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Punteggio servizio militare: sì alla differenziazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13705/2025, ha stabilito la legittimità della differente valutazione del punteggio servizio militare nelle graduatorie del personale scolastico. Il servizio svolto non in costanza di rapporto di lavoro viene valutato meno rispetto a quello prestato interrompendo un incarico scolastico. Secondo la Corte, questa differenziazione non è discriminatoria ma ragionevole, in quanto tutela chi è costretto a interrompere il proprio servizio per adempiere a un obbligo di legge, equiparando tale periodo al servizio effettivo. Per chi svolge il servizio militare prima di entrare nel mondo della scuola, il punteggio è correttamente assimilato a quello di un generico servizio reso presso un’altra amministrazione pubblica.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Punteggio servizio militare: la Cassazione conferma la valutazione differenziata

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: la valutazione del punteggio servizio militare nelle graduatorie del personale scolastico. La Suprema Corte ha stabilito che è legittimo attribuire un punteggio inferiore per il servizio di leva svolto non in costanza di rapporto di lavoro rispetto a quello prestato da chi ha dovuto interrompere un incarico scolastico. Questa decisione chiarisce l’interpretazione delle norme e definisce un principio di non discriminazione basato sulla ragionevolezza.

I Fatti del Caso

Un collaboratore scolastico si era visto riconoscere un punteggio ridotto (0,6 punti per anno) per il servizio militare obbligatorio, in quanto svolto prima di iniziare a lavorare nel settore scolastico. L’aspirante sosteneva di avere diritto al punteggio pieno (6 punti per anno), lo stesso riconosciuto a chi svolge il servizio militare interrompendo un contratto di lavoro già in essere con la scuola.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, ritenendo discriminatoria la differenziazione del punteggio e disapplicando le norme secondarie che la prevedevano. Il Ministero dell’Istruzione, tuttavia, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo la piena legittimità del proprio operato.

Il dibattito sul punteggio servizio militare nelle graduatorie

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 2050 del Codice dell’Ordinamento Militare (D.Lgs. n. 66/2010). La norma prevede due scenari distinti:

1. Comma 1: Stabilisce che il servizio militare è valutato nei concorsi pubblici con lo stesso punteggio attribuito ai servizi prestati presso enti pubblici. Questo giustifica l’assegnazione di un punteggio base (in questo caso, 0,6 punti), equiparandolo a un generico servizio reso allo Stato.
2. Comma 2: Prevede che il periodo di servizio militare svolto in pendenza di un rapporto di lavoro sia considerato valido “a tutti gli effetti”, anche per la progressione di carriera.

La controversia nasceva dalla necessità di bilanciare il principio di non discriminazione con le diverse situazioni di partenza degli aspiranti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando le sentenze dei gradi precedenti. La motivazione dei giudici si fonda su un’analisi attenta del quadro normativo, ritenendo la differenziazione del punteggio non solo legittima, ma anche ragionevole.

Secondo la Corte, la norma che attribuisce il punteggio pieno a chi interrompe il rapporto di lavoro per adempiere all’obbligo di leva ha una finalità protettiva. Serve a evitare che il lavoratore subisca un pregiudizio rispetto ai colleghi che, nello stesso periodo, continuano a prestare servizio e a maturare punteggio. Si tratta di un’applicazione diretta del principio sancito dall’art. 52 della Costituzione, che tutela chi compie un dovere civico.

Questa esigenza di tutela, però, non sussiste per chi ha svolto il servizio militare prima di instaurare qualsiasi rapporto di lavoro con l’amministrazione scolastica. In questo caso, il servizio di leva viene correttamente valutato come un servizio generico reso allo Stato, al pari di altri impieghi presso la Pubblica Amministrazione. Pertanto, l’attribuzione di un punteggio inferiore (0,60 punti annui) non costituisce una discriminazione, ma una corretta applicazione della normativa che disciplina le graduatorie, la quale prevede punteggi diversi per il servizio specifico (prestato nella scuola) e quello aspecifico (prestato altrove).

Conclusioni: Cosa Cambia per gli Aspiranti

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro: la differenziazione del punteggio servizio militare è legittima. In concreto:

* Chi ha svolto il servizio militare interrompendo un contratto di lavoro con la scuola ha diritto al riconoscimento del punteggio pieno, come se avesse effettivamente lavorato.
* Chi ha svolto il servizio militare prima di iniziare a lavorare nella scuola (non in costanza di nomina) riceverà un punteggio ridotto, equiparato a quello previsto per i servizi prestati presso altre amministrazioni pubbliche.

Questa sentenza fornisce un criterio interpretativo solido per le amministrazioni e per gli aspiranti, risolvendo i contrasti giurisprudenziali sorti in materia e garantendo un’applicazione uniforme della normativa su tutto il territorio nazionale.

Il servizio militare vale sempre il punteggio pieno nelle graduatorie scolastiche?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il punteggio pieno (6 punti l’anno) spetta solo a chi ha svolto il servizio militare mentre era già in servizio con un contratto scolastico, interrompendolo. Per chi lo ha svolto prima, il punteggio è inferiore.

Perché esiste una differenza di punteggio per il servizio militare a seconda di quando è stato svolto?
La differenza è considerata legittima e ragionevole. Attribuire il punteggio pieno a chi interrompe il servizio scolastico serve a non penalizzarlo rispetto ai colleghi. Questa esigenza non c’è per chi svolge il servizio militare prima di entrare nel mondo della scuola, per cui il punteggio viene equiparato a quello di un generico servizio reso allo Stato.

Questa decisione si applica solo al personale ATA?
Sebbene il caso specifico riguardasse un membro del personale ATA, i principi legali enunciati dalla Corte sull’interpretazione del Codice dell’Ordinamento Militare hanno una portata generale e sono destinati a influenzare anche le valutazioni del punteggio per il personale docente nelle rispettive graduatorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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