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Progressione economica: diritto anche se cessato servizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4154/2024, ha stabilito che i dipendenti pubblici hanno diritto alla progressione economica anche se cessano dal servizio prima dell’approvazione della graduatoria finale. Il requisito fondamentale è essere in servizio all’avvio della procedura selettiva, poiché la progressione non è solo un incentivo per il futuro, ma anche un premio per le competenze già maturate.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Progressione economica: spetta anche al dipendente cessato dal servizio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per la progressione economica dipendenti pubblici: il diritto a ottenerla spetta anche a chi cessa dal servizio prima della conclusione della procedura? La risposta affermativa della Suprema Corte tutela le legittime aspettative dei lavoratori, chiarendo che il requisito fondamentale è essere in servizio al momento dell’avvio della selezione, non alla sua fine.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda alcuni dipendenti di un’Agenzia pubblica che avevano partecipato con successo a una procedura selettiva per lo sviluppo economico, collocandosi in posizione utile nella graduatoria. Tuttavia, l’amministrazione, subentrata a quella che aveva indetto la selezione, aveva successivamente riformato la graduatoria, escludendoli. La motivazione? Al momento dell’approvazione finale della graduatoria, i lavoratori erano già cessati dal servizio.

L’amministrazione sosteneva che la permanenza in servizio fosse un requisito implicito e necessario, in quanto la progressione economica avrebbe la funzione di “incentivo per continuare a fare bene”. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione ai lavoratori, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo la tesi dell’ente pubblico. I dipendenti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla progressione economica dipendenti pubblici

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dei lavoratori, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per una nuova valutazione. La Suprema Corte ha stabilito un principio di diritto fondamentale: una volta avviata la procedura selettiva, non si può introdurre un requisito ulteriore e non previsto, come la permanenza in servizio del dipendente fino alla data di approvazione della graduatoria. Farlo costituirebbe l’introduzione di un elemento aleatorio non contemplato dalla contrattazione collettiva.

La funzione polivalente della progressione economica

L’errore della Corte d’Appello, secondo gli Ermellini, è stato quello di interpretare la progressione economica in modo riduttivo, considerandola unicamente come un incentivo per le prestazioni future. La Cassazione ha invece ribadito che tale istituto ha una natura polivalente, assolvendo a tre diverse funzioni concorrenti:

1. Funzione corrispettiva: compensare la maggiore flessibilità richiesta ai dipendenti.
2. Funzione premiale: riconoscere il maggior grado di abilità professionale acquisito nel tempo.
3. Funzione incentivante: promuovere miglioramenti nell’efficienza dei servizi istituzionali.

Focalizzarsi solo sull’aspetto incentivante significa ignorare che la progressione serve anche a premiare un percorso professionale e le competenze già maturate e consolidate.

La rilevanza del momento di avvio della procedura

La Corte ha sottolineato che la decorrenza retroattiva della progressione (fissata solitamente al 1° gennaio dell’anno di riferimento) sarebbe del tutto ingiustificata se l’unico scopo fosse quello di incentivare il lavoro futuro. Al contrario, tale retroattività dimostra la volontà delle parti collettive di “neutralizzare le inevitabili sfasature temporali” tra il momento in cui i miglioramenti professionali vengono realizzati e quello in cui vengono formalmente riconosciuti.

Di conseguenza, il diritto alla progressione matura in capo al dipendente che possiede i requisiti al momento dell’indizione della procedura. La successiva cessazione dal servizio non può vanificare un diritto sorto sulla base di prestazioni lavorative già rese e di competenze già acquisite.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un’interpretazione sistematica e teleologica della disciplina collettiva. L’analisi dei giudici evidenzia che la progressione è legata a una valutazione delle abilità conseguite negli anni precedenti. Pertanto, legare il diritto alla permanenza in servizio fino alla conclusione di un iter burocratico spesso lungo sarebbe contrario ai principi di correttezza e buona fede contrattuale. La Corte afferma che, una volta definiti i criteri selettivi e avviata la procedura, l’amministrazione non può derivare dalla sola finalità di efficienza un ulteriore requisito non scritto, quale la permanenza in servizio alla data di approvazione della graduatoria. Ciò significherebbe introdurre una condizione non prevista che penalizzerebbe il lavoratore per la durata dei tempi amministrativi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei lavoratori del pubblico impiego. La progressione economica dipendenti pubblici non è una concessione legata alla permanenza futura nel posto di lavoro, ma il riconoscimento di un valore professionale già acquisito. La cessazione dal servizio per pensionamento, avvenuta dopo l’avvio della procedura selettiva, non può cancellare il diritto a vedersi riconosciuto economicamente un percorso di crescita professionale completato mentre si era in servizio. La decisione rafforza la certezza del diritto e protegge i lavoratori dalle lungaggini delle procedure amministrative, garantendo che i diritti maturati sulla base del lavoro svolto vengano rispettati.

Un dipendente pubblico che va in pensione durante una procedura di progressione economica perde il diritto al beneficio?
No, secondo la Corte di Cassazione, se il dipendente era in servizio al momento dell’avvio della procedura selettiva, conserva il diritto alla progressione anche se cessa dal servizio prima dell’approvazione della graduatoria finale.

Qual è il requisito temporale fondamentale per ottenere la progressione economica?
Il requisito fondamentale è essere in servizio al momento dell’avvio della procedura selettiva. La permanenza in servizio fino all’approvazione della graduatoria non è una condizione richiesta, in quanto costituirebbe un requisito aleatorio non previsto dalla contrattazione collettiva.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto errata la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha interpretato la progressione economica solo come un incentivo per il futuro (funzione incentivante), trascurando le sue importanti funzioni di corrispettivo per la flessibilità e di premio per le abilità già maturate (funzione corrispettiva e premiale). Questa visione parziale ha portato a introdurre illegittimamente un requisito non previsto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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