LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela di falso: i limiti alla prova della notifica

La Corte d’Appello ha dichiarato inammissibile una querela di falso contro la relazione di notifica di un ufficiale giudiziario. La decisione si basa sul principio che l’attestazione del pubblico ufficiale fa piena prova dei fatti avvenuti in sua presenza e delle dichiarazioni ricevute, ma non della loro veridicità. Pertanto, la semplice contestazione dell’identità dichiarata dal ricevente non può essere oggetto di querela di falso senza ulteriori prove. Un errore materiale nel numero civico è stato ritenuto irrilevante. La Cassazione ha rinviato la causa per consentire alle parti di raggiungere un accordo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di Falso: Quando la Notifica è Valida Anche con Dubbi sull’Identità

La notificazione di un atto giudiziario è un momento cruciale del processo. Ma cosa succede se si contesta l’identità della persona che ha ricevuto l’atto? La querela di falso è lo strumento giusto per farlo? Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci aiuta a fare chiarezza sui limiti di questa azione, confermando un principio fondamentale: la fede pubblica dell’atto non copre la veridicità delle dichiarazioni rese al pubblico ufficiale.

I fatti del caso: una notifica contestata

Due privati cittadini proponevano una querela di falso avverso la relazione di notificazione di un atto giudiziario. Secondo la relazione, l’ufficiale giudiziario aveva consegnato l’atto nelle mani di una persona qualificatasi come una dei destinatari e come coniuge dell’altro. I querelanti sostenevano la falsità di tale attestazione, mettendo in dubbio che la persona che aveva ricevuto l’atto fosse effettivamente chi diceva di essere. A complicare il quadro, vi era anche un errore nel numero civico indicato nella relazione.

La decisione dei giudici di merito e i limiti della querela di falso

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dichiarato la querela inammissibile. La ragione risiede in una distinzione sottile ma fondamentale: l’atto pubblico, come la relazione di notifica, fa piena prova fino a querela di falso solo per determinati aspetti. In particolare, copre i fatti che l’ufficiale giudiziario attesta essere avvenuti in sua presenza e le dichiarazioni che ha ricevuto. Non copre, invece, la veridicità intrinseca di tali dichiarazioni.

In altre parole, l’ufficiale attesta con fede pubblica che una persona, in quel luogo e a quell’ora, gli ha detto: “Sono Tizia, coniuge di Caio”. La querela di falso può contestare che quella persona abbia mai fatto tale dichiarazione, ma non può contestare, attraverso questo specifico strumento, che quella persona fosse davvero Tizia. Per contestare la veridicità dell’identità, i querelanti avrebbero dovuto fornire prove autonome, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Inoltre, la Corte d’Appello ha considerato l’errore sul numero civico come un mero errore materiale, dato che altri elementi (scala A, interno 26 di un palazzo) erano corretti e permettevano di identificare senza dubbio il luogo esatto della notifica.

Le motivazioni

La motivazione dei giudici si fonda su un consolidato principio del nostro ordinamento processuale. L’efficacia probatoria privilegiata dell’atto pubblico è circoscritta all'”estrinseco” dell’atto stesso, ovvero a ciò che il pubblico ufficiale vede, sente e compie direttamente. La veridicità del contenuto delle dichiarazioni rese dalle parti, il cosiddetto “intrinseco”, esula da questa efficacia. Di conseguenza, l’affermazione dell’identità da parte di chi riceve l’atto è una dichiarazione di parte, la cui verità non è coperta dalla fede pubblica della relazione. Contestare tale verità richiede un percorso probatorio ordinario, non il procedimento aggravato della querela di falso. Questo approccio mira a bilanciare la certezza degli atti pubblici con il diritto di difesa, evitando che lo strumento della querela venga utilizzato in modo improprio per contestare elementi che non rientrano nel suo ambito di applicazione.

Conclusioni

La vicenda processuale, attualmente sospesa per consentire alle parti di formalizzare un accordo transattivo, offre importanti spunti pratici. Chi intende contestare una notifica basandosi sull’identità del consegnatario deve essere consapevole che la sola querela di falso non è sufficiente se ci si limita a negare la veridicità dell’identità dichiarata all’ufficiale giudiziario. È necessario fornire prove concrete che smentiscano quanto attestato dal pubblico ufficiale riguardo ai fatti avvenuti in sua presenza. La decisione ribadisce la robustezza della relazione di notificazione come atto pubblico, ma ne delinea con precisione i confini, chiarendo che la fiducia nell’operato del pubblico ufficiale non si estende alla sincerità delle persone con cui interagisce.

È possibile contestare l’identità della persona che ha ricevuto un atto tramite querela di falso?
No, non direttamente. La querela di falso può essere utilizzata per contestare il fatto che l’ufficiale giudiziario abbia attestato di aver ricevuto una certa dichiarazione di identità, ma non per contestare la veridicità di quella dichiarazione. La veridicità dell’identità deve essere provata con altri mezzi.

Un errore nel numero civico sulla relazione di notifica la rende nulla?
Non necessariamente. Se altri elementi presenti nella relazione (come il nome sul citofono, la scala e il numero di interno) consentono di individuare con certezza il luogo della notifica, un errore nel numero civico può essere considerato un mero errore materiale e non invalida l’atto.

Qual è il valore probatorio della relazione di un ufficiale giudiziario?
La relazione fa piena prova, fino a querela di falso, dei fatti che l’ufficiale giudiziario attesta essere avvenuti in sua presenza e delle dichiarazioni che ha ricevuto. Tuttavia, non fa piena prova della veridicità del contenuto di tali dichiarazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati