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Procedura Civile

Revoca patrocinio a spese dello Stato: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato la revoca del patrocinio a spese dello Stato a un cittadino straniero. La revoca era stata disposta dopo il rigetto della sua domanda di protezione internazionale, ritenuta infondata. Tuttavia, poiché la stessa Corte di Cassazione aveva successivamente accolto il ricorso del cittadino nel merito della protezione, è venuto meno il presupposto della “manifesta infondatezza” che giustificava la revoca del beneficio, imponendo una nuova valutazione.

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Licenziamento giusta causa: la Cassazione conferma

Una lavoratrice con mansioni di responsabilità in un’azienda di trasporti è stata licenziata per giusta causa a seguito di gravi addebiti disciplinari, tra cui l’omessa e ritardata contabilizzazione di somme di denaro e la culpa in vigilando. Dopo la conferma della legittimità del licenziamento in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della dipendente. La Corte ha stabilito che la condotta, intenzionale e volta a occultare le irregolarità, costituiva una violazione talmente grave del rapporto fiduciario da giustificare la massima sanzione espulsiva, a prescindere dalla tipizzazione esatta delle mancanze nel regolamento aziendale.

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TFR dipendenti pubblici: spetta alla fine del contratto

La Corte di Cassazione conferma che il TFR dei dipendenti pubblici matura alla cessazione di ogni singolo rapporto di lavoro. Pertanto, un lavoratore con un contratto a termine ha diritto alla liquidazione immediata del suo TFR, anche se viene subito dopo assunto a tempo indeterminato dalla stessa amministrazione. La continuità del servizio non sposta il momento in cui il diritto sorge, equiparando la disciplina a quella del settore privato.

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Interpretazione sentenza: la Cassazione chiarisce

Un lavoratore ha richiesto delle differenze retributive basate sull’interpretazione di una precedente sentenza relativa a un licenziamento. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, fornendo una propria interpretazione del giudicato precedente. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, rigettando il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha chiarito che l’interpretazione di una sentenza da parte di un giudice di merito costituisce un accertamento di fatto, censurabile in sede di legittimità solo in caso di motivazione inesistente o palesemente illogica. Non essendo questo il caso, la decisione sull’interpretazione sentenza è stata confermata.

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Danno patrimoniale equa riparazione: quando è dovuto?

Una società ha richiesto un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo amministrativo relativo a un permesso di costruire. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, negando il risarcimento per il danno patrimoniale. La motivazione risiede nel fatto che la perdita economica non derivava direttamente dal ritardo del processo, ma da un evento autonomo e successivo: la modifica dello strumento urbanistico comunale. La pronuncia ribadisce la necessità di un nesso causale diretto per il riconoscimento del danno patrimoniale in sede di equa riparazione.

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Inammissibilità ricorso Cassazione: cosa succede?

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di un richiedente asilo. La decisione evidenzia un errore cruciale nell’impugnazione: i motivi non contestavano la ragione procedurale della decisione del Tribunale (la tardività), ma si concentravano sul merito della richiesta di protezione. Questo caso sottolinea l’importanza di indirizzare correttamente i motivi di appello contro la specifica ratio decidendi del provvedimento impugnato, pena l’inammissibilità ricorso cassazione e sanzioni per abuso del processo.

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Acquiescenza Legge Pinto: limiti alla modifica

La Cassazione chiarisce che la notifica del decreto di indennizzo per irragionevole durata del processo comporta acquiescenza Legge Pinto. La parte privata non può più chiedere un ricalcolo migliorativo in sede di opposizione ministeriale. Il ricorso del Ministero è stato accolto, riducendo l’indennizzo.

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Ricorso inammissibile: requisiti di chiarezza

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da alcuni lavoratori contro licenziamento e trasferimento. La Corte sottolinea l’importanza dei nuovi requisiti di chiarezza e sinteticità del ricorso, affermando che la mancata specificazione dei motivi d’appello e l’errata formulazione delle censure procedurali portano all’inammissibilità, senza entrare nel merito della legittimità del trasferimento.

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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue

Un lavoratore, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in una causa di lavoro, ha raggiunto un accordo transattivo con l’azienda. Di conseguenza, ha presentato una rinuncia al ricorso. L’azienda ha accettato la rinuncia, e la Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il processo, stabilendo che, in virtù dell’accordo tra le parti, non vi era luogo a provvedere sulle spese legali.

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Notifica PEC casella piena: il deposito è decisivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che una notifica PEC non andata a buon fine per ‘casella piena’ non si perfeziona automaticamente. Per considerare valida la comunicazione e far decorrere i termini, è indispensabile che la cancelleria del tribunale esegua il ‘deposito in cancelleria’ dell’atto. In un caso recente, una Corte d’Appello aveva dichiarato un appello improcedibile senza verificare questo adempimento cruciale. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, sottolineando che il deposito è un passaggio garantista non trascurabile, necessario per completare la procedura di notifica PEC casella piena.

