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Punteggio servizio militare: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9738/2025, ha stabilito la legittimità della differenziazione del punteggio servizio militare nelle graduatorie del personale scolastico ATA. Il servizio prestato in costanza di rapporto di lavoro viene valutato maggiormente (6 punti) rispetto a quello svolto prima dell’assunzione (0,60 punti), poiché mira a non penalizzare chi interrompe la propria carriera per adempiere a un dovere civico. La Corte ha ritenuto tale differenziazione non discriminatoria e conforme alla normativa primaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Punteggio servizio militare: la Cassazione fa chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande interesse per il personale scolastico: la valutazione e l’attribuzione del punteggio servizio militare nelle graduatorie ATA. La decisione chiarisce perché esiste una differenza di punteggio tra il servizio svolto prima e quello svolto durante un rapporto di lavoro, ritenendo legittima tale distinzione.

Il caso: punteggio pieno o ridotto?

La vicenda nasce dalla domanda di un lavoratore del personale ATA, che aveva richiesto il riconoscimento di 6 punti per il servizio militare di leva obbligatorio, svolto prima di instaurare qualsiasi rapporto di lavoro con l’amministrazione scolastica. Il Ministero dell’Istruzione gli aveva invece attribuito un punteggio inferiore, pari a 0,60 punti, seguendo le disposizioni del Decreto Ministeriale che regola le graduatorie.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano inizialmente dato ragione al lavoratore, ordinando al Ministero di attribuire il punteggio pieno. Queste decisioni si basavano su precedenti sentenze della stessa Cassazione che avevano dichiarato illegittime le norme che escludevano del tutto la valutazione del servizio militare non prestato in costanza di rapporto. Il Ministero, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il caso in esame fosse diverso: non si trattava di escludere la valutazione, ma di differenziarla.

La differenziazione del punteggio servizio militare è legittima

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della motivazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 2050 del Codice dell’Ordinamento Militare (D.Lgs. 66/2010).

Secondo la Suprema Corte, questa norma prevede due scenari distinti:

1. Servizio non in costanza di rapporto: Il periodo di servizio militare deve essere valutato nei concorsi pubblici “con lo stesso punteggio” attribuito ai servizi prestati presso enti pubblici. Il Decreto Ministeriale rispetta questa previsione, assegnando 0,15 punti al mese (fino a un massimo di 0,60 annui), equiparandolo ad altri servizi resi allo Stato.
2. Servizio in costanza di rapporto: Se il servizio militare è svolto durante un rapporto di lavoro, la legge impone che venga considerato “a tutti gli effetti”. Questo giustifica l’equiparazione al servizio effettivamente prestato nella medesima qualifica, con l’attribuzione di un punteggio maggiore (0,60 punti al mese, fino a un massimo di 6 annui).

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la differenziazione del punteggio servizio militare non è irragionevole né discriminatoria, ma risponde a una precisa logica di equità. Attribuire il punteggio pieno a chi è costretto a interrompere il proprio lavoro per adempiere agli obblighi di leva serve a evitare una penalizzazione ingiusta rispetto ai colleghi che, nello stesso periodo, continuano a lavorare e a maturare punteggio. Si tratta di una misura che garantisce la parità di trattamento, in coerenza con l’articolo 52 della Costituzione.

Questa esigenza di tutela, tuttavia, non sussiste per chi ha svolto il servizio militare prima di iniziare a lavorare nel settore scolastico. Per questi soggetti, è sufficiente garantire una valorizzazione del servizio, equiparandolo a un generico servizio prestato presso la pubblica amministrazione, senza che ciò crei un pregiudizio.

Le conclusioni

In definitiva, la Cassazione ha concluso che il ricorso del Ministero era fondato. Essendo pacifico che il lavoratore avesse svolto il servizio militare prima di qualsiasi rapporto di lavoro, la sua domanda originaria è stata rigettata. La Corte ha stabilito che la normativa ministeriale, che attribuisce un punteggio diverso a seconda del momento in cui il servizio militare è stato prestato, è pienamente legittima e rispettosa sia delle norme primarie sia dei principi costituzionali. La decisione ha anche disposto la compensazione delle spese processuali, data la presenza di precedenti contrasti giurisprudenziali sul tema.

Perché il punteggio per il servizio militare è diverso se svolto prima o durante un rapporto di lavoro?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la differenza è giustificata da un principio di equità. Attribuire un punteggio più alto (fino a 6 punti) a chi interrompe un lavoro esistente per il servizio militare serve a non penalizzarlo rispetto ai colleghi che continuano a lavorare. Per chi lo svolge prima, la legge richiede solo una valutazione pari a quella di un servizio generico presso la P.A. (0,60 punti).

È legittimo che un Decreto Ministeriale stabilisca punteggi diversi per il servizio militare?
Sì. Secondo la sentenza, il Decreto Ministeriale che disciplina le graduatorie ATA è rispettoso delle norme primarie (Codice dell’Ordinamento Militare) perché riconosce comunque un vantaggio a chi ha svolto il servizio militare. La differenziazione del punteggio è considerata un’attuazione giustificata e ragionevole di tali norme.

Qual è il punteggio corretto per il servizio militare svolto prima di lavorare nella scuola?
Secondo questa ordinanza, il punteggio corretto per il servizio militare svolto non in costanza di rapporto di lavoro è di 0,15 punti per ogni mese (o frazione superiore a 15 giorni), fino a un massimo di 0,60 punti all’anno, equiparandolo a un servizio reso alle dipendenze delle amministrazioni statali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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