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Prosecuzione volontaria: ok anche con lavoro agricolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31403/2024, ha stabilito che la prosecuzione volontaria dei contributi in una gestione previdenziale è legittima anche se il lavoratore ha svolto un’attività lavorativa agricola di pochi giorni nello stesso anno. Il divieto di sovrapposizione delle coperture assicurative scatta solo se l’attività lavorativa secondaria garantisce una copertura effettiva per l’intero periodo, cosa che non avviene con un numero esiguo di giornate. L’ente previdenziale non può quindi negare la pensione basandosi su una presunta incompatibilità.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prosecuzione volontaria: è possibile anche con un breve lavoro agricolo?

La possibilità di accedere alla prosecuzione volontaria dei contributi è uno strumento fondamentale per molti lavoratori che, per varie ragioni, interrompono la loro attività lavorativa prima di aver maturato i requisiti per la pensione. Ma cosa succede quando, nello stesso anno, si svolge un’attività lavorativa minima in un’altra gestione previdenziale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un caso emblematico, chiarendo i confini del divieto di sovrapposizione delle coperture assicurative.

I Fatti del Caso: Lavoro agricolo e contributi volontari

Una lavoratrice, dopo aver versato contributi come dipendente per molti anni, aveva cessato la sua attività principale. Successivamente, aveva ottenuto dall’ente previdenziale l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi nella gestione dei lavoratori dipendenti, a decorrere dalla fine del 1992. Questo le avrebbe permesso di raggiungere i 15 anni di contributi necessari per la pensione di vecchiaia secondo la normativa allora vigente.

Tuttavia, nel corso del 1992, la stessa lavoratrice aveva svolto anche un’attività come bracciante agricola per sole otto giornate. Anni dopo, al momento della richiesta di pensione, l’ente previdenziale ha contestato la legittimità dei versamenti volontari effettuati nel 1992. Secondo l’ente, la contemporanea iscrizione, anche se per pochi giorni, alla gestione dei lavoratori agricoli creava un’incompatibilità. Di conseguenza, ha convertito d’ufficio i contributi volontari della lavoratrice in contributi integrativi per il lavoro agricolo, posticipando la decorrenza dell’autorizzazione al 1993 e, di fatto, negandole il diritto alla pensione con i requisiti più favorevoli.

La questione giuridica: è possibile la prosecuzione volontaria in presenza di un’altra iscrizione?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 5 del d.P.R. n. 1432 del 1971, che vieta il versamento di contributi volontari in caso di contemporanea contribuzione obbligatoria. L’ente previdenziale sosteneva che la semplice iscrizione alla gestione agricola per il 1992, a prescindere dal numero di giornate lavorate, fosse sufficiente a far scattare questo divieto. Per l’ente, la lavoratrice avrebbe dovuto chiedere l’integrazione dei contributi nella gestione agricola, essendo questa l’ultima in cui aveva lavorato.

La lavoratrice, al contrario, ha sempre sostenuto che le otto giornate di lavoro agricolo fossero insufficienti a creare una copertura assicurativa effettiva per l’intero anno e che, pertanto, non vi fosse alcuna reale sovrapposizione con il periodo coperto dai versamenti volontari nella gestione dei lavoratori dipendenti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione: la prosecuzione volontaria non è preclusa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito che il divieto di sovrapposizione tra contribuzione volontaria e obbligatoria ha lo scopo di evitare una duplicazione della copertura assicurativa per lo stesso periodo. Questo divieto, tuttavia, deve essere interpretato in modo rigoroso e non estensivo.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che le sole otto giornate di lavoro agricolo non erano sufficienti a garantire alla lavoratrice una copertura previdenziale per l’intero anno, né a far sorgere il diritto all’iscrizione negli elenchi nominativi dei braccianti. La lavoratrice aveva la facoltà, non l’obbligo, di versare contributi integrativi per raggiungere la copertura annuale nella gestione agricola. Non avendolo fatto, il periodo in cui ha effettuato i versamenti volontari (l’ultimo trimestre del 1992) non era coperto da alcuna altra forma di assicurazione obbligatoria.

In altre parole, la Corte ha stabilito che non si può parlare di ‘sovrapposizione’ se una delle due posizioni assicurative è meramente potenziale e non effettiva. L’ente previdenziale non può trasformare d’imperio una facoltà del lavoratore in un obbligo, né può convertire una domanda di prosecuzione volontaria per una gestione in una diversa forma di contribuzione per un’altra gestione. La scelta della gestione in cui proseguire volontariamente i versamenti, in assenza di una copertura obbligatoria effettiva, spetta al lavoratore.

Conclusioni: L’importanza di una copertura assicurativa effettiva

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: i divieti e le limitazioni in materia previdenziale devono essere applicati solo nei casi tassativamente previsti dalla legge e in coerenza con la loro finalità. La prosecuzione volontaria è permessa quando serve a colmare un vuoto contributivo. Un’attività lavorativa sporadica e insufficiente a creare una copertura previdenziale annuale non costituisce un ostacolo insormontabile. La sentenza protegge la libera scelta del lavoratore e impedisce all’ente previdenziale di adottare interpretazioni eccessivamente restrittive che pregiudichino il diritto alla pensione.

È possibile effettuare la prosecuzione volontaria dei contributi in una gestione previdenziale se si è lavorato per pochi giorni in un’altra (es. agricola) nello stesso anno?
Sì, è possibile. Secondo la Corte di Cassazione, il divieto scatta solo se l’attività lavorativa secondaria genera una copertura assicurativa effettiva e completa per il periodo in questione. Pochi giorni di lavoro, insufficienti a coprire l’intero anno, non precludono la prosecuzione volontaria in un’altra gestione.

L’ente previdenziale può convertire autonomamente una domanda di prosecuzione volontaria in un’altra forma di contribuzione?
No. La Corte ha stabilito che l’ente non può convertire d’imperio una domanda di prosecuzione volontaria, puntualmente richiesta per una specifica gestione, in una diversa forma di contribuzione (come l’integrazione per il lavoro agricolo) relativa a un’altra gestione.

Cosa intende la Corte per ‘sovrapposizione’ di coperture assicurative che vieta i versamenti volontari?
Per ‘sovrapposizione’ si intende una coesistenza reale ed effettiva di due coperture previdenziali per lo stesso identico periodo. Non si verifica una sovrapposizione vietata se una delle due posizioni (nel caso di specie, quella agricola) non garantisce una copertura contributiva per l’intero anno e richiederebbe un versamento integrativo, che rimane una facoltà e non un obbligo per il lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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