LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Punteggio servizio civile: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17861/2025, ha stabilito la legittimità della differente valutazione del punteggio servizio civile nelle graduatorie del personale scolastico (ATA). Viene confermato che il servizio civile svolto non in costanza di rapporto di lavoro riceve un punteggio inferiore (0,60 punti per anno) rispetto a quello prestato durante un rapporto di lavoro preesistente (6 punti per anno). La Corte ha ritenuto ragionevole questa distinzione, poiché mira a non penalizzare chi è costretto a sospendere il proprio lavoro per adempiere a un dovere civico, equiparandolo al servizio effettivamente reso, mentre valuta correttamente il servizio autonomo come una generica prestazione presso un ente pubblico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Punteggio Servizio Civile nelle Graduatorie ATA: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione molto dibattuta tra il personale scolastico: come deve essere calcolato il punteggio servizio civile ai fini dell’inserimento nelle graduatorie ATA. La Suprema Corte ha confermato la legittimità di una valutazione differenziata a seconda che il servizio sia stato prestato durante un rapporto di lavoro con la scuola o meno. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti di causa: la richiesta di un punteggio più alto

Il caso nasce dalla domanda di una lavoratrice del personale ATA che aveva richiesto il riconoscimento di un punteggio maggiore per il servizio civile svolto. In particolare, l’amministrazione scolastica le aveva attribuito 0,60 punti, ovvero 0,05 punti per ogni mese, considerandolo come servizio prestato presso un’amministrazione pubblica. La lavoratrice, invece, sosteneva di avere diritto a 6,00 punti, ovvero 0,50 punti al mese, lo stesso punteggio riconosciuto per il servizio scolastico effettivo.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva respinto la sua richiesta, la Corte d’Appello le aveva dato ragione, ordinando all’amministrazione di ricalcolare il punteggio. Il Ministero, non condividendo la decisione dei giudici di secondo grado, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica e il punteggio servizio civile

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione delle norme che regolano le graduatorie del personale ATA, in particolare il D.M. 50/2021. La domanda centrale è: è legittimo attribuire un punteggio dieci volte inferiore al servizio civile svolto da chi non aveva un contratto di lavoro con la scuola in quel periodo, rispetto a chi, invece, ha sospeso un rapporto di lavoro già in essere per svolgere il servizio militare o civile?

Secondo la Corte d’Appello, tale disparità di trattamento era illegittima. Per la Cassazione, invece, la differenziazione non solo è legittima ma anche pienamente ragionevole.

L’analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la sentenza d’appello e dando torto alla lavoratrice. Il ragionamento dei giudici si basa su alcuni punti fondamentali.

Innanzitutto, la Corte distingue tra la valutazione del servizio ai fini della progressione di carriera e quella ai fini dell’inserimento in graduatoria. Le norme invocate dalla lavoratrice, che prevedono la piena valutazione del servizio militare, si applicano alla ricostruzione di carriera di chi è già di ruolo, un contesto diverso da quello delle graduatorie per supplenze.

In secondo luogo, la normativa specifica per le graduatorie ATA (D.M. 50/2021) prevede esplicitamente due diverse valutazioni:

1. Servizio in costanza di rapporto: Il servizio militare o civile prestato mentre si ha un contratto di lavoro attivo con la scuola viene considerato come servizio effettivo nella medesima qualifica. Questo garantisce un punteggio pieno (6 punti l’anno) per non penalizzare chi è costretto a interrompere il proprio lavoro per un obbligo di legge.
2. Servizio non in costanza di rapporto: Il servizio civile prestato al di fuori di un rapporto di lavoro con la scuola è valutato come ‘servizio reso alle dipendenze delle amministrazioni statali’, che comporta un punteggio inferiore (0,60 punti l’anno).

Secondo la Cassazione, questa differenziazione non è irragionevole. Anzi, risponde a una precisa esigenza di equità: tutelare la posizione di chi è già inserito nel sistema scolastico. Creare uno ‘svantaggio’ per chi prosegue un identico rapporto di lavoro rispetto a chi è costretto a interromperlo per il servizio di leva sarebbe contrario all’articolo 52 della Costituzione.

Implicazioni finali della decisione

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione consolida un orientamento già espresso in precedenza (sentenza n. 22429/2024). Viene stabilito in modo chiaro che il sistema di punteggio differenziato previsto dai decreti ministeriali è legittimo e non viola alcun principio di parità di trattamento. La decisione ha un impatto diretto su tutti gli aspiranti all’inserimento nelle graduatorie ATA, chiarendo definitivamente che il valore attribuito al servizio civile dipende in modo cruciale dal contesto in cui è stato svolto. Il punteggio pieno è una misura di tutela per chi ha un rapporto di lavoro in corso, non un beneficio estendibile a tutte le altre situazioni.

Il servizio civile svolto non durante un rapporto di lavoro scolastico dà diritto allo stesso punteggio del servizio svolto in costanza di rapporto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il servizio civile svolto al di fuori di un rapporto di lavoro con la scuola riceve un punteggio inferiore (0,60 punti annui), in quanto viene valutato come servizio generico prestato presso un’amministrazione statale. Il punteggio pieno (6 punti annui) è riservato a chi svolge il servizio sospendendo un rapporto di lavoro scolastico preesistente.

Perché la legge prevede una valutazione differente per il punteggio servizio civile?
La valutazione differente è considerata ragionevole e mira a garantire un principio di equità. L’attribuzione del punteggio massimo a chi svolge il servizio in costanza di rapporto serve a non penalizzare il lavoratore costretto a interrompere la sua attività per un obbligo di legge, equiparando tale periodo al servizio effettivamente reso. Questa esigenza di tutela non sussiste per chi ha svolto il servizio civile autonomamente, prima di instaurare un rapporto di lavoro con la scuola.

Questa decisione della Corte di Cassazione è definitiva?
Sì, la decisione consolida un orientamento giuridico preciso della Suprema Corte. L’ordinanza stabilisce un principio di diritto che chiarisce l’interpretazione della normativa ministeriale, fornendo un punto di riferimento stabile per i futuri contenziosi e per l’operato delle amministrazioni scolastiche nella valutazione dei titoli per le graduatorie ATA di terza fascia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati