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Procedura Civile

Appelli connessi: la Cassazione ordina la trattazione

Una società cooperativa ha impugnato una cartella di pagamento per un credito d’imposta disconosciuto. Nel corso del giudizio di Cassazione è emerso che la sentenza d’appello impugnata era stata revocata da un’altra sentenza, a sua volta oggetto di un separato ricorso. La Corte Suprema ha emesso un’ordinanza interlocutoria, disponendo la trattazione congiunta dei due appelli connessi e ordinando alla ricorrente di rinnovare la notifica all’Agente della Riscossione, che non risultava regolarmente effettuata. La decisione sul merito è stata quindi rinviata.

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Opposizione atti esecutivi: appello inammissibile

Una società proponeva opposizione a un precetto lamentando vizi formali, come la mancanza di una valida procura e l’irritualità della formula esecutiva. La Corte di Cassazione ha qualificato tale azione come una opposizione atti esecutivi ai sensi dell’art. 617 c.p.c., la cui sentenza di primo grado non è appellabile. Di conseguenza, la Corte ha cassato senza rinvio la sentenza d’appello, in quanto emessa su un gravame inammissibile, confermando così la definitività della decisione del Tribunale.

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Legittimazione ad agire concessionario: l'appello

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un agente della riscossione contro una sentenza che aveva dichiarato prescritti dei crediti previdenziali. La decisione si fonda sulla carenza di legittimazione ad agire del concessionario, che non può contestare il merito della pretesa (come la prescrizione), diritto che spetta unicamente all’ente creditore.

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Opposizione stato passivo: quando il ricorso è vago

Una società creditrice ha impugnato il rigetto della sua domanda di ammissione al passivo di un’azienda in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando la mancanza di specificità nella formulazione dei motivi e nella richiesta di prova testimoniale. L’ordinanza sottolinea che, nell’ambito di un’opposizione stato passivo, non è sufficiente lamentare genericamente il rigetto delle prove, ma è necessario articolare censure precise e circostanziate, pena l’inammissibilità.

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Foro del creditore: Cassazione chiarisce competenza

Una società creditrice ha impugnato la decisione di un tribunale che si era dichiarato incompetente a decidere su un mancato pagamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di inadempimento nel pagamento di forniture di beni mobili, si applica il foro del creditore, ovvero la competenza territoriale del tribunale del luogo in cui il venditore ha il proprio domicilio, ribaltando la decisione precedente e affermando un principio chiave in materia di competenza territoriale.

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Patto di riservato dominio e indennità di esproprio

La Corte di Cassazione stabilisce che l’acquirente di un immobile con patto di riservato dominio ha la legittimazione ad agire per contestare l’indennità di occupazione. Sebbene la proprietà formale si trasferisca solo al pagamento dell’ultima rata, l’acquirente assume da subito i rischi e le facoltà del proprietario, diventando titolare sostanziale del diritto. Pertanto, la sua legittimazione a contestare la stima concorre con quella del venditore, il cui diritto è assimilabile a una garanzia reale.

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Indennità di rischio: la prova è essenziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17504/2025, ha respinto il ricorso di alcuni dipendenti del Ministero della Cultura che chiedevano un’indennità di rischio per lo svolgimento di mansioni connesse alla pubblica sicurezza. La Corte ha stabilito che, per ottenere tale indennità, non è sufficiente la mera qualifica formale di agente di pubblica sicurezza, ma è necessario fornire una prova specifica e dettagliata delle singole attività svolte che comportino un effettivo disagio o pericolo, onere che i ricorrenti non hanno soddisfatto.

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Decadenza concessione demaniale: il giudicato blocca

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti all’impugnazione di un provvedimento di decadenza concessione demaniale. A seguito di danni a uno stabilimento e del mancato pagamento dei canoni, un concessionario si è visto revocare la licenza. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, stabilendo che la precedente reiezione di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica aveva reso la decadenza definitiva e non più contestabile in sede civile, neanche per motivi legati all’importo dei canoni. La decisione sottolinea il principio del giudicato amministrativo e la sua forza preclusiva.

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Principio di soccombenza: la Cassazione sulle spese

Una lunga vicenda giudiziaria, nata da una multa di 55 euro, approda in Cassazione per una questione sul principio di soccombenza. La Corte ha stabilito che la parte totalmente vittoriosa non può essere condannata a pagare le spese legali, neanche in parte. L’errore di un giudice precedente non costituisce un valido motivo per compensare le spese, poiché ciò penalizzerebbe ingiustamente chi ha dovuto impugnare la decisione errata per veder riconosciuti i propri diritti.

