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Procedura Civile

Azione di arricchimento: quando la P.A. deve pagare

Un architetto, dopo aver eseguito incarichi per un Comune senza essere pagato, ha intentato un’azione di arricchimento. La Cassazione ha chiarito che, per ottenere l’indennizzo, non è necessario un riconoscimento formale dell’utilità dell’opera da parte dell’Ente pubblico, spettando al giudice valutarla. La Corte ha anche sanzionato la violazione del giudicato parziale, poiché la Corte d’Appello aveva rigettato anche domande non oggetto di impugnazione.

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Interruzione processo avvocato: quando riprende?

La Corte di Cassazione chiarisce i termini per la ripresa di un giudizio a seguito di interruzione processo avvocato. L’ordinanza stabilisce che il termine semestrale per la riassunzione decorre dalla cessazione della causa di sospensione del legale (ad es. dopo un anno), indipendentemente dalla conoscenza legale dell’evento da parte del cliente. La Corte ha rigettato il ricorso di una parte che aveva riassunto il processo anni dopo la sospensione del proprio difensore, ritenendo la riassunzione tardiva e confermando l’estinzione del giudizio pronunciata in appello.

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Giurisdizione usi civici: la Cassazione decide

Cittadini agiscono per proteggere terreni a uso civico da un progetto eolico e da atti di privatizzazione. La Cassazione, risolvendo il conflitto di giurisdizione, stabilisce la competenza del Commissario per la liquidazione degli usi civici, e non del giudice amministrativo, poiché la questione centrale è l’accertamento della natura demaniale dei terreni (qualitas soli), che costituisce la premessa logica della controversia sulla giurisdizione usi civici.

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Lavoro subordinato: onere della prova e ricorso

Una lavoratrice ha richiesto il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato, ma la sua domanda è stata respinta in primo e secondo grado per mancanza di prove. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso. La sentenza sottolinea che spetta al lavoratore dimostrare la sussistenza della subordinazione e che la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito non è riesaminabile in sede di legittimità, soprattutto in caso di ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze identiche nei gradi precedenti.

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Competenza tribunale ordinario per alveo abbandonato

L’ordinanza stabilisce la competenza del tribunale ordinario in una controversia sulla proprietà di terreni un tempo parte di un alveo fluviale, ma da decenni abbandonato dalle acque. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in assenza di uno scorrimento d’acqua attuale e della necessità di regolare il flusso, la questione è puramente proprietaria e non rientra nella giurisdizione specializzata del Tribunale regionale delle acque pubbliche.

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Arricchimento senza causa: la motivazione è d'obbligo

Un ente pubblico, arricchitosi grazie alla prestazione di un professionista eseguita in base a un contratto nullo, è stato citato in giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto del professionista a un indennizzo, ma ha annullato la sentenza di merito per carenza di motivazione nella quantificazione della somma. L’azione di arricchimento senza causa richiede che il giudice spieghi in modo chiaro e logico i criteri usati per la liquidazione equitativa del compenso.

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Revoca gratuito patrocinio: non basta il rigetto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, stabilisce che la revoca del gratuito patrocinio non può derivare automaticamente dal semplice rigetto della domanda. Il giudice deve condurre una valutazione separata per accertare se la parte ha agito con mala fede o colpa grave. L’ordinanza distingue tra la disciplina generale, che richiede questa prova, e la normativa speciale per le cause di protezione internazionale, introdotta nel 2017, che prevede la revoca in caso di ‘manifesta infondatezza’ della domanda. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi.

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Lavoro domestico: limiti alla revisione dei fatti

In un caso di lavoro domestico, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso delle datrici di lavoro, confermando che il giudizio di legittimità non consente un nuovo esame del merito. La Corte ha stabilito che le censure relative alla valutazione delle prove sono inammissibili se mirano a ottenere una diversa ricostruzione dei fatti già accertata dai giudici di appello. La decisione sottolinea il principio secondo cui la Cassazione è giudice della legge, non dei fatti.

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Esigibilità del credito: appalti e perizia di variante

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un consorzio edile, confermando che l’esigibilità del credito per lavori extra-contratto sorge solo con l’approvazione formale della perizia di variante da parte della stazione appaltante, e non al momento della loro esecuzione. La domanda di pagamento, presentata prima di tale approvazione, è stata ritenuta prematura. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili altri motivi del ricorso per carenza di specificità e mancato rispetto dell’onere della prova.

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Domanda di manleva: quando riproporla in appello

Un’autorità regionale è stata condannata in appello a indennizzare un consorzio per pagamenti dovuti in un contratto d’appalto. L’autorità ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che la questione dell’indennizzo fosse già decisa. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che una domanda di manleva condizionata, se non decisa nel merito in primo grado, può essere semplicemente riproposta in appello senza necessità di un appello incidentale formale, qualora la sentenza principale venga riformata.

