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Procedura Civile

Notifica PEC ente pubblico: valida anche senza registro
Una società ha impugnato un'intimazione di pagamento, sostenendo la mancata notifica delle cartelle esattoriali e degli avvisi di addebito. La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica PEC da parte di un ente pubblico è valida anche se l'indirizzo del mittente non è presente nei registri pubblici, a condizione che l'atto abbia raggiunto il suo scopo. Nel caso specifico, la società ha ammesso di aver ricevuto le comunicazioni e ha potuto esercitare il proprio diritto di difesa, sanando così qualsiasi vizio di forma della notifica.
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Improcedibilità ricorso: decisivo il deposito notifica
Un fornitore di energia ricorre in Cassazione contro la condanna a rimborsare un'accisa a un'azienda cliente. La Corte Suprema dichiara l'improcedibilità del ricorso non per il merito della questione, ma per un vizio formale: il ricorrente ha omesso di depositare la copia notificata della sentenza d'appello entro i termini previsti. La decisione sottolinea il rigore delle norme processuali e l'onere della parte di produrre la documentazione richiesta a pena di inammissibilità.
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Opposizione cartella di pagamento: quando è inammissibile
Una società di autonoleggio ha presentato ricorso contro una cartella di pagamento relativa a sanzioni per violazioni del Codice della Strada commesse dai propri clienti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l'opposizione cartella di pagamento è inefficace se non è stato preventivamente impugnato il verbale di accertamento. Una volta che il verbale diventa definitivo, la società di noleggio non può più contestare la propria responsabilità solidale in una fase successiva.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Una cittadina si oppone a una richiesta di pagamento da un'amministrazione comunale, vincendo in primo grado. L'appello dell'ente viene dichiarato inammissibile, ma il Tribunale dispone la compensazione delle spese legali. La Corte di Cassazione interviene, stabilendo che tale compensazione è illegittima: la parte che propone un'impugnazione inammissibile è considerata soccombente e deve sempre pagare le spese, salvo i rari casi previsti dalla legge.
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Onere di allegazione: quando i fatti non contestati?
Un lavoratore ha richiesto differenze retributive per mansioni superiori. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando l'importanza dell'onere di allegazione. Senza una descrizione dettagliata dei fatti, il principio di non contestazione non si applica, anche se il datore di lavoro non nega lo svolgimento generico delle mansioni.
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Onere della prova pignoramento: chi deve provare
In un caso di pignoramento presso terzi, una società ha contestato il suo debito eccependo un controcredito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo la regola sull'onere della prova pignoramento: il creditore deve provare la fonte del credito (il contratto), mentre il terzo pignorato deve dimostrare i fatti estintivi, come pagamenti o controcrediti specifici. L'ordinanza ha anche ritenuto legittimo l'uso di un lodo arbitrale annullato come semplice elemento documentale a supporto della decisione.
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Provvedimento in udienza: quando è comunicato?
Una società contesta un debito previdenziale sostenendo la mancata notifica degli atti. In Cassazione, lamenta la mancata comunicazione di un'ordinanza interlocutoria. La Suprema Corte chiarisce che un provvedimento in udienza, letto dal collegio dopo essersi ritirato in camera di consiglio, si considera comunicato in quel momento, senza necessità di notifica successiva ai difensori assenti, e rigetta il ricorso.
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Appello inammissibile: quando la Corte deve decidere
La Corte di Cassazione ha chiarito che un appello non può essere dichiarato inammissibile a priori solo perché la contestazione sul merito è ritenuta debole. Se l'atto di appello contesta sia una questione preliminare (come la competenza territoriale) sia il merito della causa, il giudice è tenuto a esaminare entrambe le questioni. Nel caso di specie, un ente previdenziale aveva impugnato una sentenza sia per incompetenza territoriale che nel merito; la Corte d'Appello aveva erroneamente dichiarato l'appello inammissibile, sostenendo che si sarebbe dovuto proporre un regolamento di competenza. La Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la presenza di una doglianza sul merito, per quanto articolata, impone al giudice di pronunciarsi, non potendo liquidare l'intero gravame come inammissibile.
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Onere di allegazione: quando la prova non basta
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva differenze retributive per mansioni superiori. La decisione si fonda sulla violazione dell'onere di allegazione: il lavoratore non aveva descritto in modo specifico e dettagliato le attività svolte, rendendo impossibile per il giudice valutarle. Secondo la Corte, la mancata allegazione puntuale dei fatti preclude l'esame nel merito, anche in presenza di una generica non contestazione da parte del datore di lavoro.
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Onere di allegazione: la domanda è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore che rivendicava differenze retributive per mansioni superiori. La decisione si fonda sulla violazione dell'onere di allegazione, in quanto il ricorrente non aveva descritto in modo specifico e dettagliato le attività concretamente svolte, impedendo al giudice di valutare la fondatezza della pretesa. La Corte ha sottolineato che il principio di non contestazione non può operare in assenza di una puntuale allegazione dei fatti.
