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Procedura Civile

Onere della prova nell'incentivo all'esodo: la guida

Un lavoratore ha contestato l’esclusione della tredicesima dal suo incentivo all’esodo. La Cassazione ha stabilito che l’onere della prova spetta all’ente datore di lavoro, che deve dimostrare di aver calcolato correttamente l’indennità secondo le procedure regionali, e non al dipendente.

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Omissione contributiva: obblighi del datore di lavoro

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una società di vigilanza per omissione contributiva nei confronti dei propri dipendenti. L’azienda è stata ritenuta responsabile per il mancato versamento di contributi a un fondo sanitario e a un fondo pensione. La Corte ha stabilito che il pagamento tardivo dei contributi non esonera il datore di lavoro dal risarcire i danni diretti subiti dai lavoratori, come le spese mediche non coperte e la perdita di rendimento del fondo pensione. Il ricorso della società è stato integralmente respinto.

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Lavoro precario: contratti a termine e risarcimento

Un’amministrazione comunale ha impiegato diversi lavoratori con una serie di contratti a tempo determinato, giustificandoli sulla base di una legge regionale per l’occupazione. La Corte di Cassazione ha confermato che tale pratica costituisce un abuso di lavoro precario, poiché le mansioni svolte rispondevano a esigenze permanenti e non temporanee dell’ente. Pur negando la conversione dei contratti in rapporti a tempo indeterminato, come previsto per il settore pubblico, la Corte ha ribadito il diritto dei lavoratori a ottenere un risarcimento del danno. La sentenza ha inoltre affrontato e respinto le contestazioni relative alla liquidazione delle spese legali, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito in materia.

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Saldo rettificato: la Cassazione chiarisce i calcoli

In una controversia su un conto corrente, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi fondamentali. Primo, per calcolare la prescrizione del diritto alla restituzione di somme indebite, si deve utilizzare il cosiddetto ‘saldo rettificato’, ovvero il saldo del conto depurato da tutte le voci illegittimamente addebitate dalla banca, e non il saldo contabile originale. Secondo, in caso di cessione di una banca in crisi, la banca acquirente non risponde dei debiti derivanti da rapporti bancari già estinti al momento della cessione, poiché tali passività non sono considerate funzionali all’esercizio della nuova impresa bancaria. La Corte ha quindi accolto il primo motivo del ricorso del correntista e respinto il secondo, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo esame basato sul corretto principio del saldo rettificato.

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Impugnazione trasferimento: oneri in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore contro un trasferimento. La decisione si fonda sul principio di autosufficienza: il ricorrente non aveva trascritto nel ricorso le clausole contrattuali e del CCNL contestate, impedendo alla Corte di valutare il merito della questione. L’impugnazione del trasferimento è stata quindi respinta per ragioni puramente procedurali, confermando la validità delle motivazioni aziendali, che includevano non solo un aumento di attività nella nuova sede ma anche un calo in quella di origine.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: guida pratica

Un caso di occupazione immobiliare giunge fino alla Corte Suprema, che però non entra nel merito della questione. L’ordinanza stabilisce l’inammissibilità del ricorso per cassazione a causa della mancata “esposizione sommaria dei fatti”, un requisito formale essenziale. La Corte ribadisce che senza una sintesi chiara della vicenda processuale, l’appello non può essere esaminato, indipendentemente dalle ragioni sostanziali delle parti.

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Adeguamento ISTAT locazione: la clausola è nulla

Una controversia su uno sfratto per morosità porta la Cassazione a chiarire i limiti dell’adeguamento ISTAT locazione. La Corte dichiara inammissibile il ricorso del locatore, confermando la nullità di una clausola che prevedeva un aggiornamento automatico del canone. Viene ribadito che la richiesta di adeguamento deve essere annuale e che la risoluzione del contratto è giustificata solo in caso di inadempimento di non scarsa importanza, valutazione rimessa al giudice di merito.

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Responsabilità bancaria: nesso causale e prova

Una cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per risarcimento danni, sostenendo che la revoca di un affidamento sul conto corrente della sua società le avesse causato una depressione, portando al pignoramento della sua abitazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il motivo principale è la mancata prova del nesso causale tra la condotta della banca sul conto societario e i pregiudizi personali della socia. Questa ordinanza sottolinea l’importanza cruciale della prova nella responsabilità bancaria e la netta separazione tra il patrimonio di una società e quello personale dei suoi soci.

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Competenza per valore: come si calcola nell'esecuzione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come si determina la competenza per valore in un procedimento di opposizione all’esecuzione. A fronte di un pignoramento per un importo modesto, la società debitrice aveva proposto opposizione eccependo in compensazione un controcredito di valore superiore e formulando una domanda riconvenzionale. Il Tribunale si era dichiarato incompetente, ritenendo competente il Giudice di Pace sulla base del solo importo iniziale. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il valore della domanda riconvenzionale si somma a quello della pretesa originaria, radicando così la competenza del Tribunale.

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Remunerazione medici specializzandi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto alla remunerazione dei medici specializzandi per la mancata attuazione di direttive europee. L’ordinanza chiarisce che i medici iscritti a corsi di specializzazione a cavallo degli anni 1982-1983 hanno diritto a un indennizzo, ma solo per il periodo successivo al 1° gennaio 1983. Viene inoltre confermato che la responsabilità grava unicamente sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri, escludendo gli altri Ministeri se la relativa statuizione di primo grado non è stata appellata. La Corte ha infine ribadito che il criterio di liquidazione del danno è quello equitativo previsto dalla Legge n. 370/1999, escludendo rivalutazione e interessi compensativi.

