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Procedura Civile

Appello incidentale tardivo: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Comune contro una condanna per risarcimento danni. La decisione si basa su vizi procedurali, tra cui la presentazione di un appello incidentale tardivo e la contestazione di una sola delle due autonome motivazioni della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che non può riesaminare nel merito la valutazione delle prove, confermando la condanna.

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Domanda nuova in condominio: limiti e conseguenze

Alcuni condomini impugnano una delibera per l’installazione di un dissuasore di sosta. Durante la causa, chiedono anche l’accertamento di una servitù sull’area. La Cassazione conferma che si tratta di una domanda nuova inammissibile, poiché introduce un tema di giudizio diverso, con parti e presupposti differenti, rispetto all’impugnazione della delibera. La Corte chiarisce inoltre che installare un dissuasore per regolamentare l’uso di un’area comune non costituisce un’innovazione e non richiede maggioranze qualificate.

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Rinuncia liquidazione patrimonio: non si può tornare indietro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18118/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sovraindebitamento. Una volta che il tribunale ha emesso il decreto di apertura della procedura di liquidazione del patrimonio, il debitore non può più rinunciarvi. La Corte ha chiarito che la procedura, pur avviata su istanza del debitore, acquisisce una natura concorsuale e pubblicistica, finalizzata a tutelare tutti i creditori secondo il principio della par condicio. La rinuncia liquidazione patrimonio è quindi possibile solo prima del decreto di apertura, dopodiché la procedura prosegue indipendentemente dalla volontà del debitore, similmente a quanto avviene nel fallimento.

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Distrazione delle spese: la correzione è possibile

La Corte di Cassazione ha corretto una propria ordinanza per un errore materiale. Aveva omesso la distrazione delle spese a favore del legale di un Ente Locale, che si era dichiarato antistatario. La Corte ha stabilito che tale omissione è correggibile con la procedura di correzione di errore materiale, garantendo rapidità ed efficienza.

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Prova del credito bancario in fallimento: l'onere

Una società finanziaria ha visto respingere il proprio ricorso dalla Corte di Cassazione in un caso relativo all’ammissione di un credito in una procedura fallimentare. La Corte ha stabilito che la prova del credito bancario derivante da un conto corrente richiede la produzione di tutti gli estratti conto, dall’inizio alla fine del rapporto. La documentazione parziale è stata ritenuta insufficiente, soprattutto perché le varie operazioni finanziarie erano collegate tra loro, impedendo una valutazione isolata. L’ordinanza ribadisce il rigoroso onere probatorio a carico della banca.

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Crediti irreperibili: fondi negati al garante pagatore

Una società garante ha saldato i debiti di un’altra società in amministrazione straordinaria. Successivamente, ha richiesto i fondi accantonati per i “crediti irreperibili” che aveva pagato. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che, secondo la normativa antecedente alla riforma del 2006, il deposito di tali somme aveva un effetto liberatorio, rendendole non disponibili per una nuova distribuzione. Il diritto di surroga del garante non gli conferiva un accesso automatico a questi fondi specifici senza una formale ammissione preventiva del suo credito.

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Giudicato interno: se il coobbligato non appella paga

Una lavoratrice ottiene una condanna per differenze retributive contro l’azienda e il committente, in solido. Solo l’azienda appella. La Cassazione stabilisce che la mancata impugnazione del committente rende la sentenza definitiva nei suoi confronti per il principio del giudicato interno, annullando parzialmente la sentenza d’appello che aveva respinto la domanda anche verso di lui.

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Trattamento economico personale trasferito: la guida

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul trattamento economico del personale trasferito da una società a partecipazione statale a un Ministero. Con la sua ordinanza, ha stabilito che i trattamenti previdenziali e sanitari integrativi, legati a specifiche polizze del precedente datore, non vanno conservati se il nuovo datore offre una copertura analoga. L’assegno ‘ad personam’ serve a garantire la retribuzione, non a duplicare i benefit. I ricorsi dei lavoratori sono stati respinti.

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Data certa e prova del credito: ricorso inammissibile

Una società creditrice si vede respingere la domanda di ammissione al passivo di un fallimento per due motivi: la mancanza di data certa del contratto e l’incompleta prova del credito. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della società perché non ha validamente contestato entrambi i motivi della decisione precedente, rendendo irrilevante l’analisi del singolo punto contestato sulla data certa.

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Azione revocatoria: notifica e prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17514/2025, ha stabilito che nell’ambito di un’azione revocatoria, la prescrizione si interrompe con la consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario. Anche una notifica affetta da nullità, ma non inesistente, produce questo effetto sostanziale se viene successivamente sanata, con efficacia retroattiva (ex tunc). La Corte ha rigettato il ricorso di un debitore che, dopo aver venduto i propri immobili, sosteneva l’avvenuta prescrizione dell’azione a causa di un vizio nella notifica iniziale.

