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Procedura Civile

Responsabilità vigilanza finanziaria: il caso in Cassazione
A seguito del crack di una società finanziaria, un gruppo di risparmiatori ha citato in giudizio l'Autorità di vigilanza per omesso controllo. La Corte d'Appello ha riconosciuto la responsabilità extracontrattuale dell'ente, condannandolo al risarcimento. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha ritenuto che il caso sollevi una questione di diritto di particolare importanza. Pertanto, con ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza per un'analisi approfondita, senza ancora decidere nel merito della responsabilità della vigilanza finanziaria.
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Giurisdizione revoca amministratore: la parola al civile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4413/2024, ha stabilito che la controversia sulla revoca di un amministratore di una società 'in house' a totale partecipazione pubblica rientra nella giurisdizione del giudice ordinario. L'ente pubblico, in questi casi, non agisce con poteri autoritativi (iure imperii), ma come socio (uti socius), esercitando facoltà previste dal diritto societario. La decisione di revoca è un atto 'a valle' della scelta di operare tramite uno strumento privatistico, e pertanto è soggetta alle norme del codice civile. La corretta giurisdizione per la revoca di un amministratore è quindi quella civile.
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Contratto di trasporto: data certa e recesso illegittimo
Una società di trasporti interrompeva i servizi a una committente, che si opponeva al pagamento delle fatture lamentando un recesso illegittimo dal contratto di trasporto quadro. La Corte di Cassazione ha chiarito che la 'data certa' non è un requisito di validità del contratto, ma di efficacia. Ha confermato la responsabilità del vettore per l'illegittima interruzione, intervenendo solo per correggere un errore nel calcolo delle spese legali liquidate dalla corte d'appello.
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Data certa contratto e fallimento: la Cassazione
La richiesta di una banca di ammettere un credito derivante da un conto corrente al passivo di un fallimento è stata respinta. La Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il contratto di conto corrente, privo di data certa anteriore al fallimento, non è opponibile alla procedura. Una lettera di credito successiva, pur avendo data certa e menzionando il conto, è stata ritenuta insufficiente per sanare il vizio del documento principale.
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Tutela possessoria: Giudice e P.A., la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4409/2024, ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia di tutela possessoria contro un Consorzio di Bonifica. Il caso riguardava l'interramento di un canale, azione ritenuta dalla Corte un'attività materiale non direttamente discendente da un provvedimento amministrativo autoritativo. Di conseguenza, la pretesa del possessore spogliato va fatta valere dinanzi al tribunale civile e non a quello amministrativo.
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Contratto per facta concludentia con azienda speciale
La Corte di Cassazione ha stabilito la validità di un contratto per facta concludentia tra una società privata e un'azienda speciale comunale. Nonostante l'assenza di un accordo scritto, l'effettiva esecuzione della prestazione di servizi (trasporto rifiuti) è stata ritenuta prova sufficiente della conclusione del contratto. La Corte ha chiarito che le aziende speciali non sono equiparabili alla Pubblica Amministrazione in senso stretto, pertanto non sono soggette all'obbligo della forma scritta ad substantiam per i loro contratti.
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Giudicato contabile: blocca il risarcimento civile?
La Corte di Cassazione chiarisce che un giudicato contabile, con cui si esclude la responsabilità per danno erariale nei confronti di un ente, non ha efficacia riflessa nel giudizio civile intentato da un altro ente per il risarcimento del danno derivante da reato. La Corte ha rigettato il ricorso di un imprenditore che, condannato in sede penale e civile per truffa ai danni di una Regione, cercava di opporre una precedente sentenza favorevole della Corte dei Conti relativa a un'altra vicenda. È stata sottolineata la totale indipendenza tra l'azione contabile, volta a tutelare l'interesse pubblico generale, e quella civile, finalizzata al ristoro del danno specifico subito dalla vittima.
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Clausole vessatorie: firma non basta per la validità
Una consumatrice ha citato in giudizio un servizio di spedizioni per il ritardo nella consegna di alcuni pacchi. L'azienda si è difesa invocando una clausola limitativa della responsabilità presente nelle condizioni generali di contratto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inefficaci tali clausole vessatorie, poiché la loro approvazione scritta era avvenuta tramite un richiamo generico a quindici clausole, senza una specifica indicazione del loro contenuto. Questa modalità non è stata ritenuta idonea a richiamare l'attenzione della contraente sul contenuto sfavorevole. La Corte ha invece respinto la richiesta di risarcimento per danno non patrimoniale avanzata dal coniuge della donna, non ritenendo provata una lesione grave di diritti costituzionalmente protetti.
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Progressione economica: non dà diritto a mansioni superiori
Un dipendente pubblico, a seguito di una selezione per promozione poi annullata, ha ricevuto per un periodo una retribuzione superiore. L'ente ha poi recuperato le somme. La Corte di Cassazione ha stabilito che la progressione economica all'interno della stessa area contrattuale non comporta automaticamente lo svolgimento di mansioni superiori. Pertanto, annullata la promozione, il lavoratore non aveva diritto a trattenere la maggior retribuzione, non avendo provato di aver svolto compiti di livello superiore.