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Sgravi contributivi: quando il ricorso è inammissibile

Una società di costruzioni si è vista negare degli sgravi contributivi e ha impugnato la decisione fino in Cassazione. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarando la maggior parte dei motivi inammissibili. La sentenza sottolinea che i ricorsi in Cassazione non possono riesaminare i fatti e che i requisiti per ottenere benefici contributivi, come l’assenza di licenziamenti pregressi, devono essere rigorosamente rispettati. La Corte ha inoltre confermato che l’onere di provare il diritto a un’esenzione o a una riduzione contributiva spetta sempre al datore di lavoro.

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Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?

Una società di trasporti, dopo aver perso in appello una causa sulla retribuzione feriale di un dipendente, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha effettuato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato estinto il processo, condannando la società stessa a pagare le spese legali della controparte in base al principio di causalità, secondo cui chi avvia un’azione legale e poi vi rinuncia deve rimborsare i costi sostenuti dall’altra parte.

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Prescrizione ripetizione indebito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23259/2025, interviene su un caso di ripetizione di indebito bancario, chiarendo i criteri per il calcolo della prescrizione. La Suprema Corte ha cassato la decisione d’Appello che presumeva la natura ripristinatoria dei versamenti in conto corrente, sottolineando che tale natura va provata e non può essere data per scontata. Questa ordinanza è cruciale per la gestione del contenzioso bancario relativo alla prescrizione ripetizione indebito.

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Revisione prezzi appalti: quando decide il giudice?

Una società costruttrice ha citato in giudizio un ente pubblico per ottenere il pagamento di somme relative a un contratto d’appalto, inclusa una richiesta di revisione prezzi. La Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale sulla giurisdizione: una volta che la Pubblica Amministrazione ha riconosciuto, anche implicitamente, il diritto alla revisione prezzi, ogni successiva controversia sulla quantificazione di tale compenso (incluso il calcolo e la data di decorrenza) spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo, poiché si tratta di un diritto soggettivo e non più di un interesse legittimo.

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Indennità di esproprio: quando è congrua?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni proprietari terrieri che contestavano l’indennità di esproprio per un elettrodotto. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha correttamente valutato l’offerta, ritenendola congrua e respingendo la tesi dell’espropriazione parziale, in quanto l’opera non limitava l’uso del fondo residuo.

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Protezione internazionale: richiesta valida al giudice

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza un caso cruciale riguardante la richiesta di protezione internazionale. Il caso solleva la questione se la manifestazione della volontà di chiedere asilo, espressa da un cittadino straniero davanti al Giudice di Pace durante l’udienza di convalida del decreto di accompagnamento alla frontiera, debba sospendere l’espulsione. La Corte ha ritenuto la questione complessa e priva di precedenti specifici, necessitando un’approfondita discussione per definire gli obblighi del giudice e gli effetti di tale richiesta sulla procedura di allontanamento, alla luce del diritto dell’Unione Europea.

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Indennità di esproprio: interessi e prescrizione

La Corte di Cassazione si pronuncia sul tema dell’indennità di esproprio, specificando il momento di decorrenza della prescrizione per gli interessi compensativi. Il caso riguardava un’indennità aggiuntiva il cui pagamento era subordinato a un’autorizzazione regionale. La Corte ha stabilito che la prescrizione inizia a decorrere non dalla data dell’accordo, ma dal momento in cui l’autorizzazione viene rilasciata, poiché solo allora il diritto può essere legalmente fatto valere. Viene rigettato il ricorso del consorzio espropriante, confermando la sua responsabilità al pagamento.

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Credito privilegiato distacco: no al rimborso stipendi

Un’impresa edile che aveva distaccato proprio personale presso un’altra società, poi fallita, non si è vista riconoscere il credito privilegiato per gli stipendi anticipati. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale credito ha natura di semplice rimborso e non di retribuzione, negando quindi la prelazione. La sentenza sottolinea la differenza tra il distacco di personale, che risponde a un interesse proprio dell’impresa distaccante, e la somministrazione di lavoro, l’unica a cui la legge riconosce un privilegio specifico.

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Indennità di espropriazione: chi è il proprietario?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato un caso di determinazione dell’indennità di espropriazione per la realizzazione di un’opera ferroviaria. La società espropriante aveva contestato la decisione della Corte d’Appello su diversi punti, tra cui la titolarità di una strada vicinale e la valutazione dei terreni. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiave: nei procedimenti di esproprio, fa fede l’intestatario catastale per garantire la celerità della procedura, senza che ciò configuri un litisconsorzio necessario con altri potenziali proprietari. Inoltre, la valutazione dei terreni, anche se soggetti a vincoli, deve considerare il loro potenziale economico effettivo, e tale valutazione di merito non è sindacabile in sede di legittimità.

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Fermo amministrativo: legittimo con fumus boni iuris

La Corte d’Appello di Roma ha confermato la legittimità di un fermo amministrativo emesso da un Ministero nei confronti degli eredi di un imprenditore. Al centro della controversia, un presunto credito milionario vantato dall’Amministrazione per pagamenti in eccesso relativi a concessioni di lavori pubblici. La sentenza stabilisce che per l’adozione del fermo amministrativo non è necessario un credito certo e definitivo, ma è sufficiente la presenza di un ‘fumus boni iuris’, ovvero una ragionevole apparenza della fondatezza della pretesa, anche se il credito è ancora oggetto di contestazione in un separato giudizio.

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