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Data Certa Scrittura Privata: Prova nel Fallimento

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una creditrice contro una società in liquidazione. La decisione ribadisce che la prova della ‘data certa della scrittura privata’ è fondamentale per l’opponibilità del credito alla procedura concorsuale. La Corte sottolinea che la valutazione delle prove, inclusi i ‘fatti ulteriori’ per determinare la data certa, è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Ricorso improcedibile: il deposito della notifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso improcedibile in una causa tra un correntista e una banca. La decisione si fonda sul mancato deposito, da parte del ricorrente, della copia della sentenza impugnata munita della relativa notificazione, un adempimento richiesto a pena di improcedibilità. La Corte ha sottolineato come tale omissione impedisca di verificare la tempestività dell’impugnazione, rendendo impossibile l’esame nel merito.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non revoca

Un gruppo di medici ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto per l’omissione dei loro nomi e per un vizio di notifica. La Corte ha respinto la richiesta, classificando l’omissione come un mero errore materiale correggibile e il vizio di notifica come un inammissibile errore di diritto, non di fatto. L’ordinanza ribadisce la distinzione fondamentale tra questi due tipi di errori ai fini dei rimedi processuali.

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Ricorso improcedibile: l'onere del deposito

Un Comune proponeva ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello relativa a una complessa vicenda di espropriazione e restituzione di somme. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso improcedibile a causa di un vizio formale: il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. Tale adempimento è ritenuto fondamentale per permettere alla Corte di verificare la tempestività del ricorso, e la sua omissione non è sanabile, comportando l’inammissibilità dell’impugnazione a prescindere dalle ragioni di merito.

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Danno emergente e lucro cessante: come si calcola

Una società licenziataria non utilizzava i fondi per la pubblicità come da contratto. La Cassazione, riformando la decisione di merito, chiarisce che il risarcimento deve includere sia il danno emergente (la perdita economica diretta) sia il lucro cessante (il mancato guadagno). I giudici precedenti avevano erroneamente liquidato solo il lucro cessante. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la mancata valutazione del danno emergente costituisce un errore di diritto e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova e completa quantificazione del danno.

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Azione revocatoria: legame di parentela non basta

Un creditore ha agito con azione revocatoria contro le vendite immobiliari di un garante. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli atti a favore di familiari, il solo rapporto di parentela non è sufficiente a dimostrare la consapevolezza del terzo acquirente di arrecare un danno al creditore, soprattutto in presenza di prove contrarie come una crisi coniugale. La Corte ha quindi annullato la decisione per le vendite ai familiari, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Giudicato ultrattività: limiti nei rapporti di durata

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della ultrattività del giudicato nei rapporti di lavoro. Sebbene un precedente giudicato avesse confermato il diritto di alcuni collaboratori linguistici universitari a un determinato trattamento retributivo, la Corte ha stabilito che tale diritto non si estende ai periodi successivi in cui sono intervenuti un nuovo contratto collettivo e modifiche normative. Questi nuovi elementi costituiscono una “sopravvenienza” idonea a interrompere l’efficacia estesa della precedente sentenza, modificando la regolamentazione del rapporto.

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Uso parti comuni condominio: limiti e decoro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17038/2025, ha rigettato il ricorso di un esercente che aveva installato strutture fisse su un marciapiede condominiale. La Corte ha confermato che l’uso delle parti comuni del condominio non può limitare il godimento degli altri condòmini né alterare il decoro architettonico dell’edificio. È stata inoltre ribadita la presunzione di proprietà comune del marciapiede, non superata da prove contrarie.

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Buoni postali fruttiferi: estinzione e spese legali

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio riguardante il calcolo degli interessi su buoni postali fruttiferi. Una risparmiatrice aveva rinunciato al ricorso a seguito del consolidamento di una giurisprudenza sfavorevole. La Corte ha compensato le spese legali tra le parti, motivando che al momento della notifica del ricorso, la giurisprudenza in materia non era ancora considerata pienamente consolidata.

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Codatorialità: la guida completa della Cassazione

Un dirigente, formalmente assunto da una società ma di fatto operante per l’intero gruppo aziendale, ha visto riconosciuta la situazione di codatorialità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che la codatorialità implica un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori, i quali sono responsabili in solido per le obbligazioni. Tuttavia, ciò non dà diritto al lavoratore di ricevere più retribuzioni. Inoltre, il licenziamento intimato dal solo datore di lavoro formale è stato ritenuto efficace per l’intero rapporto, in assenza di un’impugnazione rivolta a tutti i co-datori. La Corte ha quindi respinto le richieste del lavoratore di una retribuzione aggiuntiva e di prosecuzione del rapporto con le altre società del gruppo.

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