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Sanzione disciplinare definitiva: no alla lex mitior
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4416/2024, ha stabilito l'inammissibilità del ricorso di un avvocato che chiedeva la rideterminazione di una sanzione disciplinare definitiva di cancellazione dall'albo. Secondo la Corte, il principio della lex mitior (legge più favorevole) non si applica retroattivamente a una sanzione passata in giudicato. La fase esecutiva è puramente amministrativa e non consente di riaprire un procedimento giurisdizionale ormai concluso.
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Progressione economica: no a mansioni superiori
Una dipendente di un ente pubblico, inizialmente vincitrice di una selezione per una progressione economica, si è vista revocare la promozione a seguito di un contenzioso. La lavoratrice ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del superiore inquadramento e la restituzione delle somme trattenute. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha stabilito che la progressione economica all'interno della stessa area professionale non comporta automaticamente lo svolgimento di mansioni superiori. L'annullamento della graduatoria iniziale ha reso nullo l'inquadramento superiore fin dall'origine, escludendo il diritto alla retribuzione corrispondente.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia tacita in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara l'estinzione del giudizio in un complesso contenzioso finanziario. La decisione non entra nel merito della disputa tra un'azienda sanitaria, una società finanziaria e un centro dialisi, ma si fonda su un vizio procedurale: la mancata richiesta di prosecuzione da parte del ricorrente dopo la proposta di definizione del ricorso, interpretata come rinuncia tacita. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale del rispetto delle norme procedurali.
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Responsabilità avvocato: dovere di informare il cliente
Un cliente ha citato in giudizio il proprio avvocato per inadempimento professionale, lamentando che la mancata estinzione di una procedura esecutiva, dopo il saldo del credito, avesse permesso l'intervento di altri creditori, causandogli un danno economico. La Corte d'Appello ha riconosciuto la responsabilità professionale dell'avvocato per non aver informato il cliente della necessità di chiudere la procedura. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione sul ricorso dell'avvocato a causa di un vizio di notifica, non entrando nel merito della questione.
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Ricorso per cassazione: quando è improcedibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso per cassazione improcedibile perché il ricorrente non ha depositato la copia integrale della sentenza impugnata, ma solo il dispositivo. Questa ordinanza sottolinea l'importanza inderogabile degli adempimenti formali, che prevalgono sull'analisi del merito della controversia, relativa a una disputa su canoni di locazione.
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Crediti di lavoro nel fallimento: la guida completa
Un lavoratore ha presentato ricorso contro l'ammissione solo parziale delle sue rivendicazioni salariali nei confronti di un'azienda fallita. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice ha il dovere di verificare tutti i crediti, anche se non contestati dal curatore. Tuttavia, ha accolto il ricorso del lavoratore per quanto riguarda la mancata concessione di interessi e rivalutazione monetaria sui crediti di lavoro riconosciuti, affermando che tali importi sono dovuti per legge.
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Cessione contratto locazione: la mediazione vale mora
In un caso di plurime cessioni di un contratto di locazione commerciale, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio chiave. Se l'ultimo inquilino (cessionario) non paga il canone, il proprietario (locatore) può agire contro i precedenti inquilini (cedenti). Tuttavia, prima deve richiedere il pagamento all'ultimo inquilino. La Corte ha chiarito che l'invio della richiesta di mediazione obbligatoria, atto che precede la causa, è sufficiente a soddisfare questo requisito. Questa decisione semplifica la tutela del locatore nella complessa dinamica della cessione contratto locazione, equiparando l'istanza di mediazione a una formale messa in mora.
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Società in house: assunzione nulla senza concorso
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un lavoratore che chiedeva il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con una società in house, a seguito di un presunto appalto di manodopera illecito. La Corte ha stabilito che la natura pubblicistica della società in house impone l'obbligo di procedure di selezione pubblica per le assunzioni. Pertanto, un rapporto di lavoro instaurato in violazione di tali norme è nullo e non può essere costituito giudizialmente, rendendo irrilevante l'analisi sulla genuinità dell'appalto.
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Prova lavoro straordinario: la valutazione dei testimoni
Una lavoratrice ricorre in Cassazione per il mancato riconoscimento del lavoro straordinario. La Corte rigetta il ricorso, confermando che la valutazione sull'attendibilità dei testimoni e la prova del lavoro straordinario sono di competenza esclusiva del giudice di merito, non sindacabili in sede di legittimità se la motivazione è logica.
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Leasing traslativo: applicazione dell’art. 1526 c.c.
Una società finanziaria ricorre in Cassazione dopo che la sua richiesta di pagamento per un contratto di leasing traslativo di un'imbarcazione è stata drasticamente ridotta in Appello. La Corte Suprema rigetta il ricorso, confermando che per i contratti risolti prima della L. 124/2017 si applica per analogia l'art. 1526 c.c. e ribadendo l'insindacabilità delle valutazioni di fatto e del potere discrezionale del giudice di merito riguardo alla riduzione della penale e alla valutazione delle prove.
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Domanda riconvenzionale: quando è ammissibile?
La Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio procedurale in materia di domanda riconvenzionale. In un caso di danni da allagamento, la domanda riconvenzionale di un ente pubblico era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Suprema Corte ha annullato la decisione, chiarendo che se il giudice ordina l'integrazione di una domanda e fissa una nuova udienza, i termini per la costituzione e la proposizione della domanda riconvenzionale decorrono da questa nuova data. Viene così garantito il pieno diritto di difesa del convenuto.
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