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Procedura Civile

Opposizione a decreto ingiuntivo: sorte della domanda

Una società conduttrice si oppone a un decreto ingiuntivo per canoni e penali. L’opposizione viene dichiarata inammissibile per tardività. La Corte di Cassazione, intervenendo sul caso, chiarisce un principio fondamentale: l’inammissibilità dell’opposizione non impedisce al giudice di esaminare la domanda riconvenzionale autonoma, come quella per la risoluzione del contratto o il risarcimento del danno. La sentenza sottolinea la distinzione tra difese semplici e vere e proprie contro-domande.

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Spese legali: la Cassazione sulla riforma parziale

Una carrozzeria agisce in giudizio contro una compagnia assicurativa per il pagamento di crediti ceduti. Dopo una vittoria parziale in appello, la Corte di Cassazione interviene per chiarire un principio fondamentale sulle spese legali. Con l’ordinanza n. 18672/2025, la Corte stabilisce che la riforma parziale di una sentenza di primo grado comporta la caducazione automatica della statuizione sulle spese, obbligando il giudice d’appello a ricalcolarle in base all’esito finale della lite. Nel caso specifico, data la soccombenza reciproca, le spese sono state compensate per tutti i gradi di giudizio.

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Rinuncia al ricorso: come si estingue il processo

Una società estera aveva impugnato una sentenza della Corte di Appello contro una società italiana in fallimento. Tuttavia, durante il giudizio in Cassazione, la società ricorrente ha presentato una formale rinuncia al ricorso. Poiché la controparte ha accettato tale rinuncia, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente il caso.

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Compenso amministratore: quando è illecito?

Un amministratore di S.r.l. si era autoliquidato un importo di 189.000,00 euro attraverso fatture emesse dalla sua ditta individuale verso la società da lui gestita. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d’appello, ha ritenuto tale operazione una distrazione illecita di fondi, qualificandola come una forma di compenso amministratore non autorizzata. La sentenza sottolinea che la determinazione del compenso dell’amministratore richiede una specifica delibera assembleare, come previsto dallo statuto, e la sua assenza rende il pagamento illegittimo e fonte di responsabilità per l’amministratore, tenuto a restituire le somme.

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Onere della prova estratti conto: chi prova il debito?

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate su un rapporto di conto corrente durato decenni, lamentando l’applicazione di interessi anatocistici e ultralegali. Tuttavia, non ha prodotto la serie completa degli estratti conto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso. Ha ribadito che l’onere della prova degli estratti conto spetta al cliente che agisce per la ripetizione dell’indebito. La mancanza di documentazione completa impedisce la ricostruzione del rapporto dare/avere e, di conseguenza, la verifica della fondatezza della domanda, rendendo impossibile accogliere la richiesta del correntista.

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Perdita di chance: come si prova il danno?

Una lavoratrice ha citato in giudizio un’azienda sanitaria pubblica per non averle conferito un incarico direttivo, sostenendo l’illegittimità della procedura di selezione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto il ricorso, chiarendo che per ottenere un risarcimento per perdita di chance non basta dimostrare l’irregolarità della selezione, ma è necessario provare una ‘significativa probabilità’ di successo. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha correttamente compiuto una valutazione prognostica comparando i profili dei candidati, e tale valutazione, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

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Vizi immobile e prescrizione: la qualificazione del vizio

Un acquirente cita in giudizio la società venditrice a causa di gravi vizi di umidità che rendono inabitabile l’immobile acquistato. La Corte d’Appello dichiara l’azione prescritta, applicando il termine di un anno dalla consegna. La Corte di Cassazione, tuttavia, annulla la decisione, stabilendo che il giudice deve prima qualificare la natura del difetto. A seconda che si tratti di un semplice vizio o di un grave inadempimento contrattuale, cambiano i termini di prescrizione applicabili. La corretta analisi dei vizi immobile e prescrizione è quindi cruciale.

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Prescrizione inquadramento: la decorrenza del termine

Un dipendente pubblico ha agito in giudizio per un errato inquadramento contrattuale avvenuto decenni prima. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la prescrizione del diritto alla superiore qualifica decorre dall’atto di inquadramento e non dalla successiva scoperta dell’errore da parte del lavoratore. L’ordinanza analizza il tema della decorrenza della prescrizione inquadramento e l’irrilevanza di atti interruttivi provenienti da soggetti terzi al rapporto di lavoro.

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Licenziamento disciplinare: valgono gli atti penali?

Un dipendente di un’azienda sanitaria pubblica è stato licenziato per gravi condotte illecite, tra cui corruzione e truffa, emerse da un’indagine penale. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, stabilendo che l’amministrazione può validamente utilizzare gli atti del procedimento penale per fondare la contestazione, in virtù del principio di autonomia tra il giudizio disciplinare e quello penale. Non è necessaria un’istruttoria autonoma da parte del datore di lavoro.

