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Punteggio servizio militare GPS: vale sempre

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Istruzione, stabilendo che il punteggio per il servizio militare deve essere sempre riconosciuto nelle graduatorie docenti (GPS), anche se svolto non in costanza di nomina. La Corte ha dichiarato illegittima l’ordinanza ministeriale che ne prevedeva la totale esclusione, in quanto viola il principio secondo cui un dovere obbligatorio verso lo Stato non può tradursi in un pregiudizio per la carriera del cittadino.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Punteggio Servizio Militare GPS: la Cassazione Conferma che Vale Sempre

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per il personale docente: il punteggio servizio militare ai fini delle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) deve essere sempre riconosciuto, anche qualora sia stato svolto non in costanza di nomina. Questa decisione consolida un principio di equità, affermando che un dovere civico obbligatorio non può trasformarsi in uno svantaggio professionale.

I Fatti del Caso

Un docente, iscritto nelle GPS per le classi di concorso A045 e A047, si è visto decurtare significativamente il proprio punteggio dall’Amministrazione scolastica. Nello specifico, erano stati completamente eliminati i punti relativi al servizio militare di leva, con la motivazione che tale servizio non era stato prestato “in costanza di nomina”, ovvero durante un rapporto di lavoro con la scuola.

L’amministrazione aveva applicato l’Ordinanza Ministeriale n. 60/2020, che prevedeva la valutabilità del servizio militare solo se svolto in pendenza di un contratto. Il docente ha impugnato tale provvedimento. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’Amministrazione, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, accogliendo la domanda del docente e disapplicando l’ordinanza ministeriale per illegittimità. Il Ministero dell’Istruzione ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: il Punteggio Servizio Militare e la sua Validità

Il nucleo della controversia riguardava la legittimità di una normativa secondaria (l’ordinanza ministeriale) che introduceva una distinzione non prevista dalla legge primaria, arrivando a negare totalmente il valore del servizio militare svolto al di fuori di un rapporto di lavoro scolastico.

La Corte di Cassazione era chiamata a stabilire se la totale esclusione di tale punteggio fosse compatibile con i principi generali dell’ordinamento, in particolare con le norme che tutelano e valorizzano il servizio di leva obbligatorio (art. 2050 del d.lgs. n. 66/2010) e con il principio costituzionale (art. 52 Cost.) che definisce la difesa della Patria come “sacro dovere del cittadino”.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando la sentenza d’appello e fornendo motivazioni chiare e decisive.

La Differenza tra “Esclusione Totale” e “Punteggio Differenziato”

Innanzitutto, i giudici hanno distinto il caso in esame da altre pronunce relative al personale ATA, in cui era stata considerata legittima l’attribuzione di un punteggio differenziato a seconda che il servizio fosse stato svolto o meno in costanza di rapporto. Nel caso del docente, invece, l’O.M. 60/2020 non prevedeva una semplice differenziazione, ma una totale eliminazione del punteggio. Questa eliminazione completa, secondo la Corte, rientra nell’ambito della giurisprudenza consolidata che la considera illegittima.

L’Illegittimità della Previsione Regolamentare

La Corte ha ribadito che il servizio di leva obbligatorio e i servizi assimilati devono essere sempre utilmente valutabili, sia ai fini della carriera che dell’accesso ai ruoli. Una normativa regolamentare, come un’ordinanza ministeriale, non può introdurre una disposizione che penalizza chi ha adempiuto a un dovere obbligatorio, creando una disparità di trattamento ingiustificata.

Interpretando l’art. 2050 del Codice dell’Ordinamento Militare, la Cassazione ha affermato che la norma va letta in modo integrato: il servizio militare è sempre valutabile. La previsione che il servizio reso in costanza di rapporto sia valido “a tutti gli effetti” ne è una specificazione, non una limitazione. È illogico e contrario alla razionalità della norma pensare che un servizio obbligatorio prestato nell’interesse della nazione possa essere considerato privo di qualsiasi valore ai fini concorsuali o selettivi.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che la sentenza impugnata è corretta nel dichiarare l’illegittimità del provvedimento dell’Amministrazione scolastica e nel disapplicare l’O.M. n. 60/2020. Il ricorso del Ministero è stato, quindi, rigettato.

Questa decisione ha un’implicazione pratica fondamentale: il punteggio servizio militare deve essere riconosciuto nelle graduatorie docenti a prescindere dal fatto che sia stato svolto durante un contratto di lavoro con la scuola. La totale esclusione di tale punteggio è illegittima. Viene così riaffermato un principio di giustizia sostanziale: l’adempimento di un dovere verso lo Stato non può e non deve mai costituire un danno per la carriera professionale del cittadino.

Il punteggio per il servizio militare vale nelle graduatorie docenti anche se non è stato svolto durante un contratto di supplenza?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il servizio militare deve essere sempre valutato ai fini delle graduatorie, anche se prestato non in costanza di nomina, e che la sua totale esclusione è illegittima.

Un’ordinanza ministeriale può escludere completamente la valutazione del servizio militare non prestato in costanza di nomina?
No. Secondo la Corte, una previsione di rango regolamentare (come un’ordinanza ministeriale) che dispone la totale esclusione del punteggio per il servizio militare svolto al di fuori di un rapporto di lavoro è illegittima e deve essere disapplicata dal giudice.

Qual è il principio fondamentale stabilito dalla Cassazione riguardo alla valutazione del servizio militare?
Il principio fondamentale è che chi è chiamato a svolgere un servizio obbligatorio nell’interesse della nazione non deve essere penalizzato subendo la perdita dell’utile valutazione di tale servizio a fini concorsuali o selettivi. Il servizio di leva è sempre utilmente valutabile ai fini della carriera e dell’accesso ai ruoli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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