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Progressione economica: diritto anche se cessati dal servizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 4960/2024, ha stabilito che i dipendenti pubblici hanno diritto alla progressione economica anche se cessano dal servizio prima della pubblicazione della graduatoria finale. Il caso riguardava alcuni lavoratori di un ente fiscale esclusi da una selezione perché andati in pensione. La Corte ha chiarito che la progressione economica non ha solo una funzione di incentivo per il futuro, ma anche una funzione premiale e corrispettiva per il lavoro già svolto. Pertanto, il diritto si consolida con il superamento della selezione e non può essere negato a causa di ritardi burocratici o della successiva cessazione del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Progressione Economica: Spetta Anche ai Dipendenti in Pensione?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema di grande interesse per il pubblico impiego: il diritto alla progressione economica per i lavoratori che cessano il servizio prima della conclusione formale della procedura selettiva. La decisione conferma che il diritto all’avanzamento si consolida con il merito dimostrato, e non può essere vanificato da eventi successivi come il pensionamento, soprattutto se causati da ritardi procedurali dell’amministrazione.

I Fatti: La Controversia sull’Esclusione dalla Graduatoria

Il caso ha origine dalla domanda di un gruppo di dipendenti di un importante ente fiscale. Essi avevano partecipato a una procedura selettiva per la progressione economica orizzontale. Sebbene fossero regolarmente in servizio al momento dell’indizione della selezione, al momento della pubblicazione della graduatoria finale erano già cessati dal servizio per pensionamento o mobilità verso un’altra amministrazione.

Per questo motivo, l’ente li aveva esclusi dalla graduatoria, negando loro il riconoscimento economico. La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione ai lavoratori, sostenendo che l’esclusione fosse illegittima. L’amministrazione ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione dei Giudici: Il Diritto alla Progressione Economica è Consolidato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando la decisione d’appello e consolidando un importante principio di diritto. I giudici hanno chiarito che la permanenza in servizio al momento della pubblicazione della graduatoria non è un requisito necessario per ottenere l’avanzamento, quando non espressamente previsto dalla contrattazione collettiva.

La Plurima Funzione dell’Avanzamento di Carriera

Il punto centrale della decisione risiede nell’analisi della natura della progressione economica. La Corte ha stabilito che essa non ha una sola funzione, ma assolve a tre scopi concorrenti:
1. Funzione corrispettiva: Compensa la maggiore flessibilità richiesta ai dipendenti.
2. Funzione premiale: Riconosce le abilità professionali progressivamente acquisite e dimostrate durante la selezione.
3. Funzione incentivante: Promuove il miglioramento dell’efficienza dei servizi istituzionali.

Basare il diritto alla progressione unicamente sulla funzione incentivante, che presuppone la continuità del rapporto di lavoro, sarebbe una visione parziale che ignora le altre due finalità, le quali guardano al passato e al merito già consolidato.

L’Irrilevanza della Cessazione dal Servizio

La Corte ha inoltre sottolineato che la retroattività della progressione (in questo caso, al 1° gennaio 2010) ha lo scopo di neutralizzare le inevitabili sfasature temporali dovute alla durata delle procedure selettive. L’avanzamento viene così legato ai miglioramenti professionali già realizzati e valutati.

Introdurre il requisito della permanenza in servizio fino alla fine della procedura equivarrebbe ad aggiungere un elemento aleatorio non previsto dalla contrattazione collettiva, penalizzando il dipendente per ritardi non a lui imputabili.

La Questione Procedurale del Litisconsorzio

L’ente fiscale aveva sollevato anche un motivo di ricorso di natura procedurale, lamentando la mancata integrazione del contraddittorio con tutti gli altri candidati presenti in graduatoria. La Corte ha respinto anche questa censura, ritenendola un ‘vuoto formalismo’. Poiché il ricorso era palesemente infondato e un accordo sindacale successivo aveva garantito lo scorrimento totale della graduatoria, nessun altro candidato avrebbe subito un pregiudizio. Imporre la partecipazione di decine di altre persone al processo avrebbe solo allungato i tempi in violazione del principio della ragionevole durata del processo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione della contrattazione collettiva che valorizza il merito e la professionalità acquisita. I giudici hanno stabilito che, una volta definiti i criteri selettivi e avviata la procedura, il superamento della stessa consolida un diritto nel patrimonio giuridico del lavoratore. La finalità di incentivare le prestazioni future non può essere l’unica a essere considerata, altrimenti si annullerebbero le finalità premiale e corrispettiva, che riconoscono un percorso professionale già compiuto. La retroattività dell’inquadramento conferma che l’obiettivo è legare il beneficio ai meriti già maturati, neutralizzando i ritardi burocratici.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta una tutela fondamentale per i lavoratori del pubblico impiego. Viene affermato con chiarezza che il diritto alla progressione economica, una volta maturato attraverso il superamento di una selezione, non può essere revocato a causa della cessazione del rapporto di lavoro avvenuta prima della formalizzazione finale. Questa decisione protegge i dipendenti dagli effetti negativi dei ritardi amministrativi e garantisce che il merito, una volta accertato, venga sempre riconosciuto economicamente.

Un dipendente pubblico ha diritto alla progressione economica se va in pensione prima della pubblicazione della graduatoria finale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto si consolida al superamento della selezione. La successiva cessazione dal servizio è irrilevante, poiché la progressione premia anche il lavoro già svolto e le competenze acquisite.

Perché la progressione economica non ha solo una funzione di incentivo per il futuro?
La Corte ha chiarito che la progressione ha una triplice funzione: incentivante (per migliorare le prestazioni future), premiale (per riconoscere le capacità già acquisite) e corrispettiva (per compensare la maggiore flessibilità richiesta). Limitarsi alla sola funzione incentivante sarebbe una visione riduttiva.

È necessario che tutti gli altri candidati in graduatoria partecipino alla causa?
No. In questo caso, la Corte ha escluso la necessità di integrare il contraddittorio (litisconsorzio necessario). Poiché il ricorso dell’amministrazione era palesemente infondato e un accordo sindacale prevedeva lo scorrimento totale della graduatoria, la partecipazione di altri soggetti sarebbe stata un ‘vuoto formalismo’ contrario alla ragionevole durata del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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