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Procedura Civile

Revocatoria fallimentare rimesse: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28618/2025, ha rigettato il ricorso di un istituto di credito, confermando la revocatoria fallimentare di versamenti effettuati da una società, poi fallita, sul proprio conto. La Corte ha ribadito la distinzione tra apertura di credito e 'castelletto di sconto', chiarendo che le rimesse in un conto scoperto, anche se assistito da un fido per smobilizzo crediti, hanno natura solutoria e sono quindi soggette a revocatoria se sussistono gli altri presupposti di legge, come la conoscenza dello stato di insolvenza da parte della banca.
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Responsabilità agenzia pratiche auto: la Cassazione
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità agenzia pratiche auto nel contesto di una compravendita problematica. La Corte ha rigettato il ricorso di un'agenzia, confermando la sua condanna in solido con il venditore a risarcire l'acquirente per l'intero prezzo del veicolo. La decisione sottolinea che una valutazione di pari responsabilità da parte del giudice di merito costituisce una motivazione sufficiente per la quantificazione del danno, e che i motivi di ricorso basati su valutazioni di fatto sono inammissibili in sede di legittimità.
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Compensazione spese di lite: quando è legittima?
Una cittadina, pur vincendo una causa contro un ente previdenziale per il riconoscimento di un'invalidità, si è vista compensare le spese di lite. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che la compensazione spese di lite è legittima in presenza di 'gravi ed eccezionali ragioni', come l'incertezza giurisprudenziale sulla materia al momento dell'avvio della causa. La Corte ha chiarito che tale incertezza giustifica la decisione del giudice di non addebitare i costi alla parte soccombente.
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Clausola anatocistica: serve nuovo accordo post 2000
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28609/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contratti bancari. Se una clausola anatocistica in un contratto di conto corrente stipulato prima del 2000 è nulla, l'istituto bancario non può introdurre una nuova forma di capitalizzazione degli interessi tramite un semplice adeguamento unilaterale. È invece necessaria una nuova ed espressa pattuizione tra la banca e il cliente. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva ritenuto legittimo l'adeguamento, ribadendo che la nullità radicale della clausola originaria rende impossibile il giudizio comparativo previsto dalla normativa. La sentenza chiarisce anche che il correntista ha sempre interesse a far dichiarare la nullità di tali clausole, a prescindere dalla possibilità di ottenere una restituzione di somme.
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Surrogazione e fallimento: la Cassazione fa il punto
La Cassazione esamina il caso di un ente garante che, dopo aver pagato i debiti di una società fallita, chiede di sostituirsi (surrogazione) ai creditori originari. Il provvedimento non decide nel merito ma rinvia a pubblica udienza per discutere questioni complesse: la legittimazione ad agire dell'ente garante e le modalità procedurali per la surrogazione nel passivo fallimentare quando i creditori originari sono già stati ammessi.
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Appello ordinanza competenza: sì, anche dal GdP
Un passeggero cita una compagnia aerea per un ritardo. Il Giudice di Pace emette un'ordinanza di incompetenza territoriale. Il Tribunale dichiara l'appello inammissibile. La Cassazione ribalta la decisione, affermando che l'appello ordinanza competenza è sempre possibile, poiché la forma del provvedimento (ordinanza) non prevale sulla sua sostanza decisoria (sentenza).
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Interessi crediti privilegiati: la regola generale
La Corte di Cassazione chiarisce la disciplina degli interessi su crediti privilegiati nelle procedure concorsuali. Con l'ordinanza in esame, è stato stabilito che, per gli anni successivi a quello della dichiarazione di insolvenza, si applica il tasso di interesse legale generale (art. 1284 c.c.) e non eventuali tassi speciali più elevati previsti da normative di settore. La decisione riafferma il principio della parità di trattamento tra i creditori, interpretando l'espressione 'misura legale' dell'art. 2749 c.c. come un rinvio al saggio generale, prevalente sulle disposizioni speciali in un contesto di concorso tra creditori.
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Onere mediazione opposizione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, l'onere di avviare la mediazione obbligatoria spetta al creditore (parte opposta). La sua inerzia comporta non solo la revoca del decreto, ma anche l'improcedibilità della domanda di pagamento. La Corte d'Appello aveva erroneamente deciso nel merito del credito dopo aver revocato il decreto. L'ordinanza chiarisce che il mancato esperimento della mediazione preclude al giudice l'esame della pretesa creditoria, consolidando un principio fondamentale in materia di onere mediazione opposizione.
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Valore della controversia: come si appella la sentenza
Due turisti citano in giudizio un tour operator per un pacchetto vacanza di qualità inferiore, chiedendo un risarcimento di oltre 2.500 euro. Il Giudice di Pace accorda loro solo 420 euro. Il tour operator appella la sentenza e il Tribunale la riforma, dichiarando la domanda improcedibile per il mancato corretto svolgimento della negoziazione assistita. I turisti ricorrono in Cassazione, sostenendo che, dato il basso importo liquidato, la sentenza fosse appellabile solo per vizi procedurali. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che il **valore della controversia** si determina sulla base della domanda originaria e non della somma liquidata. Di conseguenza, la sentenza era appellabile nel merito e il Tribunale ha agito correttamente esaminando l'eccezione procedurale.
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Successione processuale: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia bancaria (anatocismo e commissione di massimo scoperto) a causa di un errore procedurale fondamentale. Il ricorrente ha notificato l'atto alla parte sbagliata, senza provare l'effettiva successione processuale nel rapporto giuridico controverso. La Corte ha ribadito che l'onere di individuare e citare in giudizio il soggetto giuridico corretto è essenziale per la valida costituzione del contraddittorio, rendendo inammissibile sia il ricorso principale che l'intervento spontaneo di un'altra società.