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Responsabilità del notaio: vendita e diritto di superficie

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità del notaio che non ha informato adeguatamente l’acquirente della natura del diritto trasferito, risultato essere un diritto di superficie e non la piena proprietà. L’acquirente aveva comprato un immobile scoprendo solo in seguito di non possedere il terreno sottostante. I tribunali di primo e secondo grado avevano già condannato il notaio al risarcimento del danno. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del professionista, ribadendo i suoi doveri di diligenza e corretta informazione.

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Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, specificando che l’errore di fatto deve riguardare una svista percettiva della Corte stessa sugli atti del giudizio di legittimità, e non un presunto errore di valutazione compiuto dal giudice di merito. Il caso verteva su una presunta irregolarità nella notifica di un atto, ma la Corte ha stabilito che tale valutazione spetta al merito e non può essere oggetto di revocazione in sede di legittimità.

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Inammissibilità ricorso cassazione: requisiti di forma

Una società conduttrice di un immobile ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione in una controversia di locazione. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità ricorso per cassazione perché l’atto era redatto in modo confuso, prolisso e non esponeva in modo chiaro e sintetico i fatti di causa e le vicende processuali, violando così il requisito di contenuto-forma previsto dall’art. 366, n. 3, del codice di procedura civile e il principio di autosufficienza del ricorso.

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Prova testimoniale: quando il giudice può rifiutarla?

Un ex appartenente alle forze dell’ordine si è visto negare i benefici per le vittime del dovere a causa della genericità del suo racconto su un presunto incidente. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che una prova testimoniale non può essere ammessa se i capitoli di prova sono vaghi e non specificano i contorni del fatto da dimostrare, ribadendo così i limiti del sindacato sulla valutazione delle prove.

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Legittimazione ad impugnare: prova della successione

Un istituto di credito propone ricorso per cassazione contro una decisione emessa nei confronti di un’altra banca, sostenendo di esserne il successore legale a seguito di una fusione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile perché la banca appellante non ha fornito la prova documentale della fusione, venendo meno al suo onere di dimostrare la propria legittimazione ad impugnare.

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Disconoscimento copia: quando è inefficace in giudizio

Un contribuente ha impugnato un’intimazione di pagamento, sostenendo la mancata notifica delle cartelle esattoriali sottostanti. Il tentativo di disconoscimento della copia fotostatica della relata di notifica, prodotto dall’agente di riscossione, è stato al centro del caso. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il disconoscimento, per essere efficace, deve essere specifico e non generico e confuso come nel caso di specie, confermando così la validità dell’atto impugnato.

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Diffamazione intervistato: la responsabilità legale

In un caso di presunta diffamazione, la Corte d’Appello aveva ritenuto responsabile solo l’avvocato intervistato e non il giornale che ne aveva pubblicato le dichiarazioni. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione giuridica sulla diversa responsabilità tra intervistato e giornalista talmente complessa da richiedere una trattazione in pubblica udienza, rinviando la decisione finale. Il caso si concentra sulla diffamazione dell’intervistato e sulla sua autonoma valutazione legale.

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Prova contratto trasporto: la carta d'imbarco basta

In un caso di volo cancellato, la Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione di una sentenza d’appello è nulla se meramente apparente. Ai fini della prova del contratto di trasporto, la carta d’imbarco costituisce prova sufficiente, al pari del biglietto. La Corte ha annullato la decisione che negava il risarcimento ai passeggeri per non aver prodotto il biglietto aereo, nonostante avessero presentato le carte d’imbarco.

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Azione revocatoria e conferimento beni: la Cassazione

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di una società, confermando l’inefficacia di un conferimento d’azienda. Un debitore aveva trasferito i propri beni immobili in una società da lui amministrata, pregiudicando la garanzia patrimoniale di una banca creditrice. La Suprema Corte chiarisce i presupposti dell’azione revocatoria in ambito societario, i limiti di competenza del Tribunale delle Imprese e i soggetti legittimati passivi.

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Crediti società cancellata: la parola alle Sezioni Unite

Ex soci di una società cancellata agiscono per un credito non inserito nel bilancio di liquidazione. La Corte d’Appello rigetta la domanda, presumendo la rinuncia. La Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul tema dei crediti società cancellata, sospende il giudizio e rimette la questione alle Sezioni Unite per una decisione definitiva.

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Finanziamento soci postergato: la Cassazione decide

Una società creditrice si opponeva alla postergazione del proprio credito nel fallimento di un’altra società. Il credito, derivante da somme versate per sostenere una procedura di concordato poi rinunciata, è stato qualificato come finanziamento soci postergato ai sensi dell’art. 2467 c.c. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che senza una continuità giuridica tra le procedure concorsuali, il credito non può godere della prededuzione e deve essere subordinato agli altri creditori.

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