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Procura estera senza traduzione: la Cassazione decide

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione stabiliscono che una procura estera senza traduzione in italiano non è nulla. La procura alle liti è considerata un atto prodromico al processo, non un atto processuale in senso stretto. Pertanto, non si applica l’obbligo della lingua italiana previsto dall’art. 122 c.p.c., ma la facoltà del giudice, ai sensi dell’art. 123 c.p.c., di nominare un traduttore solo se necessario. Questa decisione, scaturita da una complessa causa ereditaria, mira a evitare un eccessivo formalismo che potrebbe limitare il diritto di difesa.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Procura Estera Senza Traduzione: Le Sezioni Unite Fanno Chiarezza

In un mondo sempre più globalizzato, le controversie legali transfrontaliere sono all’ordine del giorno. Una questione fondamentale in questi casi riguarda la validità dei documenti redatti all’estero, come la procura alle liti. Recentemente, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affrontato un tema cruciale: una procura estera senza traduzione in italiano è valida? Con la sentenza n. 17876/2025, la Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, privilegiando la sostanza sulla forma e garantendo un più agevole accesso alla giustizia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una complessa disputa ereditaria. Una parte aveva avviato una causa di ‘querela di falso’ contro un inventario di eredità, ritenendolo incompleto e non veritiero. Nel corso del procedimento, è stata sollevata una questione sulla validità della procura alle liti conferita da uno dei convenuti, un cittadino residente in Florida. La procura, redatta in inglese e autenticata da un notaio locale con ‘apostille’, non era stata depositata insieme a una traduzione in italiano. La parte ricorrente ne ha eccepito la nullità, sostenendo che la mancata traduzione violasse le norme processuali italiane.

La Questione Rimessa alle Sezioni Unite sulla Procura Estera Senza Traduzione

Il contrasto giurisprudenziale sul punto ha reso necessario l’intervento delle Sezioni Unite. La domanda fondamentale era: la traduzione in italiano della procura rilasciata all’estero e della relativa certificazione è un requisito di validità dell’atto?

Esistevano due orientamenti principali:

1. L’indirizzo formalista: Sosteneva che la traduzione fosse un requisito di validità, la cui assenza rendeva l’atto nullo, con conseguente inammissibilità della costituzione in giudizio.
2. L’indirizzo sostanzialista: Considerava la procura un ‘atto prodromico’ (preparatorio) al processo e non un atto processuale in senso stretto. Di conseguenza, la sua traduzione non era un requisito di validità, ma rientrava nel potere discrezionale del giudice nominarne una se necessario.

La Decisione della Cassazione: Prevale la Sostanza

Le Sezioni Unite hanno aderito al secondo orientamento, stabilendo principi di diritto di fondamentale importanza pratica.

Distinzione tra Atti Processuali e Atti Prodromici

La Corte ha ribadito che la procura alle liti, pur avendo una funzione processuale, è un atto di natura sostanziale che si forma al di fuori del processo. Non è un atto del processo. Pertanto, ad essa non si applica l’articolo 122 del codice di procedura civile, che impone l’uso della lingua italiana per gli ‘atti processuali in senso proprio’.

L’Applicabilità dell’Art. 123 c.p.c.

Essendo un documento prodotto in giudizio, la procura redatta in lingua straniera ricade sotto la disciplina dell’articolo 123 c.p.c. Questa norma prevede che, quando occorre esaminare documenti non scritti in italiano, ‘il giudice può nominare un traduttore’. L’uso del verbo ‘può’ indica una facoltà, non un obbligo. Il giudice ha quindi il potere discrezionale di disporre una traduzione, ma solo se lo ritiene necessario. Può farne a meno se comprende la lingua straniera, se il significato è facilmente intuibile (come nel caso di specie, dove la certificazione era una formula standard) o se non vi sono contestazioni specifiche sul contenuto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi cardine dell’ordinamento. In primo luogo, il principio di tassatività delle nullità (art. 156 c.p.c.), secondo cui la nullità non può essere dichiarata se non è espressamente prevista dalla legge. Non esiste una norma che sanzioni con la nullità la mancata traduzione di una procura.

In secondo luogo, la decisione tutela il diritto di difesa e l’accesso alla giustizia (art. 24 Costituzione). Imporre un onere di traduzione giurata come requisito di validità rappresenterebbe un ostacolo formalistico e sproporzionato, contrario ai principi di effettività e ragionevolezza, anche di matrice europea (art. 6 CEDU). Un approccio eccessivamente rigido, hanno sottolineato i giudici, contrasta con la tendenza a creare uno ‘spazio giuridico unico’ dove gli atti possono circolare più liberamente.

Infine, la Corte ha chiarito che la validità della procura rilasciata all’estero dipende dal rispetto della lex loci per la forma e dal rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento italiano per la sostanza (come l’identificazione certa del soggetto che conferisce la procura da parte del pubblico ufficiale).

Le Conclusioni

La sentenza delle Sezioni Unite stabilisce due principi fondamentali:

1. La procura estera senza traduzione in italiano non è nulla. La traduzione non è un requisito di validità dell’atto.
2. Il giudice ha la facoltà, ma non l’obbligo, di nominare un traduttore ai sensi dell’art. 123 c.p.c. se lo ritiene necessario per la comprensione dell’atto o in caso di contestazioni tra le parti.

Questa pronuncia semplifica notevolmente la gestione dei contenziosi internazionali, riducendo gli oneri formali a carico delle parti e allineando il diritto processuale italiano a una visione più moderna e funzionale della giustizia, che privilegia la tutela dei diritti rispetto a rigidi formalismi.

Una procura alle liti rilasciata all’estero senza traduzione in italiano è valida?
Sì, è valida. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che la traduzione in italiano non costituisce un requisito di validità della procura rilasciata all’estero, sicché la sua assenza non ne determina la nullità.

In quali casi il giudice deve disporre la traduzione di una procura estera?
Il giudice non ha un obbligo, ma una facoltà discrezionale. Può nominare un traduttore se non è in grado di comprendere il significato del documento, oppure qualora sorgano contestazioni tra le parti sul suo contenuto o sulla traduzione giurata eventualmente già allegata da una di esse.

Perché la procura alle liti non è soggetta all’obbligo della lingua italiana previsto per gli atti processuali?
Perché la procura alle liti è considerata un ‘atto prodromico’, cioè un atto preparatorio che si forma al di fuori del processo, e non un atto processuale in senso proprio. L’obbligo dell’uso della lingua italiana (art. 122 c.p.c.) si applica solo agli atti formati ‘nel e per’ il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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