha dichiarato l’improcedibilità della domanda non per cessazione della materia del contendere, bensì per il sopravvenuto difetto di “interesse ad agire” (art. 100 c.p.c.). La manifestazione del venir meno dell’interesse, infatti, non equivale a una rinuncia agli atti, ma impone una declaratoria in rito.

Tuttavia, la questione più delicata rimaneva la gestione delle spese legali. L’Amministrazione convenuta, infatti, aveva interesse a vedersele liquidate.

Le Motivazioni: La Soccombenza Astratta

Per decidere sulle spese, il Tribunale ha applicato il principio della “soccombenza astratta” o “virtuale”. In pratica, il giudice ha valutato quale sarebbe stato l’esito probabile della causa se fosse proseguita fino alla sentenza di merito. L’analisi ha portato a una conclusione sfavorevole per l’attore.

Il Collegio ha osservato come la querela di falso fosse stata proposta sulla base di strumenti probatori del tutto insufficienti a superare l’efficacia di prova privilegiata degli atti pubblici impugnati. L’attore non aveva fornito prove concrete e decisive per dimostrare la falsità dei verbali, mentre l’Amministrazione aveva prodotto riscontri documentali solidi (libretto del macchinario, registrazioni dei tentativi di prova) che confermavano la correttezza dell’operato degli agenti e l’effettiva esecuzione dei test, seppur non portati a termine per la mancata collaborazione dell’attore.

Di conseguenza, l’attore è stato considerato la parte soccombente virtuale e condannato a rimborsare le spese legali alla parte convenuta, liquidate in € 2.356,00.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione offre due importanti insegnamenti. In primo luogo, manifestare il venir meno del proprio interesse a proseguire una causa non garantisce di per sé l’esenzione dal pagamento delle spese legali. Il giudice può e deve valutare, secondo il principio della soccombenza astratta, chi avrebbe avuto ragione nel merito. In secondo luogo, la sentenza ribadisce la serietà e l’onere probatorio richiesto per una querela di falso. Contestare un atto pubblico dotato di fede privilegiata richiede prove inconfutabili e non semplici affermazioni, altrimenti il rischio è non solo di perdere la causa, ma anche di essere condannati a sostenere i costi del processo.

Cosa succede se si avvia una querela di falso ma poi si perde interesse a proseguirla?
Il giudice può dichiarare il processo improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse ad agire. Tuttavia, questa chiusura in rito non esclude una decisione sulle spese legali.

Chi paga le spese legali se un processo si chiude per mancanza di interesse di una delle parti?
Le spese legali vengono decise sulla base del principio della “soccombenza astratta”. Il giudice valuta quale sarebbe stato l’esito più probabile della causa se fosse continuata, e condanna la parte che presumibilmente avrebbe perso a pagare le spese.

È sufficiente la sola affermazione di un cittadino per provare la falsità di un verbale della Polizia?
No, non è sufficiente. Un verbale redatto da un pubblico ufficiale è un atto pubblico con “fede privilegiata”. Per contestarne la veridicità è necessario avviare una querela di falso e fornire prove concrete e robuste che ne dimostrino la falsità, superando l’elevata efficacia probatoria del documento stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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