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Improcedibilità del ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato contro una decisione del Tribunale di Bari in materia di esecuzione immobiliare. La causa dell’improcedibilità del ricorso risiede in una grave omissione procedurale: i ricorrenti non hanno depositato la prova della notifica della sentenza impugnata, impedendo alla Corte di verificare la tempestività dell’appello. La Suprema Corte ha ribadito che tale adempimento è un requisito essenziale a tutela del principio di certezza del diritto, confermando la sua conformità anche ai principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

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Diniego di giurisdizione e limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione, Sezioni Unite, ha stabilito che un’errata interpretazione della legge da parte del Consiglio di Stato non costituisce un diniego di giurisdizione. Il caso riguardava una casa di cura che contestava un tetto di spesa imposto da una Regione, sostenendo che l’accettazione di una “clausola di salvaguardia” nel contratto non potesse precludere il diritto di difesa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo controllo si limita ai soli “limiti esterni” della giurisdizione, senza poter entrare nel merito delle scelte ermeneutiche del giudice amministrativo, e ha sanzionato la ricorrente per abuso del processo.

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Indennità di fine rapporto agente: onere della prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’agente, chiarendo che spetta a quest’ultima provare i presupposti per l’indennità di fine rapporto agente. In particolare, non basta dimostrare di aver acquisito nuovi clienti, ma è necessario provare che la società preponente continui a trarne vantaggi sostanziali. La Corte ha inoltre ribadito la natura discrezionale dell’ordine di esibizione di documenti, negandolo quando la richiesta appare tardiva ed esplorativa.

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Rendita vitalizia: onere della prova e documenti

Un lavoratore ha richiesto una rendita vitalizia per contributi previdenziali omessi dal suo ex datore di lavoro. La sua domanda è stata rigettata in primo grado e in appello. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo due principi fondamentali: primo, il giudice può valutare liberamente la validità dei documenti prodotti, anche se la controparte non li contesta esplicitamente. Secondo, se un punto specifico della sentenza di primo grado non viene impugnato in appello, esso diventa definitivo (giudicato interno) e non può più essere discusso. In questo caso, il lavoratore non aveva contestato la decisione sull’inammissibilità della domanda di rendita vitalizia.

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Contratto pubblico retroattivo: sì della Cassazione

Una struttura sanitaria privata eroga prestazioni per un anno intero, ma il contratto con l’ente sanitario locale viene formalizzato solo l’anno successivo. L’ente si rifiuta di pagare, eccependo la nullità del contratto perché non preventivo. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16221/2025, ribalta la decisione di merito, affermando la validità del contratto pubblico retroattivo. La Corte chiarisce che, nel settore sanitario, la stipula è l’atto finale di un complesso procedimento amministrativo e che il ritardo, dovuto alla tardiva fissazione dei tetti di spesa, è ‘fisiologico’. Pertanto, un contratto firmato post-prestazione può legittimamente avere efficacia retroattiva, sanando le prestazioni già eseguite.

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Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la prescrizione del diritto al risarcimento per un gruppo di medici specializzandi che non avevano ricevuto un’adeguata remunerazione durante la loro formazione, a causa della tardiva attuazione di direttive comunitarie. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui il termine di prescrizione decennale per l’azione di risarcimento del danno è iniziato a decorrere il 27 ottobre 1999, data di entrata in vigore della legge n. 370/99. Di conseguenza, le azioni legali intraprese nel 2014 sono state ritenute tardive. I ricorrenti sono stati anche condannati per abuso dello strumento processuale per aver insistito su una questione giuridica ormai risolta da tempo.

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Trasferimento Dublino: no stop senza carenze sistemiche

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15773/2025, ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno, annullando la decisione del Tribunale di Roma che aveva bloccato il trasferimento Dublino di un richiedente asilo verso la Germania. La Corte ha stabilito che un giudice non può sindacare la valutazione sul rischio di respingimento indiretto fatta da un altro Stato membro, a meno che non sussistano prove di carenze sistemiche nella procedura di asilo e accoglienza di tale Stato. La decisione si allinea ai principi della Corte di Giustizia UE e delle Sezioni Unite, riaffermando il principio di reciproca fiducia tra gli Stati membri. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame alla luce di questi principi.

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Correzione errore materiale: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza per la correzione di errore materiale perché il ricorrente non l’aveva notificata alla controparte. La decisione sottolinea che il rispetto del principio del contraddittorio è un requisito fondamentale, anche per consentire alla Corte di procedere d’ufficio alla correzione.

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Querela di falso: Cassazione su onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’impresa edile avverso la sentenza che accoglieva una querela di falso. La decisione della Corte d’Appello, basata su prove presuntive per accertare la falsità della data di iscrizione di riserve contabili, è stata ritenuta corretta. La Cassazione ribadisce che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge, confermando che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito.

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Liquidazione spese legali: Cassazione e minimi tariffari

Un lavoratore ricorre in Cassazione contestando la liquidazione delle spese legali effettuata dalla Corte d’Appello, sostenendo la violazione dei minimi tariffari. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che per contestare la liquidazione delle spese legali è necessario non solo indicare le norme violate, ma anche dimostrare il pregiudizio subito utilizzando il corretto scaglione di valore per il calcolo, cosa che il ricorrente non ha fatto. La decisione sottolinea il rigore richiesto per questo tipo di impugnazioni.

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