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Rimessione in termini: no se la legge cambia
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla rimessione in termini a seguito di una modifica legislativa che ha ridotto un termine processuale. Un creditore aveva presentato reclamo tardivamente, e il giudice di merito aveva concesso la rimessione in termini, ritenendo che l'immediata entrata in vigore della nuova legge costituisse una causa non imputabile. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, stabilendo che il giudice non può disapplicare una norma chiara e vigente, anche se la sua introduzione è repentina. La rimessione in termini può essere concessa solo per circostanze specifiche e concrete relative alla parte, non sulla base di un giudizio generale di 'incongruità' della legge. Di conseguenza, il reclamo è stato dichiarato inammissibile per tardività.
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Carenza d’interesse: appello inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per sopravvenuta carenza d'interesse. Il caso nasce da un appello dell'ente previdenziale, dichiarato tardivo dalla Corte d'Appello. Tuttavia, la stessa Corte d'Appello, in un separato giudizio di revocazione, ha poi riconosciuto che la notifica della sentenza di primo grado non era valida, accogliendo la domanda di revocazione. Di conseguenza, l'oggetto del ricorso in Cassazione è venuto meno, determinandone l'inammissibilità.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero avverso la convalida del suo trattenimento in un Centro di Permanenza. Il ricorso per cassazione è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza, in quanto le censure sollevate non erano supportate dalla specifica indicazione e illustrazione degli atti e documenti processuali su cui si fondavano, rendendo impossibile per la Corte valutarne la fondatezza.
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Carenza d’interesse: ricorso inammissibile
Un ente previdenziale ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello. Tuttavia, nel corso del giudizio, la stessa Corte d'Appello ha revocato la propria sentenza. La Cassazione ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza d'interesse, poiché l'atto impugnato non esisteva più giuridicamente.
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Esdebitazione legge applicabile: la Cassazione chiarisce
La richiesta di esdebitazione di due coniugi è stata respinta. La Cassazione chiarisce la questione della esdebitazione legge applicabile, stabilendo che per le procedure di liquidazione avviate sotto la vigenza della L. n. 3/2012, continuano ad applicarsi le norme previgenti, anche se la domanda di esdebitazione è presentata dopo l'entrata in vigore del Codice della Crisi. La Corte ha ritenuto irrilevante la distinzione tra colpa grave e colpa semplice, poiché la vecchia normativa negava il beneficio in caso di ricorso colposo e sproporzionato al credito.
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Spese processuali: i criteri della Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce i principi sulla ripartizione delle spese processuali. In un caso tra una società e una banca, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la statuizione sulle spese, ribadendo che la valutazione sulla soccombenza e l'eventuale compensazione rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito e non sono sindacabili in sede di legittimità, salvo casi eccezionali. L'accoglimento parziale di una domanda non trasforma la parte attrice in soccombente per la porzione rigettata, ma può giustificare una compensazione delle spese.
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Sanzioni amministrative e tempus regit actum
Una società multata per violazioni della privacy ha visto la sanzione annullata in primo grado perché la norma era stata abrogata. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per le sanzioni amministrative si applica il principio del "tempus regit actum", ovvero la legge in vigore al momento del fatto. L'abrogazione successiva è irrilevante. Inoltre, il ricorso iniziale è stato dichiarato tardivo a causa di una normativa transitoria.
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Distanze legali: usucapione e onere della prova
Una società immobiliare, citata in giudizio per aver violato le distanze legali nella costruzione di un edificio e di altre opere, ha perso la causa perché non è riuscita a provare di aver acquisito per usucapione il diritto a mantenere tali opere. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere di dimostrare con certezza la data di inizio del possesso ventennale necessario per l'usucapione grava interamente su chi invoca tale diritto. L'incertezza sulla data di completamento delle opere ha reso impossibile accogliere l'eccezione, portando alla condanna al risarcimento dei danni.
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Poteri commissario liquidatore e nomina dell’avvocato
La Corte di Cassazione ha stabilito che il commissario liquidatore in una liquidazione coatta amministrativa non necessita di una specifica autorizzazione per nominare un avvocato e concludere un contratto d'opera professionale per difendere l'ente in giudizio. La sentenza chiarisce i limiti dei poteri del commissario liquidatore, equiparandoli a quelli del curatore fallimentare e affermando che l'obbligo di autorizzazione è previsto solo per atti specificamente indicati dalla legge. Viene inoltre ribadita l'inammissibilità della domanda di indebito arricchimento se proposta per la prima volta in appello, in quanto considerata domanda nuova rispetto a quella di adempimento contrattuale.
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Omessa vigilanza: responsabilità e prescrizione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28119/2025, affronta un caso di omessa vigilanza da parte di un'autorità di controllo su un intermediario finanziario fallito. La Corte stabilisce che la domanda di ammissione al passivo fallimentare dell'intermediario interrompe la prescrizione anche nei confronti dell'autorità, data la natura risarcitoria del credito e la responsabilità solidale. Tuttavia, annulla la sentenza d'appello per carenza di motivazione riguardo all'effettiva sussistenza della colpa dell'autorità, rinviando la causa per un nuovo esame.
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