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Riscossione Credito: quando non serve titolo esecutivo

Una società in liquidazione si opponeva a una cartella di pagamento emessa per la riscossione di un credito originato da un finanziamento bancario garantito da un fondo pubblico. La società sosteneva la necessità di un titolo esecutivo, dato che il rapporto iniziale era di natura privata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che quando il gestore del fondo pubblico paga il finanziatore e si surroga nel credito, la natura del credito stesso si trasforma da privata a pubblica. Questa natura pubblicistica, finalizzata al recupero di risorse pubbliche, legittima l’uso della procedura speciale di riscossione del credito a mezzo ruolo, senza la necessità di ottenere preventivamente un titolo esecutivo giudiziale.

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Regolamento di competenza: inammissibile in esecuzione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per regolamento di competenza avverso un’ordinanza di sospensione emessa dal giudice dell’esecuzione. La Suprema Corte chiarisce che il processo esecutivo è governato da regole proprie e che il rimedio corretto per contestare un atto potenzialmente lesivo del giudice, come la sospensione, è l’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.), non il regolamento di competenza, strumento tipico del processo di cognizione.

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Interruzione prescrizione: atto generico non basta

Un medico ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per ottenere il pagamento di compensi professionali senza le trattenute IRAP. I tribunali di merito hanno respinto gran parte della domanda a causa della prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile e chiarendo che, per una valida interruzione prescrizione, l’atto deve specificare in modo inequivocabile la pretesa, cosa non avvenuta con una generica richiesta di differenze retributive.

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Compenso agente: fisso o minimo garantito? Analisi

La Cassazione esamina un contratto di agenzia, chiarendo la distinzione tra compenso agente fisso e minimo garantito. La Corte respinge sia il ricorso dell’agente, che contestava il calcolo delle indennità, sia quello della preponente, che sosteneva la natura di minimo garantito del compenso e la validità di una clausola risolutiva espressa per mancato raggiungimento di risultati. La decisione finale conferma la valutazione della Corte d’Appello, stabilendo che il compenso era fisso e che la clausola risolutiva non giustificava un recesso per giusta causa.

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Inammissibilità del ricorso: quando è tardi per opporsi

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un creditore contro l’approvazione del rendiconto di gestione di un fallimento. La decisione si fonda sulla condotta processuale del creditore, che non ha partecipato alle udienze decisive e ha sollevato contestazioni generiche e tardive, dimostrando di aver rinunciato a far valere le proprie ragioni nei tempi e modi previsti dalla legge.

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Lavoro straordinario: la prova e il ricorso in Cassazione

Un’azienda ricorre in Cassazione contro la sentenza che la condannava al pagamento del lavoro straordinario a un dipendente. La Corte Suprema respinge il ricorso, ritenendo infondate le eccezioni procedurali e inammissibile la richiesta di rivalutazione delle prove testimoniali. Viene confermato il diritto del lavoratore al compenso per le ore di lavoro straordinario svolte.

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Decadenza azione giudiziaria: il termine per opporsi

Un pensionato ha contestato la richiesta di restituzione di un assegno sociale percepito indebitamente, ma la sua azione è stata respinta. La Cassazione ha confermato l’inammissibilità del ricorso, chiarendo che la decadenza dell’azione giudiziaria decorre non dalla comunicazione delle trattenute, ma dall’esaurimento dei termini per il ricorso amministrativo. Questo caso sottolinea l’importanza di rispettare le scadenze legali.

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Permesso soggiorno famiglia: appello sempre ammesso

La Corte di Cassazione ha stabilito che i provvedimenti del Tribunale in materia di permesso soggiorno famiglia sono appellabili. Un cittadino straniero si era visto dichiarare inammissibile l’appello dalla Corte territoriale, che aveva erroneamente applicato le norme previste per la protezione internazionale. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo che per queste controversie si applica il rito sommario di cognizione, le cui decisioni sono soggette ad appello secondo le regole ordinarie.

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Litisconsorzio necessario: debitore va citato sempre

Una recente ordinanza della Cassazione ribadisce il principio del litisconsorzio necessario nell’opposizione all’esecuzione promossa dal terzo datore di ipoteca. La Corte ha cassato con rinvio una sentenza d’appello, stabilendo che la mancata citazione in giudizio del debitore principale vizia l’intero procedimento, rendendo nulle le sentenze emesse. L’accertamento sull’azione esecutiva deve infatti produrre effetti diretti sia verso il creditore che verso il debitore, rendendo la sua partecipazione indispensabile.

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Contratto di locazione: validità e onere della prova

Una società fornitrice di attrezzature mediche ha chiesto l’ammissione al passivo del fallimento di una clinica sua cliente per canoni di locazione non pagati. Il fallimento si è opposto, sostenendo la nullità dei contratti per conflitto di interessi e la loro inefficacia per mancanza di autorizzazioni durante una procedura di concordato preventivo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale del contratto di locazione: per concedere un bene in locazione è sufficiente averne la disponibilità materiale, non essendo necessaria la prova della proprietà.

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Rinuncia ricorso Cassazione: quando il giudizio finisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte degli appellanti. La decisione si fonda sull’accordo tra le parti, che hanno rinunciato all’azione legale e accettato la compensazione delle spese. Questo caso evidenzia come la rinuncia ricorso Cassazione sia uno strumento efficace per porre fine a una controversia legale prima di una sentenza di merito.

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