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Procedura Civile

Divieto di nova in appello: limiti e spese legali

Una figlia cita in giudizio una compagnia assicurativa dopo essere stata esclusa come beneficiaria dalla polizza vita della madre. La Corte d’Appello le riconosce solo il diritto di conoscere il nome del nuovo beneficiario. La Corte di Cassazione conferma la decisione, facendo chiarezza sui limiti del divieto di nova in appello e sui criteri di ripartizione delle spese legali in caso di vittoria solo parziale.

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Prescrizione medici specializzandi: la Cassazione decide

Un gruppo di medici ha richiesto un risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione, a causa della tardiva attuazione di direttive UE da parte dell’Italia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la prescrizione decennale per tali azioni decorre dal 27 ottobre 1999. L’ordinanza ha inoltre condannato i ricorrenti per lite temeraria, qualificando l’azione come un abuso del processo data la consolidata giurisprudenza contraria sulla prescrizione medici specializzandi.

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Beneficio d'inventario: limiti all'esecuzione forzata

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’azione esecutiva nei confronti di un erede che ha accettato l’eredità con beneficio d’inventario. In un caso riguardante un’opposizione all’esecuzione, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del creditore, stabilendo che se l’accettazione con beneficio d’inventario è un fatto pacifico e non controverso nel giudizio di cognizione, la responsabilità dell’erede è limitata ai beni ereditati, anche se la sentenza di condanna non lo menziona esplicitamente.

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Crediti irreperibili: le somme non si ridistribuiscono

La Corte di Cassazione ha stabilito che nelle procedure di amministrazione straordinaria iniziate prima della riforma del 2006, le somme accantonate per i crediti irreperibili non possono essere redistribuite agli altri creditori. La vecchia normativa prevedeva un “effetto liberatorio” del deposito di tali somme, che quindi fuoriuscivano definitivamente dal patrimonio della procedura, impedendo ogni successiva ripartizione. La richiesta di una società controllante, che aveva agito anche come garante, di ottenere tali fondi è stata pertanto respinta.

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Rinuncia al ricorso: estinzione senza spese

Un pensionato ha presentato una rinuncia al ricorso in Cassazione riguardante la rivalutazione della sua pensione, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto questioni simili. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, escludendo la condanna al pagamento delle spese e l’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato, data la natura della conclusione del procedimento.

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Concordato preventivo e fallimento: decisione Cassazione

La Corte di Cassazione chiarisce le regole per l’ammissione dei crediti in un fallimento che segue un concordato preventivo. La decisione dipende crucialmente dalla scadenza del termine per la risoluzione del concordato. Se il fallimento è dichiarato dopo tale scadenza, i creditori possono insinuarsi solo per l’importo ridotto dal concordato, poiché l’effetto esdebitatorio è divenuto definitivo. Il caso è stato rinviato al Tribunale per verificare questo specifico presupposto temporale.

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Appello inammissibile: motivi non specifici

Un condominio citava in giudizio i propri legali per negligenza professionale, avendo omesso di riassumere tempestivamente una procedura esecutiva. La Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile per la genericità dei motivi. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che un appello è inammissibile se le argomentazioni non contrastano specificamente la ratio decidendi della sentenza di primo grado e se vengono introdotte nuove domande.

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Inespellibilità straniero: integrazione sociale va valutata

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un decreto di espulsione, stabilendo un principio chiave sull’inespellibilità dello straniero. La Corte ha chiarito che il giudice non può limitarsi a un controllo formale dell’atto, ma deve esaminare nel merito le prove dell’effettiva integrazione sociale e della vita privata del cittadino straniero, come previsto dall’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione. Nel caso specifico, non erano stati considerati elementi decisivi come il lavoro, la formazione linguistica e la condizione di vulnerabilità del ricorrente.

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Vizio di costruzione: omessa perizia è cassazione

Un condominio cita in giudizio un’impresa per un grave vizio di costruzione (carbonatazione). Nonostante una perizia tecnica disposta in appello ne confermasse la gravità, la Corte d’Appello la ignora. La Corte di Cassazione annulla la sentenza, stabilendo che l’omesso esame di una prova così decisiva costituisce un errore di diritto, e rinvia il caso per una nuova valutazione che tenga conto della perizia.

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Onere della prova appalto: la Cassazione chiarisce

In una controversia su un contratto di appalto per ristrutturazione, la Corte di Cassazione ha stabilito che il committente, lamentando vizi specifici dell’opera, ammette implicitamente che i lavori siano stati eseguiti. Questo incide sull’onere della prova appalto, sollevando l’appaltatore dal dover dimostrare l’avvenuta esecuzione dei lavori contestati. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il pagamento all’appaltatore per mancata prova del credito, evidenziando una contraddizione nel ragionamento dei giudici di merito e rinviando la causa per un nuovo esame.

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Immobile abusivo: niente risarcimento per allagamento

La Corte di Cassazione ha negato il risarcimento dei danni per l’allagamento di un locale seminterrato, poiché l’immobile è risultato essere totalmente abusivo. Secondo la Corte, la condizione di completa illegalità del fabbricato, costruito senza alcuna licenza edilizia, interrompe il nesso di causalità tra il danno e la presunta omessa manutenzione della rete fognaria da parte dell’ente pubblico. Di conseguenza, il proprietario di un immobile abusivo non può pretendere un risarcimento per i danni subiti.

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Natura del provvedimento: Ordinanza o Sentenza?

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per distinguere un’ordinanza da una sentenza ai fini dell’impugnazione. Analizzando un caso in cui un giudice istruttore aveva rigettato delle eccezioni pregiudiziali, la Corte ha stabilito che la natura del provvedimento dipende dalla sua sostanza e dal suo effetto decisorio, non dalla terminologia usata. Poiché il provvedimento non definiva il giudizio e disponeva la prosecuzione dell’istruttoria, è stato qualificato come ordinanza non appellabile, respingendo il ricorso.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non sbaglia

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo che un presunto errore di fatto del giudice non è tale se riguarda la qualificazione giuridica della domanda. Nel caso specifico, una società contestava che la Corte avesse erroneamente trattato la sua causa per violazione di un disegno registrato come se riguardasse un modello di utilità. La Corte ha stabilito che tale operazione rientra nell’attività interpretativa del giudice e non in una svista materiale, rendendo inapplicabile il rimedio della revocazione.

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Presunzione pari titolarità: prelievi dal conto

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di due ex coniugi in lite sulla divisione di somme prelevate da un conto corrente. L’ordinanza si concentra sulla presunzione di pari titolarità dei beni mobili, anche in regime di separazione dei beni. La Corte ha cassato la decisione di merito per motivazione apparente, sottolineando l’importanza di una prova rigorosa per dimostrare la proprietà esclusiva di somme specifiche e vincere tale presunzione.

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Compensazione spese legali: incertezza dei fatti

Un professionista, pur essendo stato giudicato non responsabile per un crollo edilizio, si è visto negare il rimborso integrale delle spese legali a causa della complessa e incerta natura dei fatti all’inizio della causa. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, stabilendo che l’oggettiva incertezza sulla responsabilità costituisce una ‘grave ed eccezionale ragione’ che giustifica la compensazione spese legali, in linea con i principi di procedura civile.

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Autonoma ratio decidendi: appello inammissibile

Una società in concordato si oppone a un precetto. La Corte d’Appello rigetta l’opposizione con due motivazioni. La società ricorre in Cassazione impugnandone solo una. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per mancata impugnazione della seconda autonoma ratio decidendi, che da sola sorreggeva la decisione.

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Azione revocatoria: prescrizione e prova del credito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17477/2025, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria promossa da un’agenzia di riscossione. La Corte ha confermato principi chiave: la prescrizione quinquennale decorre dalla trascrizione dell’atto e non dalla sua stipula. Ha inoltre ribadito che l’interruzione della prescrizione si perfeziona con la consegna dell’atto di citazione all’ufficiale giudiziario. Infine, ha specificato che il credito tributario si considera sorto al momento del verificarsi del presupposto d’imposta, non con l’accertamento successivo, respingendo le difese dei debitori.

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Danni cani randagi: la colpa va provata?

Un cittadino ha citato in giudizio un comune e un’ASL per i danni subiti a seguito dell’aggressione da parte di un cane randagio. Dopo una condanna in appello, il comune ha presentato ricorso in Cassazione. Con un’ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte non decide il caso, ma lo rinvia a pubblica udienza per affrontare la fondamentale questione di diritto: per ottenere il risarcimento per i danni da cani randagi, la vittima deve dimostrare la colpa specifica dell’ente pubblico?

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Riduzione canone locazione: No in automatico per Covid

In un caso riguardante una locazione commerciale, la Corte di Cassazione ha stabilito che le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 non conferiscono al conduttore il diritto automatico a una riduzione del canone locazione. L’ordinanza chiarisce che, sebbene l’inadempimento possa essere giustificato, la modifica del contratto non può essere imposta dal giudice ma resta legata ai rimedi generali come la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta, che la controparte può evitare offrendo una modifica equa.

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Competenza arbitrale: l'impugnazione di delibere

La Corte di Cassazione si è pronunciata sui limiti della competenza arbitrale in ambito societario. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera assembleare di una cooperativa edilizia. La Corte ha stabilito che una clausola statutaria che devolve agli arbitri le controversie relative all’interpretazione e applicazione delle delibere non include anche le impugnazioni volte ad annullare le delibere stesse. Tale interpretazione restrittiva è dovuta al fatto che l’arbitrato costituisce una deroga alla giurisdizione ordinaria. Pertanto, la competenza arbitrale non sussiste quando la delibera è l’oggetto dell’impugnazione e non il fondamento della domanda.

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