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Procedura Civile

Rinvio al giudice civile: le spese del processo penale
Una donna, assolta in sede penale per diffamazione contro un professionista grazie alla provocazione, viene condannata in sede civile al risarcimento. La Cassazione, decidendo sul rinvio al giudice civile, conferma la condanna ma cassa la sentenza perché il giudice non aveva liquidato le spese legali sostenute dal professionista nel processo penale, chiarendo che la valutazione civile è autonoma da quella penale.
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Borse di studio medici: no all’adeguamento triennale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2902/2024, ha stabilito che le borse di studio medici per gli specializzandi nel periodo 1992-2007 non sono soggette all'adeguamento triennale. La Corte ha chiarito che la cosiddetta "legislazione di blocco", introdotta per la stabilizzazione della finanza pubblica, ha sospeso non solo gli adeguamenti annuali legati all'inflazione, ma anche quelli triennali basati sui miglioramenti stipendiali del personale medico del SSN. Questa decisione ribalta le sentenze dei gradi inferiori, accogliendo il ricorso del Ministero della Salute e rigettando le pretese economiche dei medici.
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Ricorso inammissibile: i requisiti di forma e sostanza
Una società di riscossione vede il proprio ricorso inammissibile dalla Cassazione per vizi formali. La Corte conferma la decisione d'appello che annullava una cartella esattoriale per spese di giustizia, poiché il ricorso era lacunoso e non contestava tutte le motivazioni della sentenza impugnata.
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Remunerazione specializzandi: Cassazione nega risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2883/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni medici che chiedevano un risarcimento per l'inadeguata remunerazione specializzandi percepita prima del 2007. La Corte ha ribadito che la normativa UE non imponeva un importo specifico per la borsa di studio, lasciando la decisione alla discrezionalità dello Stato italiano. Di conseguenza, non sussiste alcun illecito comunitario né un diritto al risarcimento o all'adeguamento della borsa di studio.
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Principio di non contestazione: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un affittuario agricolo riguardante la data di cessazione del suo contratto. La Corte d'Appello aveva stabilito la data di fine contratto basandosi sul principio di non contestazione per l'individuazione dell'anno di inizio del rapporto. Il ricorso in Cassazione è stato respinto perché l'affittuario non ha rispettato il requisito di specificità, omettendo di allegare gli atti che avrebbero dovuto provare la sua contestazione dei fatti. Questa decisione sottolinea l'importanza del rispetto delle regole procedurali, in particolare del principio di non contestazione, nel processo civile.
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Canone affitto agrario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società agricola in una disputa sul canone affitto agrario. La controversia verteva sull'importo del canone, se 80.000 euro fossero annuali o per l'intera durata quarantennale. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non può riesaminare l'interpretazione del contratto effettuata dai giudici di merito, se questa è logica e giuridicamente corretta, confermando così la risoluzione del contratto per inadempimento.
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Violazione procedimento disciplinare: la nullità
Una società di trasporti ha licenziato un dipendente. La Corte di Cassazione ha dichiarato nullo il licenziamento non per l'infondatezza dei fatti, ma per la violazione del procedimento disciplinare previsto da una legge speciale (R.D. 148/1931). Secondo i giudici, il mancato rispetto di questa procedura garantista non rende il licenziamento meramente inefficace, ma radicalmente nullo, comportando il diritto del lavoratore alla reintegrazione piena nel posto di lavoro. Di conseguenza, il ricorso principale dell'azienda è stato dichiarato inammissibile.
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Conguaglio retroattivo servizio idrico: è legittimo?
Una società di gestione del servizio idrico ha impugnato in Cassazione la decisione della Corte d'Appello che aveva annullato le sue richieste di conguaglio retroattivo per consumi passati. I giudici di merito avevano ritenuto tali pretese illegittime e prescritte. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha riconosciuto la complessità della questione e la presenza di orientamenti giurisprudenziali contrastanti. Anziché decidere il caso, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per definire un principio di diritto unitario sulla legittimità del conguaglio retroattivo, il suo fondamento normativo e i suoi limiti.
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Indennità di sostituzione: spetta anche oltre 12 mesi
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un dirigente medico a percepire l'indennità di sostituzione per l'intero periodo in cui ha svolto mansioni superiori, anche oltre i limiti temporali previsti dal contratto collettivo. La Corte ha stabilito che il giudice può riconoscere tale indennità anche se il lavoratore aveva richiesto il trattamento retributivo pieno per la qualifica superiore, in applicazione del principio 'iura novit curia'. La richiesta di differenze retributive è sufficiente a interrompere la prescrizione per tutte le somme dovute, inclusa l'indennità specifica.
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Onere della prova licenziamento: chi deve provare?
La Cassazione chiarisce l'onere della prova licenziamento disciplinare. Le timbrature ai tornelli non sono sufficienti a dimostrare l'abbandono del posto di lavoro se l'orario contrattuale è rispettato. Spetta al datore di lavoro provare la mancata prestazione lavorativa, non al dipendente giustificare ogni spostamento.
