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Procedura Civile

Titolo Esecutivo Europeo: errore e revoca certificato

Una società ottiene una sentenza per un credito contestato. Per un errore, il Tribunale emette un Titolo Esecutivo Europeo (TEE), applicabile solo a crediti non contestati, insieme al corretto attestato ex Reg. 1215/2012. Il debitore chiede e ottiene la revoca del TEE errato. La Corte d’Appello conferma la decisione, chiarendo che il Titolo Esecutivo Europeo non può essere rilasciato per crediti contestati e che l’errore ne giustifica la revoca, indipendentemente dalla causa dell’errore.

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Scioglimento società: i limiti del potere del Tribunale

La Corte d’Appello di Roma interviene su un caso di scioglimento società per ‘impasse’ assembleare. Pur confermando la causa di scioglimento per impossibilità di funzionamento dell’organo assembleare, la Corte ha sospeso la nomina del liquidatore effettuata dal Tribunale. Il provvedimento chiarisce che, anche in caso di intervento giudiziale, la competenza per la nomina del liquidatore spetta in prima battuta all’assemblea dei soci, che deve essere convocata dagli amministratori a seguito della dichiarazione di scioglimento.

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Diniego di giurisdizione: i limiti della Cassazione

Una casa di cura privata ha impugnato un taglio al tetto di spesa imposto da un’amministrazione regionale. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso basandosi su una “clausola di salvaguardia” contrattuale. La clinica ha allora fatto ricorso in Cassazione per un presunto diniego di giurisdizione. Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che un’errata interpretazione di una norma sostanziale da parte del giudice amministrativo costituisce un errore di giudizio, non un diniego di giurisdizione, e quindi non è sindacabile dalla Suprema Corte per motivi di giurisdizione.

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Inquadramento lavoratore pubblico: la Cassazione decide

Un lavoratore pubblico, dopo il trasferimento a un nuovo ente, ha richiesto un superiore inquadramento lavoratore pubblico basato su un accordo sindacale stipulato con il precedente datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che un atto di inquadramento è inefficace se adottato dal precedente datore di lavoro quando il rapporto di lavoro è già cessato. La titolarità del rapporto al momento dell’atto è risultata decisiva, indipendentemente dall’efficacia retroattiva dell’accordo sindacale. La Corte ha anche escluso un’automatica equivalenza tra le mansioni previste dai diversi contratti collettivi.

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Specificità del ricorso: Cassazione su inammissibilità

Un lavoratore ha fatto ricorso in Cassazione dopo che la sua richiesta di differenze retributive era stata respinta nei primi due gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per grave difetto di specificità. L’ordinanza sottolinea che un ricorso in Cassazione non può essere una critica generica, ma deve indicare in modo preciso e dettagliato le norme violate e gli errori commessi dalla corte precedente, requisito non soddisfatto nel caso di specie.

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Correzione errore materiale: quando è ammessa?

La Corte di Cassazione ha disposto la correzione errore materiale in un proprio provvedimento. L’errore consisteva in un refuso nel cognome di una delle parti. La Corte ha chiarito che tali imprecisioni sono emendabili se non generano incertezza sull’identità dei soggetti coinvolti, procedendo alla correzione senza disporre sulle spese legali.

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Cessione del debito: prova e oneri in Cassazione

Un lavoratore ricorre in Cassazione contro la sentenza d’appello che aveva ritenuto legittime le trattenute sul suo stipendio, qualificandole come adempimento di una cessione del debito a favore della moglie. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, sottolineando che la valutazione della prova per presunzioni riguardo l’esistenza dell’accordo di cessione del debito è un accertamento di fatto insindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato. I motivi del ricorso sono stati giudicati inammissibili in quanto miravano a una rivalutazione del merito della causa.

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Termine costituzione appello: decorrenza e calcolo

La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale sulla decorrenza del termine per la costituzione in appello. In un caso di richiesta di risarcimento danni contro un Comune, l’appello era stato dichiarato improcedibile perché depositato oltre dieci giorni dalla notifica. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, stabilendo che il termine per la costituzione dell’appellante non decorre dalla consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario, ma dal momento in cui la notifica si perfeziona per il destinatario. Questo principio, noto come scissione degli effetti della notificazione, garantisce che gli adempimenti successivi alla notifica siano calcolati da un momento certo per entrambe le parti. Pertanto, il deposito dell’appello è stato ritenuto tempestivo.

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Collegamento negoziale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società che richiedeva il pagamento di 700.000 euro derivante da una transazione. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano annullato l’accordo per dolo, riconoscendo l’esistenza di un collegamento negoziale tra la transazione e un contratto di compravendita di materiale industriale. Il valore di tale materiale era stato fraudolentemente sovrastimato, invalidando così l’intera operazione economica voluta dalle parti.

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Responsabilità ex socio: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18342/2025, ha chiarito la portata della responsabilità ex socio di una società cancellata dal registro delle imprese. Un creditore ha agito in revocatoria contro gli ex soci per la vendita dell’unico bene sociale. La Corte ha stabilito che gli ex soci succedono alla società nei rapporti processuali, a prescindere dalla percezione di somme dalla liquidazione, confermando così una forte tutela per i creditori sociali.

