LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Progressione economica: diritto anche dopo la pensione

Due dipendenti pubblici, dopo aver superato una selezione per la progressione economica, sono stati esclusi dalla graduatoria finale perché pensionati prima della sua approvazione. La Corte di Cassazione ha accolto il loro ricorso, stabilendo che la progressione economica remunera le competenze e l’attività già svolte, non solo l’impiego futuro. Pertanto, il diritto sussiste anche per chi è andato in pensione, in quanto l’esclusione costituirebbe un requisito arbitrario non previsto dalla contrattazione collettiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Progressione Economica: Spetta Anche ai Dipendenti Andati in Pensione? La Cassazione Fa Chiarezza

Il diritto alla progressione economica nel pubblico impiego è legato alla permanenza in servizio o premia le competenze acquisite nel tempo? Con l’ordinanza n. 4674/2024, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara a questa domanda, stabilendo un principio fondamentale a tutela dei lavoratori che, pur avendo maturato i requisiti, vanno in pensione prima della conclusione formale delle procedure selettive. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Una Promozione Sfumata con il Pensionamento

La vicenda riguarda due dipendenti di un’agenzia fiscale che avevano partecipato a una selezione per ottenere una progressione economica, ossia un passaggio a una fascia retributiva superiore all’interno della stessa area professionale. La procedura era stata indetta a fine 2010. I due lavoratori si erano collocati in posizione utile nella graduatoria, approvata quasi due anni dopo, nel novembre 2012.

Tuttavia, nel frattempo, entrambi erano cessati dal servizio per pensionamento, rispettivamente nel 2011 e nel 2012. Proprio per questo motivo, nell’aprile 2013, l’amministrazione aveva modificato la graduatoria, escludendo i loro nominativi sulla base del presupposto che non fossero più in servizio.

La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, aveva dato ragione all’ente pubblico, ritenendo che lo scopo della progressione fosse incentivare le prestazioni future e che, di conseguenza, la permanenza in servizio fosse un requisito implicito ed essenziale.

Il Ricorso in Cassazione

I lavoratori, ritenendo illegittima la loro esclusione, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Essi hanno sostenuto che la procedura selettiva costituisse un'”offerta al pubblico” e che la loro posizione giuridica fosse di diritto soggettivo, non degradabile da un atto unilaterale dell’amministrazione. Soprattutto, hanno evidenziato come né il bando né la contrattazione collettiva nazionale (CCNL) richiedessero la permanenza in servizio come condizione per ottenere il beneficio economico.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Progressione Economica

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso, cassando la sentenza d’appello e delineando la vera natura della progressione economica. Gli Ermellini hanno chiarito che questo istituto non ha una sola finalità, ma assolve a tre funzioni concorrenti:

1. Funzione Corrispettiva: Compensa la maggiore flessibilità richiesta ai dipendenti.
2. Funzione Premiale: Riconosce il maggior grado di abilità professionale acquisito nel tempo attraverso l’esperienza e l’attività svolta.
3. Funzione Incentivante: Promuove il miglioramento dell’efficienza dei servizi istituzionali.

La Corte ha sottolineato che ridurre la progressione alla sola funzione incentivante, come fatto dalla Corte d’Appello, è un errore che oblitera le altre due, altrettanto importanti. La retroattività della decorrenza economica (fissata al 1° gennaio di ogni anno) è la prova che l’intento delle parti sociali era quello di legare il beneficio ai miglioramenti già realizzati dal dipendente, neutralizzando i ritardi burocratici delle procedure selettive.

Introdurre il requisito della permanenza in servizio al momento dell’approvazione della graduatoria, se non previsto esplicitamente dalla contrattazione collettiva, equivarrebbe a inserire un “requisito aleatorio” che tradisce la natura premiale e corrispettiva dell’istituto. Il diritto alla progressione si matura con il superamento della selezione basata su criteri oggettivi legati al passato professionale del lavoratore, non sulla sua presenza futura nell’organico.

Conclusioni: Un Principio di Diritto Fondamentale

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di giustizia sostanziale: il diritto a un beneficio economico maturato sulla base delle proprie competenze e del lavoro svolto non può essere cancellato da un evento successivo e indipendente dalla volontà del lavoratore, come i tempi lunghi della burocrazia. L’esclusione dei dipendenti pensionati è stata quindi ritenuta illegittima, e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce dei principi enunciati. Questa ordinanza rappresenta una garanzia importante per tutti i dipendenti pubblici, confermando che i diritti acquisiti tramite procedure selettive non possono essere messi in discussione da condizioni non previste dalla legge o dai contratti collettivi.

Il diritto alla progressione economica si perde se il dipendente va in pensione prima dell’approvazione della graduatoria finale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla progressione economica, una volta maturato superando la selezione, non si perde se il dipendente cessa dal servizio prima dell’approvazione formale della graduatoria, in quanto il beneficio remunera l’attività e le competenze già acquisite.

Qual è la finalità principale della progressione economica secondo la Corte di Cassazione?
La progressione economica non ha una sola finalità, ma ne ha tre concorrenti: una funzione corrispettiva (per la flessibilità richiesta), una premiale (per le abilità acquisite) e una incentivante (per migliorare l’efficienza futura). Non può essere ridotta solo a quest’ultima.

L’amministrazione può aggiungere il requisito della permanenza in servizio se non è previsto dal bando o dal contratto collettivo?
No. La Corte ha stabilito che introdurre il requisito della permanenza in servizio al momento dell’approvazione della graduatoria, se non previsto dalle fonti normative e contrattuali, costituisce l’introduzione di un requisito aleatorio e illegittimo che non può essere imposto ai lavoratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati