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Procura dall’estero senza traduzione: Cassazione incerta

In una causa ereditaria, sorge una questione sulla validità di una procura rilasciata negli Stati Uniti e priva di traduzione giurata in italiano. A causa di un profondo contrasto giurisprudenziale sul punto, la Seconda Sezione Civile della Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria, rimettendo la decisione alle Sezioni Unite. L’intervento chiarirà se la procura dall’estero senza traduzione sia nulla o se la sua validità possa essere sanata.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Procura dall’estero senza traduzione: la Cassazione passa la parola alle Sezioni Unite

L’utilizzo di documenti stranieri nei processi italiani solleva spesso complesse questioni procedurali. Una di queste riguarda la validità di una procura dall’estero senza traduzione giurata in lingua italiana. È un requisito di validità o una mera formalità? Con l’ordinanza interlocutoria n. 7757/2024, la Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione ha deciso di non decidere, rimettendo la questione alle Sezioni Unite a causa di un profondo e radicato contrasto giurisprudenziale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia di natura ereditaria. Una parte aveva intentato una causa per querela di falso contro un inventario ereditario, ritenendolo incompleto e non veritiero. Dopo aver visto respinte le proprie ragioni sia in primo che in secondo grado, la parte soccombente ha proposto ricorso per cassazione. In questa sede, ha sollevato una questione preliminare di cruciale importanza: la nullità della procura speciale conferita da una delle controparti, residente negli Stati Uniti, al proprio avvocato. L’eccezione si fondava sulla mancata traduzione in italiano dell’attestazione del notary public americano, ovvero la parte del documento che certifica l’identità del firmatario e l’autenticità della firma.

Il Cuore della Questione: validità della procura dall’estero senza traduzione

La Corte di Cassazione si è trovata di fronte a un bivio interpretativo, consolidato in decenni di sentenze contrastanti. La domanda è netta: la traduzione della parte certificativa della procura è indispensabile per la sua validità?

L’Orientamento “Flessibile”

Un primo filone giurisprudenziale ritiene che la procura alle liti sia un atto “prodromico” al processo, non un atto processuale in senso stretto. Di conseguenza, non si applicherebbe il rigido obbligo della lingua italiana previsto dall’art. 122 del codice di procedura civile. Troverebbe invece applicazione l’art. 123 c.p.c., che conferisce al giudice il potere-dovere di nominare un traduttore solo se necessario. Secondo questa tesi, se la lingua straniera (come l’inglese) è di facile comprensione per il giudice, l’assenza di traduzione non inficia la validità della procura.

L’Orientamento “Rigoroso”

Un secondo e più recente orientamento, sostenuto anche da precedenti delle Sezioni Unite, è molto più severo. Questa interpretazione afferma che, sebbene la procura non sia un atto endoprocessuale, per essa vige pur sempre il principio generale della traduzione in italiano a mezzo di esperto. La mancanza della traduzione dell’attività certificativa del pubblico ufficiale straniero, che attesta elementi essenziali come l’identità e l’autenticità della firma, comporterebbe la nullità insanabile della procura, con conseguente inammissibilità dell’atto processuale cui si riferisce.

La Decisione sulla procura dall’estero senza traduzione: la Rimessione alle Sezioni Unite

Preso atto di questo profondo e irrisolto contrasto, la Seconda Sezione ha ritenuto opportuno non prendere posizione. L’incertezza su un requisito fondamentale come la validità della procura ha un impatto notevole sulla corretta instaurazione del giudizio e sulla stessa garanzia del diritto di difesa. Per tale ragione, ha disposto la trasmissione degli atti al Primo Presidente della Corte, affinché valuti l’assegnazione del caso alle Sezioni Unite Civili. Sarà questo il massimo organo della nomofilachia a dover dirimere il contrasto e a stabilire, una volta per tutte, quale sia la regola da seguire.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro la scelta di rimettere la questione alle Sezioni Unite risiede nella constatazione di un ‘contrasto nella giurisprudenza di questa Corte’. La Seconda Sezione ha meticolosamente ricostruito i due filoni interpretativi, evidenziando come entrambi poggino su solidi argomenti giuridici. Da un lato, l’esigenza di flessibilità e di non appesantire il processo con formalismi non essenziali; dall’altro, il principio fondamentale dell’uso della lingua italiana come garanzia di chiarezza e certezza degli atti processuali. La Corte ha riconosciuto che la questione è di ‘massima importanza’, poiché tocca le fondamenta della rappresentanza tecnica in giudizio e ha un ‘notevole impatto sulla corretta instaurazione del giudizio’. Affidare la soluzione alle Sezioni Unite è l’unica via per garantire un’interpretazione uniforme e stabile della legge, ponendo fine all’incertezza che da troppo tempo caratterizza la materia.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria n. 7757/2024 non risolve il caso di specie, ma pone le basi per una futura risoluzione di innumerevoli casi simili. La decisione che verrà assunta dalle Sezioni Unite avrà un valore normativo di fatto, vincolando tutte le sezioni semplici e i giudici di merito. Si dovrà chiarire non solo se la traduzione sia obbligatoria, ma anche quali siano i poteri del giudice in sua assenza: può farne a meno se conosce la lingua? Deve assegnare un termine per la regolarizzazione, ai sensi dell’art. 182 c.p.c.? Oppure deve dichiarare immediatamente la nullità? La risposta a queste domande fornirà finalmente agli operatori del diritto quelle regole chiare e prevedibili indispensabili per agire e difendersi correttamente nei processi con elementi di internazionalità.

È valida in Italia una procura rilasciata all’estero senza la traduzione in italiano della parte certificativa?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma evidenzia l’esistenza di un profondo contrasto giurisprudenziale. Proprio per risolvere questa incertezza, la Seconda Sezione della Cassazione ha rimesso la questione alle Sezioni Unite, che dovranno stabilire un principio di diritto vincolante.

Cosa succede se in un processo viene prodotta una procura dall’estero non tradotta?
Attualmente, le conseguenze sono incerte. Secondo un orientamento, il giudice potrebbe considerarla valida se la lingua è comprensibile o assegnare un termine per la traduzione. Secondo l’orientamento più rigoroso, la procura sarebbe nulla, con possibili conseguenze negative sull’ammissibilità degli atti compiuti dal difensore.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito la questione?
La Seconda Sezione Civile ha preferito non decidere perché ha riscontrato un conflitto di lunga data tra le sue stesse sentenze. Per garantire la certezza del diritto e fornire un’interpretazione uniforme e autorevole, ha ritenuto necessario investire della questione le Sezioni Unite, l’organo supremo della Corte di Cassazione con il compito di risolvere tali contrasti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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