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Rapporto di lavoro simulato: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito che negavano le pretese economiche di una donna basate su un presunto rapporto di lavoro domestico con il suo defunto partner. È stato accertato che si trattava di un rapporto di lavoro simulato, creato al solo scopo di ottenere un permesso di soggiorno, mentre la vera natura del legame era una relazione sentimentale. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove è compito dei giudici di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità.

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Onere di contestazione: quando è troppo tardi?

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso degli eredi di un lavoratore relativo al risarcimento per un contratto a termine illegittimo. Il punto cruciale della decisione è la tardività con cui gli eredi hanno messo in discussione un pagamento che l’azienda sosteneva di aver già effettuato. La Corte ha chiarito che l’onere di contestazione va esercitato nel primo atto difensivo utile, in questo caso l’atto di appello, e non successivamente. Anche la richiesta di TFR è stata respinta perché non inclusa nella causa originaria.

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Competenza territoriale: quando il credito è liquido?

Una società facente parte di un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) ha richiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti del consorzio capogruppo per il mancato pagamento di una fattura. Il consorzio si è opposto eccependo l’incompetenza territoriale del tribunale adito, sostenendo che il credito non fosse liquido. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, ha chiarito che ai fini della determinazione della competenza territoriale, un credito è considerato liquido quando il suo ammontare è determinato o facilmente determinabile in base al titolo, a prescindere dalle contestazioni del debitore. Di conseguenza, ha dichiarato la competenza del tribunale del domicilio della società creditrice.

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Estinzione processo per rinuncia: ecco quando succede

Una società, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza della Corte d’Appello sfavorevole in una causa di lavoro, ha raggiunto un accordo con i dipendenti. A seguito della transazione, ha rinunciato al ricorso. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del processo per rinuncia, specificando che in questi casi non vi è condanna alle spese né l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato, previsto solo per rigetto o inammissibilità.

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Giudizio di rinvio: limiti del giudice e preclusioni

Un dirigente veterinario ha ricoperto per anni il ruolo di direttore di una struttura complessa senza ricevere le relative differenze retributive. Dopo una prima sentenza di Cassazione che ha rinviato il caso alla Corte d’Appello stabilendo un principio di diritto, il nuovo ricorso del dirigente è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito che nel giudizio di rinvio il giudice è strettamente vincolato alle statuizioni della precedente sentenza di Cassazione e le parti non possono ampliare l’oggetto della contesa.

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Regolamento di competenza: quando è inammissibile?

Una società proponeva un regolamento di competenza contro un’ordinanza del Tribunale che aveva affermato la propria giurisdizione in modo molto sintetico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che tale mezzo di impugnazione non è esperibile contro provvedimenti che, non essendo stati preceduti da una rimessione in decisione della causa, mancano del carattere della decisorietà e sono quindi revocabili dal giudice stesso.

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Indennità di esproprio: Cassazione e valore venale

Una società agricola contesta la sua indennità di esproprio, lamentando l’uso di parametri di calcolo errati. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che il calcolo del valore venale del bene si basava su una complessa analisi di mercato e non solo sul Valore Agricolo Medio (VAM). La Corte ha confermato la decisione di merito che aveva correttamente motivato la liquidazione dell’indennità, respingendo le censure sulla valutazione delle prove.

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Litisconsorzio necessario: appello e comproprietari

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha stabilito che nei giudizi di impugnazione relativi all’indennità di esproprio di un bene in comproprietà, sussiste un’ipotesi di litisconsorzio necessario. Di conseguenza, qualora il ricorso sia promosso solo da alcuni dei comproprietari, il giudice deve ordinare l’integrazione del contraddittorio nei confronti degli altri, rinviando la causa a nuovo ruolo per garantire la partecipazione di tutte le parti necessarie.

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Compenso arbitri: quando la liquidazione è vincolante?

Una società ha citato in giudizio un collegio arbitrale per recuperare onorari ritenuti eccessivi. La Corte di Cassazione ha confermato che l’autoliquidazione del compenso arbitri è una mera proposta contrattuale. Se non viene accettata da tutte le parti coinvolte nell’arbitrato, non è vincolante, e il giudice può determinare l’importo corretto, ordinando la restituzione delle somme pagate in eccesso. La Corte ha inoltre chiarito che tra gli arbitri non sussiste un litisconsorzio necessario in merito ai loro onorari.

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Nullità carta revolving: la decisione della Corte

Un consumatore ha impugnato un decreto ingiuntivo relativo a un finanziamento che includeva una carta revolving. La Corte d’Appello, con sentenza non definitiva, ha accolto parzialmente l’appello dichiarando la nullità carta revolving. La motivazione risiede nel grave difetto di forma del contratto, le cui clausole erano inserite in un modulo per un prodotto diverso e non erano state specificamente sottoscritte, violando le norme sulla trasparenza bancaria. Di conseguenza, il tribunale ha disposto una perizia per ricalcolare il debito applicando solo gli interessi legali.

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