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Violazione obbligo di esclusiva: licenziamento legittimo
La Corte di Cassazione conferma la legittimità del licenziamento di un dirigente di un'azienda sanitaria pubblica che aveva assunto la carica di amministratore in una società privata operante nello stesso settore. La sentenza chiarisce che la violazione dell'obbligo di esclusiva e il conseguente conflitto di interessi costituiscono una grave infrazione disciplinare che lede il vincolo di fiducia, rendendo irrilevante l'indagine sulla responsabilità dirigenziale legata al raggiungimento degli obiettivi.
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Spese condominiali e regresso: l’acquirente è tutelato
Un acquirente, dopo aver comprato un immobile, scopre l'esistenza di ingenti spese condominiali non saldate dai venditori. Costretto a pagarle per via della responsabilità solidale verso il condominio, agisce in giudizio per ottenere il rimborso. Il Tribunale di Trieste accoglie la sua domanda, affermando il pieno diritto di regresso. La decisione chiarisce che, nei rapporti interni tra le parti, la responsabilità dei debiti pregressi resta in capo al venditore, condannandolo a rimborsare non solo le spese, ma anche tutti i costi legali e di mediazione sostenuti dall'acquirente.
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Contratto di finanziamento: TAEG errato non lo annulla
Un'azienda si opponeva a un decreto ingiuntivo per un finanziamento non pagato, sostenendo la nullità del contratto per errata indicazione del TAEG e per la presenza di anatocismo nel piano di ammortamento alla francese. Il Tribunale di Trieste ha respinto l'opposizione, stabilendo che un errore nel TAEG, quale indicatore sintetico, non invalida il contratto. Inoltre, ha confermato, richiamando la Cassazione, che l'ammortamento alla francese non costituisce anatocismo. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo è stato confermato.
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Liquidazione spese legali: i minimi sono inderogabili
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un cittadino contro una liquidazione delle spese legali inferiore ai minimi di legge. L'ordinanza stabilisce che i parametri forensi sono inderogabili e chiarisce che sia l'ente previdenziale sia l'agente di riscossione sono responsabili in solido per le spese in caso di prescrizione dei contributi, annullando la precedente decisione e rinviando alla Corte d'Appello.
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Correzione errore materiale: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha corretto una propria ordinanza per un'omissione relativa alla distrazione delle spese legali in favore dell'avvocato antistatario. Il caso chiarisce che la procedura di correzione errore materiale, ai sensi dell'art. 391-bis c.p.c., può essere attivata d'ufficio dalla Corte stessa, anche su semplice sollecitazione della parte. La decisione sottolinea inoltre che, data la natura amministrativa del procedimento, non è prevista una condanna alle spese per questa fase specifica.
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Responsabilità da cose in custodia: quando è inammissibile
Una donna cade a causa di un gradino scheggiato e cita in giudizio l'ente proprietario dell'immobile. Dopo due sentenze sfavorevoli, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che non è sua competenza riesaminare le prove o i fatti già accertati dai giudici di merito. L'analisi si concentra sui limiti del ricorso per cassazione in materia di responsabilità da cose in custodia e sulla condotta del danneggiato.
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Indebito oggettivo: Cassazione su accise energia
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società fornitrice di energia, confermando la sua condanna a rimborsare a un'azienda cliente le accise sull'energia elettrica. La decisione si fonda sul principio dell'indebito oggettivo, sorto a seguito di una declaratoria di illegittimità costituzionale della norma che imponeva tali accise. Il rigetto è stato totale, ma le spese del giudizio di legittimità sono state compensate tra le parti.
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Competenza per valore: la Cassazione chiarisce le regole
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28196/2025, si è pronunciata sul tema della competenza per valore in un giudizio di opposizione all'esecuzione. Il caso riguardava una creditrice che, a fronte di un'opposizione basata su un'eccezione di compensazione, aveva a sua volta introdotto una domanda riconvenzionale di valore superiore ai limiti del Giudice di Pace. La Corte ha stabilito che la presenza di tale domanda riconvenzionale determina la competenza del Tribunale, in quanto il valore della causa si calcola sommando le domande proposte contro la stessa parte.
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Integrazione del contraddittorio: l’obbligo in Cassazione
In un caso di contenzioso fiscale per operazioni inesistenti, la Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria. Rilevando la mancata notifica del ricorso al fallimento di una delle società coinvolte, parte necessaria nel giudizio precedente, ha sospeso la decisione sul merito. Invece di dichiarare l'inammissibilità, la Corte ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, concedendo 60 giorni per notificare l'atto alla parte mancante, in applicazione del principio di cui all'art. 331 c.p.c.
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Onere di allegazione: quando i fatti si dicono provati
Un lavoratore del pubblico impiego ha richiesto il riconoscimento di crediti per mansioni superiori. La sua domanda è stata respinta in ogni grado di giudizio a causa della mancata specificazione delle attività svolte. La Corte di Cassazione ha confermato che, in assenza di un preciso onere di allegazione dei fatti, il principio di non contestazione non può operare, rendendo impossibile per il giudice accertare il diritto rivendicato.
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