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Qualificazione rapporto di lavoro: l’ordinanza 8450/2024

Con l’ordinanza 8450/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della qualificazione rapporto di lavoro di un dipendente che rivendicava mansioni superiori. La Corte ha stabilito che per il riconoscimento è necessario provare in modo rigoroso e continuativo lo svolgimento delle mansioni superiori, non essendo sufficiente una mera sostituzione occasionale. La decisione sottolinea l’importanza dell’onere della prova a carico del lavoratore.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Qualificazione Rapporto di Lavoro: L’Ordinanza sulle Mansioni Superiori

L’ordinanza n. 8450 del 28 marzo 2024 della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, offre importanti chiarimenti sulla qualificazione rapporto di lavoro in relazione al riconoscimento di mansioni superiori. La decisione ribadisce la necessità di una prova rigorosa e continuativa da parte del lavoratore che rivendica un inquadramento superiore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un lavoratore impiegato presso un’azienda di servizi. Il dipendente sosteneva di aver svolto in modo continuativo e prevalente mansioni riconducibili a un livello contrattuale superiore rispetto a quello formalmente assegnatogli. Per tale ragione, aveva richiesto in giudizio il riconoscimento delle differenze retributive e contributive spettanti.

L’Iter Giudiziario e la Prova delle Mansioni Svolte

Nei primi due gradi di giudizio, le corti di merito avevano respinto la domanda del lavoratore. Secondo i giudici, sebbene fosse emerso che il dipendente avesse occasionalmente svolto compiti di maggiore responsabilità, non era stata fornita una prova sufficiente della prevalenza e della continuità di tali mansioni. La difesa dell’azienda aveva infatti dimostrato che le attività superiori erano state svolte solo per brevi periodi, in sostituzione di colleghi assenti, e non costituivano l’attività principale del ricorrente. La questione centrale, dunque, verteva sulla corretta qualificazione rapporto di lavoro e sull’onere della prova.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, rigettando il ricorso del lavoratore. Gli Ermellini hanno ricordato che, ai sensi dell’art. 2103 del Codice Civile, il lavoratore ha diritto all’inquadramento superiore solo se lo svolgimento delle mansioni corrispondenti non sia avvenuto per mera sostituzione di un altro lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto.

La Suprema Corte ha sottolineato che la prova dello svolgimento di mansioni superiori deve essere particolarmente rigorosa. Non basta dimostrare di aver compiuto occasionalmente alcuni compiti di livello più elevato, ma è necessario provare che tali compiti siano stati svolti in modo continuativo, prevalente e sotto il pieno profilo quantitativo e qualitativo richiesto per la qualifica superiore. Nel caso di specie, il lavoratore non è riuscito a superare questo onere probatorio, non fornendo elementi sufficienti a dimostrare la stabilità e la prevalenza delle mansioni rivendicate.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nel diritto del lavoro: la rivendicazione di un inquadramento superiore richiede una prova solida e inequivocabile. Le aziende devono comunque prestare attenzione a non adibire i dipendenti a mansioni superiori in modo sistematico e prolungato senza un adeguato riconoscimento contrattuale. Per i lavoratori, invece, emerge la necessità di documentare attentamente e in modo dettagliato le attività svolte, qualora ritengano che queste non corrispondano al proprio livello di inquadramento.

Quando un lavoratore ha diritto al riconoscimento delle mansioni superiori?
Un lavoratore ha diritto al riconoscimento di un livello superiore quando svolge in modo continuativo e prevalente, e non per mera sostituzione occasionale, compiti appartenenti a tale livello, fornendone una prova rigorosa.

Chi deve provare lo svolgimento di mansioni superiori?
L’onere della prova grava interamente sul lavoratore. È lui che deve dimostrare in giudizio, con prove concrete e dettagliate, di aver svolto le mansioni superiori in modo stabile e prevalente.

La sostituzione di un collega assente dà diritto all’inquadramento superiore?
No, secondo la Corte, lo svolgimento di mansioni superiori per la sola necessità di sostituire un altro lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto non è di per sé sufficiente per ottenere il riconoscimento stabile della qualifica superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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