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Cessione contenzioso bancario: la guida completa

La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale nella cessione del contenzioso bancario. Con l’ordinanza n. 15689/2025, ha stabilito che la banca acquirente non subentra nelle cause relative a rapporti bancari già estinti prima della cessione. La semplice pendenza di una lite non è sufficiente a trasferire la passività. Il criterio dirimente è che il rapporto sia ‘inerente e funzionale’ all’attività della banca cessionaria, condizione che non sussiste per i contratti ormai chiusi. Questa decisione si fonda sull’interpretazione del contratto di cessione, che prevale nel definire l’esatto perimetro delle passività trasferite.

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Prova credito bancario: servono gli estratti conto?

Una società di gestione del credito ricorre in Cassazione dopo la parziale ammissione di un suo credito in un fallimento, a causa di estratti conto mancanti. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che, sebbene la prova del credito bancario possa avvalersi di documenti alternativi, la valutazione sulla loro idoneità è un giudizio di fatto insindacabile, spettante al giudice di merito, che in questo caso li aveva ritenuti insufficienti.

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Estinzione giudizio: lite su canoni demaniali

Una società concessionaria di aree demaniali marittime ha impugnato la sentenza di secondo grado che la vedeva soccombente in una lite sul calcolo dei canoni. Durante il giudizio in Cassazione, la società ha aderito a una definizione agevolata prevista da una nuova legge, pagando una somma ridotta. La Corte Suprema, preso atto dell’avvenuto accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, compensando le spese processuali.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi e regole

Un condomino impugna una delibera assembleare ma il suo ricorso viene respinto in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso finale inammissibile a causa di gravi vizi procedurali, tra cui la mancata specificità dei motivi e il difetto di autosufficienza. La decisione sottolinea il rigore formale necessario per evitare l’inammissibilità del ricorso in cassazione.

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Azione revocatoria: prova della cessione del credito

Una società vende il suo unico immobile non ipotecato a un’altra impresa gestita da un parente stretto, dopo aver contratto un debito. Il creditore avvia un’azione revocatoria. Nel corso della causa, il credito viene ceduto. La Corte di Cassazione conferma l’inefficacia della vendita, chiarendo l’onere della prova in caso di cessione di crediti e confermando il potere del giudice di rilevare d’ufficio la mancanza di “data certa” di un documento. Il legame familiare è stato decisivo per dimostrare l’intento fraudolento.

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Data certa contratto: opponibile in procedura concorsuale?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di diritto fallimentare e bancario. Un credito derivante da un conto corrente bancario può essere ammesso al passivo di una procedura concorsuale solo se il contratto originario ha una data certa anteriore all’apertura della procedura stessa. La Corte ha chiarito che i semplici estratti conto non sono sufficienti a provare il credito se il contratto sottostante è privo di tale requisito, in quanto il curatore (o commissario liquidatore) agisce come terzo. Di conseguenza, la prova del credito deve essere fornita mediante la produzione del contratto scritto con data certa, opponibile alla massa dei creditori.

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Usucapione: impossibile senza possesso esclusivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due figli che chiedevano l’usucapione di immobili del padre. La domanda è stata respinta perché il possesso non era esclusivo, ma condiviso con altri familiari (compossesso), come provato da una precedente sentenza. La Corte ha confermato la condanna per lite temeraria, sottolineando l’importanza di un possesso ininterrotto ed esclusivo per l’usucapione.

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Data certa fallimento: il giudicato blocca il ricorso

Una società tedesca ha rivendicato dei beni da una società italiana fallita, basandosi su un contratto di vendita e leasing. La richiesta è stata respinta in primo grado per assenza di data certa del contratto, rendendolo non opponibile al fallimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non per il merito della questione, ma a causa di un precedente giudicato formatosi tra le stesse parti, che aveva già stabilito l’inopponibilità del medesimo contratto.

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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17696 del 2025, ha chiarito la natura del contratto autonomo di garanzia negli appalti pubblici. Ha stabilito che, a differenza della fideiussione, il garante è tenuto al pagamento a semplice richiesta del beneficiario, senza che quest’ultimo debba provare l’effettivo danno subito. La Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva erroneamente assimilato la polizza a una garanzia reale generica.

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Decadenza Cessione Ramo d'Azienda: No Retroattività

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18644/2025, ha stabilito un importante principio in materia di decadenza cessione ramo d’azienda. La Corte ha chiarito che il termine di decadenza per impugnare la cessione, introdotto dalla Legge n. 183/2010, non ha efficacia retroattiva. Pertanto, non si applica ai trasferimenti di ramo d’azienda avvenuti prima dell’entrata in vigore della legge. Nel caso di specie, una lavoratrice aveva impugnato una cessione del 2007, e i giudici di merito avevano erroneamente dichiarato tardiva l’azione. La Cassazione ha cassato la sentenza, affermando che il trasferimento deve essere avvenuto sotto la vigenza della nuova legge perché il termine di decadenza possa operare.

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