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Onere della prova vendita: chi dimostra il difetto?
Una società venditrice di macchinari industriali si è vista contestare la risoluzione unilaterale di un contratto di acquisto da parte di una società di leasing. Il motivo era la presunta non conformità del bene, in particolare una data di fabbricazione sulla marcatura CE ritenuta non veritiera. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in un caso del genere, l'onere della prova vendita spetta al venditore. Se il venditore contesta la risoluzione stragiudiziale dell'acquirente, è il venditore stesso a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente alla propria obbligazione, fornendo un bene conforme a quanto pattuito.
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Giudicato endofallimentare e credito già ammesso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un istituto di credito che chiedeva l'ammissione al passivo di un credito privilegiato. La richiesta è stata respinta perché lo stesso credito era già stato ammesso in via chirografaria a seguito di surrogazione. La Corte ha ribadito la forza del cosiddetto giudicato endofallimentare, che rende definitivo lo stato passivo e preclude la riproposizione della stessa domanda, anche con diversa qualificazione.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere della prova
Un privato impugna una sentenza di secondo grado in Cassazione, dichiarando nel ricorso che la stessa gli era stata notificata ma omettendo di depositare la relativa prova (relata di notifica). La Corte di Cassazione, ribadendo un principio di autoresponsabilità, ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso. La Corte ha sottolineato che la dichiarazione di avvenuta notifica fa scattare l'onere per il ricorrente di produrre la documentazione necessaria a dimostrarlo, pena l'inammissibilità dell'impugnazione per vizio procedurale.
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Anatocismo bancario: no senza nuovo accordo scritto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28599/2025, ha respinto il ricorso di un istituto di credito, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva dichiarato l'illegittimità dell'applicazione dell'anatocismo bancario su un conto corrente. La Corte ha stabilito che, per i contratti stipulati prima della Delibera CICR del 2000, l'introduzione della capitalizzazione degli interessi richiede una nuova e specifica pattuizione scritta tra banca e cliente. La radicale nullità delle clausole anatocistiche preesistenti rende inapplicabile il meccanismo di adeguamento unilaterale da parte della banca, non essendo possibile un confronto con una condizione contrattuale invalida. La sentenza ha inoltre chiarito che la domanda di restituzione dell'indebito include implicitamente quella di rideterminazione del saldo del conto.
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Grave inadempimento: risoluzione contratto locazione
Una locatrice ha citato in giudizio il conduttore per grave inadempimento contrattuale. Inizialmente, il Tribunale ha respinto la domanda, ma la Corte d'Appello ha ribaltato la decisione, considerando anche gli inadempimenti verificatisi durante il processo, come il mancato pagamento di ulteriori canoni e oneri condominiali. La Corte di Cassazione ha confermato questa sentenza, stabilendo che i giudici possono valutare l'aggravarsi dell'inadempienza in corso di causa per determinare la serietà della violazione e procedere con la risoluzione del contratto.
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Ammortamento alla Francese: Cassazione al bivio
Una società contesta un contratto di leasing, lamentando usura e indeterminatezza dovute al piano di ammortamento alla francese. Dopo due sentenze sfavorevoli, il caso arriva in Cassazione. La Corte Suprema, riconoscendo la cruciale importanza della questione sulla trasparenza di tale piano, sospende il giudizio in attesa di una pronuncia risolutiva delle Sezioni Unite, che chiarirà la validità di innumerevoli contratti bancari.
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Responsabilità del custode: la prova del nesso causale
Una cittadina, infortunatasi mentre utilizzava un cassonetto dei rifiuti, ha citato in giudizio l'azienda municipalizzata. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, rigettando la richiesta di risarcimento. La sentenza sottolinea che, in tema di responsabilità del custode, non è sufficiente dimostrare l'utilizzo della cosa e il danno subito, ma è essenziale provare il nesso causale, ovvero che il danno sia stato provocato direttamente dalla cosa stessa.
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Concessione alloggio di servizio: serve forma scritta?
Una società di servizi ha agito contro un ex dipendente per la restituzione di un immobile concesso in uso come alloggio di servizio. La Cassazione ha stabilito che la concessione alloggio di servizio, scaduta quando l'ente era ancora pubblico, non poteva trasformarsi tacitamente in locazione, essendo necessaria la forma scritta ad substantiam per i contratti della P.A. La precedente decisione di merito è stata cassata.
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Sequestro conservativo penale: quando perde efficacia
La Cassazione chiarisce che il sequestro conservativo penale, disposto in un processo concluso con condanna generica, perde efficacia se la causa civile per la liquidazione del danno non viene iniziata entro i termini previsti dal codice di procedura civile (art. 669-octies e novies). Il ritardo nell'azione civile, nel caso di specie quasi cinque anni, smentisce il requisito del periculum in mora, rendendo la misura cautelare inefficace.
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Denuncia dei vizi: termini validi solo tra le parti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di denuncia dei vizi. Un'utilizzatrice di un immobile in leasing aveva citato in giudizio la società venditrice per gravi difetti strutturali. La questione centrale riguardava la validità di una clausola contrattuale, pattuita tra venditore e società di leasing, che estendeva i termini per la denuncia dei vizi. La Suprema Corte ha chiarito che tale clausola non può essere opposta ai danti causa del venditore (i venditori originari), poiché essi sono terzi rispetto a quel contratto. Di conseguenza, la denuncia effettuata nei loro confronti è stata considerata tardiva, annullando la decisione della Corte d'Appello e rinviando il caso per un nuovo esame.
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