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Punteggio servizio militare: sì nelle graduatorie

Un docente si è visto annullare un contratto a tempo determinato dopo che l’amministrazione scolastica aveva rettificato il suo punteggio, escludendo i 12 punti per il servizio militare obbligatorio non prestato in costanza di servizio. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8586/2024, ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, stabilendo che il punteggio servizio militare deve essere sempre riconosciuto nelle graduatorie, in quanto le norme primarie (come l’art. 485, co. 7, D.Lgs. 297/1994) hanno portata generale e non possono essere derogate da fonti secondarie come i decreti ministeriali. La Corte ha affermato che il servizio reso alla patria è valido ‘a tutti gli effetti’, inclusa la valutazione nelle selezioni pubbliche come le graduatorie scolastiche.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Punteggio Servizio Militare: la Cassazione Conferma la Valutazione nelle Graduatorie Scolastiche

L’ordinanza n. 8586/2024 della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per il personale scolastico: il punteggio servizio militare obbligatorio deve essere sempre riconosciuto ai fini delle graduatorie, anche se svolto non in costanza di un rapporto di lavoro. Questa decisione chiarisce l’interpretazione delle norme e censura la prassi di limitarne la valutazione, offrendo tutela a chi ha servito lo Stato.

I Fatti del Caso

Un docente, inserito nelle graduatorie di istituto di III fascia, si era visto riconoscere 12 punti per il servizio di leva obbligatorio. Grazie a tale punteggio, aveva ottenuto un contratto a tempo determinato. Successivamente, l’amministrazione scolastica, in autotutela, rettificava il punteggio, escludendo quello relativo al servizio militare perché non prestato durante un rapporto di servizio. Di conseguenza, il contratto di lavoro veniva annullato.

Il docente si rivolgeva al Tribunale, che accoglieva la sua domanda, riconoscendogli il diritto ai 12 punti. Tuttavia, la Corte di Appello ribaltava la decisione, sostenendo che la normativa che prevede la valutazione del servizio militare (art. 485, d.lgs. 297/1994) si applicherebbe solo alla ricostruzione di carriera del personale di ruolo e non alla formazione delle graduatorie per le supplenze. Contro questa sentenza, il docente proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del docente, cassando la sentenza d’appello e affermando la piena validità del servizio militare ai fini del punteggio. La decisione si fonda su un’interpretazione sistematica delle norme di riferimento, che non permette distinzioni o limitazioni non previste dalla legge.

Le Motivazioni: Interpretazione Estensiva per il Punteggio Servizio Militare

Il cuore del ragionamento della Cassazione risiede nell’analisi combinata di due norme chiave:

1. Art. 485, comma 7, del D.Lgs. 297/1994 (Testo Unico Scuola): Questa disposizione stabilisce che ‘il periodo di servizio militare di leva […] è valido a tutti gli effetti’. La Corte sottolinea la portata generale e incondizionata di questa affermazione, che non può essere circoscritta solo alla ricostruzione di carriera post-assunzione in ruolo.

2. Art. 2050 del D.Lgs. 66/2000 (Codice dell’Ordinamento Militare): Questa norma, relativa alla valutazione del servizio militare nei concorsi pubblici, stabilisce che i periodi di servizio sono valutati con lo stesso punteggio attribuito ai servizi prestati presso enti pubblici. Inoltre, specifica che il periodo di leva è considerato a tutti gli effetti ai fini dell’ammissibilità e della valutazione dei titoli.

La Corte ha chiarito che le graduatorie scolastiche, pur non essendo concorsi in senso stretto, costituiscono procedure selettive ‘lato sensu concorsuali’, in quanto vedono una pluralità di candidati competere per l’assegnazione di posti. Pertanto, la disciplina generale sulla valutazione del servizio militare si applica pienamente anche a esse.

Di conseguenza, qualsiasi norma di rango secondario, come un decreto ministeriale (nel caso specifico, il D.M. 44/2011), che limiti la valutazione del servizio militare solo a quello prestato ‘in costanza di rapporto di lavoro’, è illegittima perché in contrasto con una fonte legislativa primaria. Tale norma regolamentare deve quindi essere disapplicata dal giudice.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza. Le sue implicazioni pratiche sono chiare:

* Piena Valutabilità: Il servizio militare obbligatorio deve essere sempre valutato nelle graduatorie di circolo e di istituto, così come in quelle ad esaurimento, attribuendo il relativo punteggio a prescindere dal fatto che sia stato svolto prima di iniziare a lavorare nella scuola.
* Principio di Non Discriminazione: La decisione si allinea al principio costituzionale (art. 52 Cost.) secondo cui chi è chiamato a un servizio obbligatorio nell’interesse della nazione non deve subire un pregiudizio, come la perdita di una valutazione utile a fini selettivi.
* Gerarchia delle Fonti: Viene riaffermato il principio che una norma regolamentare non può derogare o limitare una disposizione di legge. Le amministrazioni scolastiche devono attenersi a questo principio nel calcolo dei punteggi.

In definitiva, la Cassazione ha garantito che il dovere civico del servizio militare non si traduca in uno svantaggio professionale, assicurando una valutazione equa e conforme alla legge per tutti gli aspiranti docenti.

Il servizio militare obbligatorio dà diritto a punteggio nelle graduatorie scolastiche anche se non prestato in costanza di rapporto di lavoro?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il servizio militare di leva è valido ‘a tutti gli effetti’ e deve essere sempre valutato ai fini del punteggio nelle graduatorie, indipendentemente dal fatto che sia stato svolto prima di iniziare a lavorare nel settore scolastico.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto errata la decisione della Corte di Appello?
La Corte di Appello aveva interpretato in modo restrittivo l’art. 485, comma 7, del d.lgs. n. 297/1994, limitandone l’applicazione alla sola ricostruzione di carriera del personale di ruolo. La Cassazione ha corretto questa visione, affermando che la norma ha una portata generale e si applica anche alla formazione delle graduatorie, che sono procedure selettive.

Un decreto ministeriale può limitare il punteggio per il servizio militare previsto dalla legge?
No. La Corte ha chiarito che una norma di rango secondario, come un decreto ministeriale, non può contraddire o limitare una norma di rango primario (legge o decreto legislativo). Pertanto, la previsione regolamentare che consentiva la valutazione del solo servizio reso in costanza di rapporto di lavoro è stata ritenuta illegittima e deve essere disapplicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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